Condividi

L’Opa Tod’s fa flop, rivolta dei Fondi. Della Valle prepara la ristrutturazione, delisting addio

il flop dell’opa Tod’s, dopo la rivolta dei Fondi, costringe il patron Diego Della Valle alla ristrutturazione e a condividerne i frutti. Scissione o fusione?

L’Opa Tod’s fa flop, rivolta dei Fondi. Della Valle prepara la ristrutturazione, delisting addio

Morale sotto i tacchi stamane Sant’Elpidio a Mare, quartier generale di Tod’s, “condannata” a restar quotata nel listino di Piazza Affari. Come previsto, il flop dell’offerta, che ha raccolto solo il 12,49% del capitale, non è stato preso bene dal mercato. I Della Valle sono rimasti largamente al di sotto della soglia del 90% del capitale: la quota in mano alla famiglia più il 10% controllato da Lvmh (Bernard Arnault, forte di una call, nion ha partecipato all’Opa) non arriva all’87%. E così il valore del titolo, che solo martedì era sceso sotto il prezzo dell’offerta (40 euro) è precipitato stamane attorno ai 32 euro, più o meno ai livelli di inizio estate prima dell’annuncio dell’Opa volontaria.

Un tuffo del -17% abbondante che fa precipitare il valore di Tod’s a livelli davvero infimi: poco più di un miliardo di capitalizzazione per tutti i quattro marchi della griffe: Roger Vivier, Hogan e Fay oltre all’etichetta di casa. Troppo poco: per il fondo Tabor l’azienda marchigiana, ancor prima di una ristrutturazione, vale quasi il doppio: 70 euro almeno per azione. Tanto per fare un paragone, un anno fa Exor ha speso più di 500 milioni per il solo 24% di Louboutin, ovvero più di due miliardi di euro. Possibile che la griffe concorrente, cioè Roger Vivier, uno dei marchi che saranno oggetto della “rivoluzione” che Diego Della Valle promette di voler proseguire, sia offerta quasi gratis? 

Opa Tod’s: Della Valle fa dietrofront e prepara la ristrutturazione

In un certo senso, il fallimento dell’offerta può esser interpretato come un gesto di fiducia sulle prospettive del gruppo marchigiano. I soci, per lo più fondi di investimento, non solo speculativi, hanno deciso che vale la pena di sostenere i progetti della famiglia. E così, a fronte di una folta schiera di venditori che fino all’ultimo hanno sperato in un rilancio della famiglia, ci sono investitori che hanno deciso di tener duro. Diego Della Valle che, secondo i bene informati, negli ultimi tempi aveva comunque avuto un ripensamento sull’uscita dalla Borsa, ne prende atto.

In realtà, non era esclusa in teoria la possibilità di procedere al delisting mediante la fusione con il veicolo utilizzato per l’Opa. Ma non è questo il percorso scelto dai Della Valle: le azioni portate in adesione all’offerta saranno restituite e immesse nuovamente nella disponibilità dei rispettivi titolari, entro stasera, come annunciato dal gruppo. Una parte di questi titoli verrà scaricata sui mercati, un’altra resterà in capo ad investitori pronti a partecipare a una profonda ristrutturazione che punta a separare i quattro marchi del gruppo. 

Opa Tod’s: la rivolta dei Fondi

In realtà, per un’azienda attiva sul mercato globale, con una forte (e necessaria) politica dell’immagine, il flop dell’operazione rappresenta una ferita di non poco conto. Gli operatori finanziari si sono ribellati fin dal primo momento alla prospettiva di cedere le azioni allo stesso prezzo pagato a suo tempo, anno Duemila, al momento dell’Ipo dell’azienda. Certo, a differenza di altri beniamini del mercato (vedi Brunello Cucinelli) ha scontato in Borsa una certa diffidenza nei confronti dell’imprenditore guerrieri che in passato non ha esitato ad ingaggiare battaglia su altri froni (vdi Rcs). E non è servita più di tanto l’operazione immagine con Chiara Ferragni. L’influencer, entrata nel cda come indipendente, oggi fa parte della pattuglia espressa dalla maggioranza perché da indipendente non poteva lavorare per i marchi del gruppo. La stessa Ferragni, peraltro, non ha partecipato alla riunione del cda che ha approvato il prezzo dell’offerta. 

Tod’s: verso la scissione dei marchi

Insomma, pur controvoglia, Diego Della Valle dovrà condividere con il mercato i frutti della ristrutturazione del gruppo che passerà dalla separazione dei marchi ed alla loro successiva valorizzazione. Un business promettente anche se, aveva anticipato l’imprenditore al momento di presentare l’Opa, la scissione dei marchi nel breve potrebbe portare ad un aggravio dei costi e ad una minor redditività. Un rischio che una parte dei fondi, almeno quelli value, sembrano pronti a correre. E don Diego, il grande anfitrione del Colosseo, scenderà nell’arena con loro.

Commenta