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Manifattura, ricavi verso il record di 1.135 miliardi nel 2023

L’analisi dei settori industriali, realizzata da Intesa Sanpaolo e Prometeia, stima che il manifatturiero avrà recuperato i livelli pre-Covid a fine anno e proseguirà la crescita nel 2022. Gli investimenti si confermano come la componente di domanda più dinamica del 2021.

Manifattura, ricavi verso il record di 1.135 miliardi nel 2023

Il manifatturiero italiano, che tanto ha patito nei mesi della pandemia, nei primi otto mesi del 2021 è sulla buona strada per recuperare le perdite. La stima di fatturato è, a fine anno, su livelli superiori al 2019, sia a prezzi costanti (+0,8%) sia soprattutto a prezzi correnti (+9,3%). È quanto emerge dal Rapporto Analisi dei Settori Industriali realizzato da Prometeia e dalla direzione Studi e ricerche Intesa Sanpaolo. «Questo è il numero 100 del nostro Rapporto ed è un traguardo importante», esordisce Gregorio De Felice, capo economista e responsabile Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Continua: «Abbiamo avuto una recessione molto profonda (-8,9%) ma tutto sommato abbastanza breve, i tempi del pre-Covid si sono accorciati, in atto c’è un buon recupero che si vedrà tra la fine di quest’anno e il 2022».

Quattro i fattori di sostegno. «Il successo della campagna vaccinale, un sistema produttivo che sta registrando progressi importanti per innovazione, internazionalizzazione (oltre 100 mld di avanzo commerciale con l’estero sulla bolletta petrolifera, ndr), un sistema bancario più sano e più patrimonializzato e con meno crediti in sofferenza. Infine il ruolo che finalmente l’Europa è riuscita a giocare con sostegni come il Next generation Eu grazie al quale l’Italia riceve il 37% dei fondi come mix di sussidi e prestiti». E tiene a sottolineare: «Una crisi come questa nel 2008-2009 sarebbe stata molto, molto peggio».

Nel dettaglio, «ci attendiamo una fase finale dell’anno ancora improntata al recupero dei livelli di attività, come implicito nell’andamento degli indici di fiducia, ma su ritmi che andranno affievolendosi, soprattutto in termini tendenziali, nel confronto con una seconda metà del 2020 che era già stata di brillante ripresa. Nel complesso, per il 2021 stimiamo un incremento dell’11,2% del fatturato a prezzi costanti, che andrà a chiudere il gap sul pre-Covid (+0,8%), e del 20,6% a prezzi correnti (+9,3% sul 2019)», dichiara De Felice.

La performance 2021 sarà sostenuta in prevalenza dal mercato interno, in particolare dagli investimenti in costruzioni e in macchinari, con effetti a cascata sui settori attivi lungo le filiere. Positivo, nonostante un contesto internazionale complesso, anche il contributo alla crescita offerto dal canale estero, grazie ai segnali di rafforzamento della competitività del Made in Italy.

Nei primi otto mesi del 2021 l’indice di produzione industriale (destagionalizzato e corretto per gli effetti del calendario) ha segnato una crescita del 18.5% in termini tendenziali, che consente all’industria italiana di assottigliare al 2% il divario rispetto alla situazione pre-Covid; ritardo nettamente inferiore a quello che caratterizza le manifatture tedesca (-7.3%), francese (-6.9%) e spagnola (-3.5%).

Un quadro produttivo così dinamico ha accelerato la ripresa del fatturato manifatturiero, che nel gennaio-agosto 2021 ha registrato un incremento del 26,3% su base tendenziale (a valori correnti) e del 7,4% sul corrispondente periodo 2019. La crescita è stata alimentata tanto dalla componente interna del giro d’affari (+9% sul 2019) quanto da quella estera (+4,8%). I dati di fatturato risentono, inoltre, di una spinta inflattiva. La ripresa dell’economia mondiale unita alla necessità di ricostituire i magazzini dopo le caute politiche di approvvigionamento della prima fase dell’emergenza Covid, hanno portato a una forte accelerazione della domanda e a episodi di mancanza di materiali e prodotti sui mercati. Queste tendenze hanno dato luogo a fiammate nei costi di trasporto e nei prezzi internazionali delle materie prime, in parte traslate sui prezzi di vendita (+3,4% l’incremento tendenziale dei prezzi alla produzione, nei primi otto mesi del 2021).

Le imprese italiane sono cresciute a ritmi vivaci sui mercati internazionali: le esportazioni gennaio/giugno 2021 a valori correnti hanno segnato un +4,6% rispetto al 2019. «Questo risultato, migliore di quello tedesco (3,9%) e francese (2,4%), è stato raggiunto grazie alle brillanti performance della filiera dei metalli, favorite dalla spinta dei prezzi, e dei settori influenzati e sostenuti dal cambiamento delle abitudini di consumo indotto dalla pandemia: mobili, elettrodomestici e alimentare e bevande», continua l’economista. Da segnalare anche il completo recupero dei livelli pre-crisi dell’export italiano di autoveicoli e moto e meccanica, a fronte di un maggiore ritardo di Germania e Francia. In termini geografici, un contributo rilevante è giunto dalla ripresa degli scambi all’interno dell’Europa, accanto a un sorpasso dei livelli di export pre-Covid in Asia e NAFTA.

Sul futuro, nel prossimo biennio la crescita dell’attività manifatturiera si confermerà vivace, su un tasso medio annuo del 4.2% a prezzi costanti che, a fine 2023, spingerà il fatturato deflazionato al +9.4% rispetto al pre-Covid. Ancor più brillante la performance del fatturato a prezzi correnti, verso la cifra record di 1.135 miliardi di euro nel 2023 (+196 miliardi rispetto al 2019).

Il principale volano di crescita, grazie alla realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sui temi green, digital e di potenziamento infrastrutturale, saranno gli investimenti. La spinta dei fondi europei accelererà anche la ripresa dei partner commerciali dell’Unione, aprendo spazi di crescita per la domanda estera e spingendo il nostro saldo commerciare verso i 120 miliardi di euro nel 2023 (+15,9% rispetto al 2019).

Grazie agli incentivi gli investimenti si sono mostrati in accelerazione nei primi sei mesi dell’anno, rispetto alla dinamica già positiva della seconda metà del 2020 (+5,4% secondo i dati di contabilità nazionale, +23,7% in termini tendenziali). Il risultato è da attribuirsi in prevalenza agli investimenti in costruzioni (dove emerge un contributo rilevante della componente residenziale, trainata dagli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica) e a quelli in macchinari e impianti, a fronte di un traino più debole dei mezzi di trasporto. Grazie anche all’impulso fornito dalla prima tranche dei fondi europei, la crescita è attesa proseguire a buoni ritmi nella seconda parte dell’anno.

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