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Mediobanca, Intesa e Unicredit: tutti i progetti di bad bank

Mediobanca avrebbe già avviato colloqui esplorativi con Bper, Creval e altre tre o quattro banche delle stesse dimensioni – Intesa Sanpaolo e Unicredit, invece, vorrebbero creare una società ad hoc in cui far confluire i propri crediti ristrutturati – Le indiscrezioni piacciono agli analisti e i titoli bancari viaggiano in rialzo a Piazza Affari.

Mediobanca, Intesa e Unicredit: tutti i progetti di bad bank

A Piazza Affari torna di moda la bad bank.Come del resto la Spagna ha fatto da tempo a livello di sistema. Gli analisti giudicano positivamente le indiscrezioni circolate nelle ultime ore sulla possibile nascita di nuovi strumenti per la gestione dei crediti dubbi, e i titoli bancari riprendono fiato. A metà mattina le azioni di Mps e Mediobanca, in rialzo di oltre tre punti percentuali, si portano in testa al Ftse Mib e consento al listino di viaggiare in rialzo dell’1,3%. 

Secondo MF, proprio l’istituto di Piazzetta Cuccia sarebbe al lavoro sulla creazione di un veicolo per la cessione e la ristrutturazione dei crediti deteriorati. Mediobanca avrebbe già avviato colloqui esplorativi con Bper, Creval e altre tre o quattro banche delle stesse dimensioni, ma il progetto sarebbe ancora in fase di valutazione.

Le voci più insistenti riguardano però la bad bank allo studio di Intesa Sanpaolo. L’iniziativa dovrebbe essere tra i pilastri del piano strategico che la Banca presenterà agli investitori il 28 marzo. Si parla perfino di un possibile nome: Real Estate Home Company (Rehoco), perché sembra che l’amministratore delegato Carlo Messina voglia iniziare da mutui e crediti garantiti da immobili.

Secondo quanto scrive oggi La Repubblica, tuttavia, Intesa non affronterà l’operazione da sola. Il quotidiano parla di un progetto con Unicredit: le due principali banche italiane vorrebbero creare una società ad hoc in cui far confluire i propri crediti ristrutturati (che a fine settembre superavano gli 8,1 miliardi per Unicredit e i 2,5 per Intesa). Nel capitale del nuovo veicolo i due istituti avrebbero quote di minoranza. Dal fondo di private equity Kkr, invece, arriverebbe invece un’iniezione di capitale fresco.  

Quanto a Ubi, gli analisti ritengono che non abbia allo studio alcun progetto di scorporo dei crediti, poiché “ha un coverage ratio tra i più bassi del sistema (26%) e necessiterebbe d’importanti accantonamenti per cedere i crediti”. 

Altri istituti, invece, potrebbero operare forti accantonamenti nei conti 2013 proprio per favorire operazioni di separazione dei crediti in sofferenza. 

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