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Mediobanca R&S: grandi gruppi Italiani troppo pochi e piccoli

Dall’ultimo Annuario R&S di Mediobanca l’Italia è seduta sulle spalle di pochi giganti: cresce, ma meno dei grandi colossi tedeschi, francesi e britannici. I primi 10 big tedeschi fatturano quanto metà del Pil italiano. L’energia fa da traino, bene manifattura e terziario

Mediobanca R&S: grandi gruppi Italiani troppo pochi e piccoli

Per il 2017 il giro d’affari aggregato dei 42 grandi gruppi industriali italiani quotati ammonta a 370 miliardi, in aumento del 6,6% sull’anno precedente, secondo l’Annuario R&S di Mediobanca. Fa da traino il settore energetico a +11,3% grazie alla ripresa delle quotazioni del greggio, ma anche il comparto manifatturiero è in aumento, del +2,5%.

Nel 2017 il fatturato dei primi 10 big player italiani è cresciuto del 10,7% sul 2013: tuttavia, meno di Germania (+19,5%), Francia (+19,1%) e Regno Unito (+13,2%), e frutto di una netta dicotomia tra pubblico e privato dove si è registrato un -17% nel giro d’affari dei big pubblici e un +34,5% in quello dei privati. Dal report emerge che i primi 10 grandi gruppi tedeschi nel 2017 hanno raggiunto gli 803 miliardi di euro, quasi la metà del Pil italiano e la loro capitalizzazione è superiore al valore dell’intera Piazza Affari. Trend non entusiasmante neppure sul fronte occupazionale che aumenta del +1,6% sul 2013, ma al di sotto di Germania a +8,6%, Francia a +7,9% e Regno Unito a +4,4%. Inoltre, anche l’ebit dell’Italia è in sofferenza al 4,4% se confrontato con quello britannico al 18,7%, avanti a quello francese al 13,5% e a quello tedesco all’8,6%.

Come si evince dall’Annuario R&S dell’Area Studi Mediobanca, la ripresa italiana del 2017 non è sufficiente a recuperare il calo delle vendite registrato negli anni precedenti al -7,3% nel quadriennio 2017-2013. Secondo i dati relativi all’anno scorso il 63% delle vendite dei 42 grandi gruppi ha fatto capo al settore pubblico e il 37% a quello privato (di cui il 7,1% è di proprietà straniera). Il 48,7% del giro d’affari proviene dal comparto energetico, il 29,4% dalla manifattura, il resto prevalentemente dal terziario.

Nello specifico, oltre un terzo del fatturato aggregato dei grandi gruppi fa capo a Enel (73,5 miliardi) ed Eni (66,9 miliardi), a cui seguono Poste Italiane (28,8 miliardi) e Fca Italy (28,6 miliardi). I gruppi top seller in doppia cifra sul 2016 sono: Eni (+20%), Moncler (+14,8%) e Fincantieri (+13%, unica azienda pubblica manifatturiera a crescere), seguite da Iren (+12,1%, prima local utility), Saras (+11,8%) e A2A (+11%), mentre Edison (-4,3%) e Saipem (-9,8%) sono i fanalini di coda.

La grande manifattura privata batte tutti per tassi di investimenti, al 9,7% mentre i gruppi pubblici del settore sono fermi al 4,7%, per solidità patrimoniale e per incidenza della liquidità sui debiti finanziari.

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