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Manovra da 30 miliardi fra Irpef, Irap, Tfr e contratti

LEGGE DI STABILITA’ 2014 – Mercoledì il Consiglio dei ministri approva la nuova finanziaria – In arrivo l’abolizione della componente lavoro dell’Irap – Tre anni senza pagare contributi sui nuovi contratti a tempo indeterminato – A breve accordo con le banche per l’anticipo del Tfr – Confermato bonus Irpef da 80 euro – Tasi e Imu diventeranno una sola tassa.

Manovra da 30 miliardi fra Irpef, Irap, Tfr e contratti

La legge di Stabilità che approda domani in Consiglio dei ministri vale più del previsto: 30 miliardi di euro, di cui 11,5 recuperati alzando il deficit-Pil 2014 dal 2,2 al 2,9% (comunque sotto la soglia europea del 3%) e 16 in arrivo dalla spending review. Solo per quest’anno i tagli alla pubblica amministrazione valgono 13,3 miliardi: cinque verranno dai ministeri, tre dalle Regioni, 1,8 dai Comuni e 3,5 dalle Province.

Il nuovo pacchetto di misure è stato annunciato ieri dal premier Matteo Renzi davanti alla platea della Confindustria di Bergamo, con la precisazione che la nuova manovra non conterrà “neanche un centesimo di tasse in più”: al contrario, sul versante fiscale assisteremo a un taglio da 18 miliardi, “la più grande riduzione mai tentata in Italia”.  

Ecco le principali misure elencate da Renzi:

– Conferma del bonus da 80 euro in busta paga per chi guadagna sotto i 1.500 euro al mese. Solo questo intervento pesa per 10 miliardi di euro. 

– Abolizione della componente lavoro dell’Irap, “una tassa che manda fuori di testa”. Il costo è 6,5 miliardi. 

– Tre anni senza pagare contributi sui nuovi contratti a tempo indeterminato (1,5 miliardi).

– “Nelle prossime ore” arriverà l’accordo con le banche per l’anticipo facoltativo del Tfr in busta paga.

– Si porranno le basi perché dal 2015 esista una sola tassa comunale di cui i sindaci si assumeranno “la responsabilità”. Addio quindi alla distinzione fra Tasi e Imu. Non è chiaro invece se la misura coinvolgerà anche la Tari.

– Un miliardo per investimenti nel patto di stabilità per gli enti locali, con un “miglioramento del 77%”.

Scuola: un miliardo per docenti e interventi straordinari di manutenzione.

– Nuovo sussidio di disoccupazione universale, per ora finanziato con 1,5 miliardi. 

– Le famiglie numerose riceveranno un aiuto di circa 500 milioni, probabilmente con assegni per i figli o detrazioni Irpef.

– Possibile, ma ancora assai incerto, il ripristino della detrazione generalizzata sulla tassa sulla casa in stile Imu 2012, ovvero 200 euro per tutti con l’aggiunta di 50 euro a figlio.

Per mettere insieme le risorse necessarie il governo potrebbe lavorare anche su altri fronti. Non è escluso un intervento sulle municipalizzate e una sforbiciata alla sanità al di fuori del pacchetto gestito dalle regioni. Dal taglio di alcune detrazioni fiscali dovrebbero arrivare altri 1,2 miliardi, mentre dall’incremento delle tasse sulle slot machine è atteso un altro miliardo e mezzo. 

IL GIUDIZIO DI BRUXELLES

Agli occhi della Commissione europea, chiamata a valutare tutte le manovre dei Paesi membri dell’Unione, il problema è che la nuova legge di Stabilità italiana implica uno slittamento di due anni del pareggio di bilancio, inizialmente previsto per il 2015 e ora rinviato al 2017. 

Il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, ha stanziato una riserva speciale di 2,5 miliardi come precauzione in caso di contestazioni da parte di Bruxelles. D’altra parte, ieri l’Ufficio parlamentare di bilancio, organismo previsto dal Fiscal compact, ha approvato il Documento di Economia e Finanza, riconoscendo che il rinvio del pareggio è giustificato da “circostanze eccezionali”.

Padoan ha assicurato che “non c’è alcun negoziato con Bruxelles” sui saldi di bilancio: “Siamo in un processo assolutamente normale. La Commissione riceverà immediatamente, all’approvazione del Consiglio dei ministri, i numeri della legge di Stabilità e poi avvieremo un dialogo normale che si concluderà rapidamente, dopo che Bruxelles avrà esaminato non solo i numeri, ma anche la logica in cui questo programma si iscrive”.

Un’apertura è arrivata ieri sera dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: “Nella valutazione dell’obiettivo di medio termine, ovvero il pareggio di bilancio – ha detto l’olandese – bisogna tenere conto delle riforme strutturali e del loro effetto sui bilanci, ma a condizione che siano state approvate preliminarmente dai parlamenti nazionali, perché questo le rende credibili, assicurando che non si tratti solo di annunci”.

Assai meno conciliante Jyrki Katainen, attuale commissario Ue agli Affari economici e futuro vicepresidente della Commissione, carica che gli darà potere di veto sulle decisioni dei commissari che si occupano di materie economiche. “Con l’Italia non ci sono negoziati ufficiali ma abbiamo ricevuto informazioni, soprattutto sulle riforme strutturali – ha detto il falco finlandese, alfiere del rigore da sempre vicino ad Angela Merkel –. Le autorità italiane ci hanno informato su cosa intendono fare, è stato molto utile. Una volta che avremo i dati che ci danno gli Stati guarderemo il debito e il deficit e compariamo gli impegni con quello che hanno fatto, è un esercizio puramente aritmetico”. 

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