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Manolo Valdés, la storia reinterpretata con le armi dell’ironia e dell’illusione

Manolo Valdés, la storia reinterpretata con le armi dell’ironia e dell’illusione

Una settantina di opere (provenienti dallo studio dell’artista e da importanti collezioni private) fra quadri e sculture (in legno, marmo, bronzo, alabastro, ottone, acciaio, ferro, ecc.), alcune delle quali di grandi dimensioni, fotografano, al Museo Palazzo Cipolla di Roma il percorso creativo di Manolo Valdés il grande artista spagnolo, che torna a Roma a 25 anni dalla personale che tenne alla Galleria Il Gabbiano, del 1995.

Co-fondatore della storica Equipo Crónica, il gruppo pionieristico della Pop Art in Spagna, da cui poi è uscito nei primi anni 80, Manolo Valdes nato a Valencia nel 1942, ma da tempo cittadino americano, è un artista che ha introdotto in Spagna una forma di espressione che combinava obblighi politici e sociali con umorismo e ironia.

Nella sua ricerca figurativa e ludicamente visionaria gli artisti del passato più o meno lontano (da Velázquez a Rubens e Zurbarán, da El Greco a Ribera fino a Léger, Matisse, Lichtenstein, ecc.) diventano interlocutori con cui intrattenere un contatto giornaliero, a cui rendere omaggio e che ampliano lo spazio polifonico del suo lavoro. È come se l’immagine prelevata da Valdés nel passato più o meno recente si fosse trasformata recependo i mutamenti dell’arte successiva (soprattutto attraverso l’informale e la Pop Art) fino ad approdare in una nuova veste davanti a noi, con i buchi e le lacerazioni della materia impressi da questo lungo viaggio nel tempo.

Come scrive Gabriele Simongini, «l’opera-matrice, di capitale importanza per l’inesausto andirivieni di Valdés nel labirinto della storia dell’arte, è “Las Meninas” di Velázquez, soprattutto per quell’intreccio fra realtà ed illusione, per quel gioco con la verità e con le apparenze, che costituiscono il cuore di quel capolavoro e del barocco spagnolo ma anche del lavoro stesso di Valdés. L’artista riesce, quasi per magia, a conferire una tridimensionalità scultorea a figure e personaggi prima “condannati” alla bidimensionalità della tela, e opera un continuo ribaltamento di ruoli nei valori plastici attribuiti alla pittura con la sua strabordante matericità e in quelli pittorici dati spesso alla scultura tramite l’importanza del colore, nonché nella sorprendente “materializzazione” plastica del disegno in opere di notevoli dimensioni ma dall’estrema leggerezza visiva e poetica.».

Per Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, che ha organizzato la mostra“Manolo Valdés. Le forme del tempo”: «Le opere di Valdés, siano esse dipinti o sculture, sono percorse da una forza e una vitalità dirompenti, trasmesse dalla sapiente lavorazione che l’artista fa dei materiali più vari, fino a comunicare allo sguardo quasi una sensazione tattile.

Dopo aver conseguito la maturità alla scuola dei Domenicani di Valencia, nel 1957 Valdes si iscrive alla Scuola di Belle Arti San Carlos di Valencia, che tuttavia lascia due anni più tardi per dedicarsi alla pittura. Nel 1962 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Nebli di Madrid e nel 1964, assieme a Jean A. Toledo e Rafael Solbes, fonda il gruppo Equipo Cronica. Nelle loro opere vengono combinati elementi della Pop Art inglese e americana con l’estetica figurativa del movimento degli anni sessanta Nueva Figuracion, evidenziando uno sguardo critico verso la politica spagnola e la storia dell’arte. Il gruppo pratica la citazione e l’autocritica, ispirandosi inoltre alle opere di maestri come Pablo Picasso e Diego Velásquez.

Toledo lascia il gruppo nel 1965, ma Valdés e Solbes continuano a lavorare tenendo quell’anno la prima mostra dell’Equipo Cronica a Reggio Emilia. Partecipano a numerose altre mostre, tra le quali “Kunst und Politik” esposta a Karlsruhe, Wuppertal e Colonia nel 1970. Il gruppo si scioglie con la morte di Soldes nel 1981. Valdés continua a lavorare appropriandosi di immagini associate a specifici movimenti storico-artistici, senza tuttavia le implicazioni politiche che caratterizzano le opere precedenti.

Nel 1991 espone alla Marlborough Gallery di New York. Nel 1999 assieme a Carles Santos ed Esther Ferren, rappresenta la Spagna alla Biennale di Venezia. Nel 2002 il Guggenheim Museum di Bilbao gli dedica una retrospettiva. Il suo lavoro indaga da un lato le specifiche qualità della pittura, dall’altro rivela un meticoloso lavoro di appropriazione che, attraverso dettagli dei dipinti dei grandi maestri come Henri Matisse, Éduard Manet, Francisco Goya, Pablo Picasso, ecc., dà origine a uno stile personale che pratica una revisione storica senza annullare il valore dell’originale. Attivo anche nell’ambito della scultura, l’artista attualmente vive e lavora a New York.

Roma, Museo di Palazzo Cipolla, Via del Corso 

“Manolo Valdés. Le forme del tempo

Dal 17 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021

Ente Promotore Fondazione Terzo Pilastro Internazionale

Ente Organizzatore Poema Spa e Galleria Contini di Venezia

www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it

ORARIO DI APERTURA

Lunedì CHIUSO dal martedì alla domenica ore 10.00 > 20.00 

(Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura, ore 19.00)

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