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Manovra, Tria ferma Di Maio. Spread in calo, bene l’asta Bot

Il ministro dell’Economia: “Ho giurato nell’esclusivo interesse della nazione, non di altri” – Borse europee piatte in attesa delle decisioni della Fed che saranno annunciate in serata – Petrolio sopra gli 81 dollari – A Milano male Telecom Italia – Frena Fca, banche deboli

Manovra, Tria ferma Di Maio. Spread in calo, bene l’asta Bot

Borsa di Milano poco sotto la parità, mentre ha invertito la rotta il Btp. Il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, ha calmato l’umore dei mercati dopo che ieri il vicepremier grillino, Luigi Di Maio, aveva parlato della possibilità di alzare il deficit Pil 2019 anche oltre il 2%. “Non c’è crescita nell’instabilità – ha detto Tria intervenendo mercoledì mattina a un evento della Confcommercio – ho giurato nell’esclusivo interesse della nazione, non di altri. E non ho giurato solo io”. Di Maio aveva anche minacciato di non votare il Documento di economia e finanza – che conterrà le linee guida della manovra – senza il via libera del Tesoro a un intervento coraggioso per il reddito di cittadinanza. Non a caso Tria ha confermato che la misura di punta del programma economico grillino sarà in manovra e “aiuterà a gestire le conseguenze sociali dei processi di trasformazione produttiva”.

L’intervento del ministro dell’Economia sull’importanza della stabilità dei conti è bastato comunque a riportare il sereno sul mercato del debito italiano. Il rendimento del decennale scende a 2,82% da 2,90% di stamattina, rispetto al 2,87% della chiusura. Lo spread tra Italia e Germania sul tratto decennale vale 232 punti base dai 235 della chiusura di ieri dopo un avvio a 236. Il rendimento del due anni è sceso a 0,79% da 0,84% della chiusura di ieri.

Bene l’asta Bot: Il Tesoro ha collocato tutti i sei miliardi di euro di semestrali con il tasso in calo. Il rendimento medio è sceso a 0,206% da 0,438% del collocamento di fine agosto. In rallentamento la domanda che ha raggiunto i 9,857 miliardi di euro contro 11,23 dell’asta di agosto, con un rapporto di copertura sceso a 1,64 da 1,87 precedente.

L’andamento dei titoli del debito italiano è la nota più rilevate della seduta, in attesa delle decisioni della Fed che saranno comunicate alle 20, ora italiana. Francoforte e Londra perdono lo 0,1%, lieve guadagno per Parigi +0,1%, piatta Madrid.

Poco mosso il dollaro sull’euro, trattato a 1,770, sui livelli toccati lunedì dopo l’intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo.

Il petrolio resta sui massimi da quattro anni sopra 81 dollari dopo l’intervento di Donald Trump alle Nazioni Unite contro l’Iran. Consolidano i massimi Eni (+0,34%) e Saipem (+0,23%). Tenaris perde lo 0,6% a 14,74 euro. Il gruppo ha annunciato l’acquisto del 48% di Saudi Steel Pipe per un valore di 144 milioni di dollari, a premio del 4% sulle quotazioni di ieri. L’operazione permette a Tenaris di rafforzare la presenza in Medio Oriente.

Dopo il profit warning lanciato ieri da Bmw il settore automotive continua ad arrancare: segno meno per Fiat Chrysler (-0,48), piatte Exor e Ferrari.

In forte ribasso Tim (-2,76%); la vendita di Sparkle è stata congelata. La nona giornata di rilanci nella gara per le frequenze 5G si è chiusa con un ammontare totale di offerte a 5,15 miliardi, oltre il doppio dell’introito minimo fissato nella legge di bilancio per il 2018.

Stm -0,3%. Deutsche Bank alza il giudizio, target price a 20 euro.

In lettera, ma senza particolari scossoni, le banche. Unicredit, al centro di indiscrezioni del Sole24 Ore su una fusione internazionale nel 2019, cede circa mezzo punto percentuale. Peggio Intesa (-0,6%).

I risultati premiano Danieli (+2,3%). Il gruppo dell’acciaio ha archiviato l’esercizio 2017/2018 con ricavi e utili in crescita (rispettivamente +9 e +7%) ma proporrà la distribuzione di un dividendo di 0,1 euro per azione ordinaria e 0,1207 euro per azione di risparmio, invariato rispetto a un anno prima. Una cedola “ancora bassa” ammette la nota aziendale “per mantenere elevati gli investimenti in ricerca ed innovazione”. Al 30 giugno la posizione finanziaria netta era positiva per 836,7 milioni, in calo rispetto ai 912,5 milioni di un anno prima.

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