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Manovra, Tria conferma tutto. Braccio di ferro con la Ue

Tria difende la manovra: “Confermiamo i pilastri del provvedimento: servono a uscire dalla trappola della bassa crescita” – Nessun cambiamento su reddito e pensione di cittadinanza e deficit al 2,4%. – Niente patrimoniale, ma “niente manovre suicide” – Bankitalia: “Aumento spread ci è già costato 1,5 miliardi”.

Manovra, Tria conferma tutto. Braccio di ferro con la Ue

Tria torna a difendere la manovra in vista dell’appuntamento del 13 novembre, giorno in cui l’Italia dovrà presentare a Bruxelles il testo contenente le revisioni richieste dalla Ue. E il braccio di ferro con la Commissione non accenna ad allentarsi: secondo il ministro dell’Economia, il rallentamento dell’economia “anche alla luce dell’incertezza internazionale, rafforza ulteriormente gli obiettivi della manovra, contrastare il rallentamento della crescita e fornire uno stimolo con gli investimenti pubblici”.

Queste le parole del numero uno del Mef, impegnato nell’audizione preliminare all’esame della legge bilancio avviato dalle commissioni parlamentari.

LE PAROLE DI TRIA IN PARLAMENTO

“La manovra 2019 – ha continuato il ministro – è stata pensata “per uscire dalla trappola della bassa crescita“. “Le nostre preoccupazioni su un rallentamento sono confermate” e questo rende ancora “più necessario confermare l’effetto anticiclico della manovra”. Le misure contenute nella legge di bilancio, ha proseguito, “aiuteranno il Paese a crescere per assicurare un maggior benessere ai nostri concittadini”.

Parole che sicuramente non saranno gradite dai vertici di Bruxelles che ieri, 8 novembre, hanno lanciato l’ennesimo allarme sui conti pubblici italiani, bocciando nuovamente la legge di Bilancio del governo gialloverde e contestandone, punto per punto, tutte le previsioni economiche.

Tria ha confermato i pilastri ufficiali della manovra partendo da reddito e pensione di cittadinanza come misure di contrasto alla povertà. “In questi giorni – ha spiegato – il governo è impegnato nella predisposizione di una risposta sugli aspetti ancora controversi” della manovra, una manovra “che il governo intende confermare nei suoi pilastri fondamentali”.  “Ci rendiamo conto – ha detto ancora il ministro – che i problemi rilevati richiederebbero una manovra espansiva più incisiva ma è stato necessario trovare un corretto bilanciamento tra la stabilità finanziaria e sociale, entrambe necessarie”.

Il ministro è poi passato al fisco. La pressione fiscale “rispetto ai livelli attuali equivale a 13,4 miliardi nel 2019, a 9,5 miliardi nel 2020 e 8,8 nel 2021. La quota prevalente di questa riduzione è rappresentata dal disinnesco delle clausole Iva”.

Altro tema scottante è il deficit. Tria ha ribadito l’intenzione di arrivare al 2,4% già annunciato: “il Governo è impegnato a rispettare questo limite” ma la Commissione valuta lo sfondamento al 2,9% quindi ben oltre il tetto che il governo si è dato.

Il numero uno di via XX settembre, rispondendo alle domande dei parlamentari, ha escluso l’arrivo di una patrimoniale: “E’ ovvio che non si farà la patrimoniale, sarebbe un’azione suicida”. “Non stiamo parlando di situazioni greche – ha aggiunto – gli aggiustamenti che possono essere fatti sono tanti e in modo molto più puntuale, senza implicare elementi di emergenza”.

Su una possibile, futura, manovra correttiva, ha invece affermato: “Non ha senso discutere di una prospettiva che non c’è ancora”.  “Le manovre correttive si fanno se accade qualcosa”, escludendo parallelamente un intervento a sostegno del sistema bancario: “Gli interventi sulle banche sono da scongiurare in tutti i modi”.

“Il debito – ha confermato poi il vicepremier Luigi Di Maio in conferenza con la stampa estera – non deve rappresentare una colpa degli italiani. Il nostro obiettivo è ridurlo facendo degli interventi che ridanno diritti ai cittadini, col massimo dialogo con l’Ue e mai oltre il 2,4% di deficit che abbiamo fissato nella legge di bilancio”. “La garanzia che diamo – ha proseguito il ministro dello Sviluppo Economico è che il 2,4 è il termine massimo di deficit e saremo pronti a garantirlo e ad intervenire quando servirà nella legge di bilancio”.

BANKITALIA: L’AUDIZIONE DI SIGNORINI

Dopo Tria a confrontarsi coi parlamentari è arrivato Federico Signorini, vice direttore generale della Banca d’Italia che si è invece soffermato sull’impennata dello spread, arrivato oggi a 301 punti base. L’aumento, secondo Signorini: “è già costato 1,5 miliardi di interessi in più al contribuente negli ultimi sei mesi rispetto a quanto sarebbe maturato con i tassi che i mercati si aspettavano ad aprile. Costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e 9 nel 2020, se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati”.

“L’aumento dello spread sovrano si ripercuote sull’intera economia” e “la crescita dei tassi di interesse sul debito pubblico ha un effetto in qualche modo comparabile a una stretta monetaria”, “rischiando di vanificare tutto l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio”, ha detto ancora Signorini, sottolineando come “occorra abbattere lo spread” perché i “segnali che gli investitori percepiscono sono importanti”.

Parlando dei target di crescita stimati dal Governo Conte per il prossimo anno, il vice direttore generale di Bankitalia ha utilizzato l’aggettivo “ambiziosi”.

Le misure di condono fiscale “potrebbero determinare disincentivi all’adempimento regolare degli obblighi tributari; andrebbero quindi considerate con molta attenzione”, ha aggiunto Signorini, in audizione sulla manovra davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato.

BOTTA E RISPOSTA TRIA – CENTENO

Nel pomeriggio arriva l’ennesimo botta e risposta con l’Ue. Dopo l’incontro tenutosi a Roma con il ministro Tria il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno ha dichiarato: “Non ho dubbi sull’impegno dell’Italia per l’euro e la crescita sostenibile. E’ essenziale che la legge di bilancio dimostri questi impegni”, afferma Centeno.

“Abbiamo avuto un confronto sulle rispettive opinioni sulla manovra di bilancio italiana che come voi sapete preoccupa gli stati membri – ha detto il ministro – . Noi abbiamo spiegato che queste preoccupazioni non sono fondate sul contenuto reale della nostra manovra di bilancio”. E ancora: “Per evitare questa procedura sul debito noi dovremmo fare una manovra di restrizione fiscale violentissima, andare a un deficit dello 0,8%, che per una economia in forte rallentamento sarebbe un suicidio, non credo che la Commissione si aspetti una reazione di questo tipo anche se formalmente rispettosa delle regole di bilancio”.

(Aggiornato alle ore 16.50 del 9 novembre). 

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