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Lo spread vola a quota 130, Banco Bpm e Bper cadono in Borsa

Inaspettata impennata del differenziale Btp-Bund malgrado le assicurazioni anti-inflazione della Bce di ieri e malgrado la corsa oltre il 6% del Pil italiano – A Piazza Affari la limitazione delle agevolazioni fiscali del Governo per le fusioni bancarie mettono in ginocchio Banco Bpm e Bper – Volano invece Recordati ed Eni

Lo spread vola a quota 130, Banco Bpm e Bper cadono in Borsa

Piazza Affari chiude l’ultima seduta della settimana in parità, nonostante le vendite sulle banche e l’impennata del reddito fisso. Lo spread tra Btp 10 anni benchmark e l’omologo tedesco schizza del 7,83%, a 123 punti base; sale il tasso del Bund a -0,1%, ma quello del Btp fa nettamente peggio e cresce a +1,13%. A fare paura e a innescare questa fuga dai titoli di Stato è l’inflazione e gli investitori restano convinti che le banche centrali non potranno continuare e ridimensionare il fenomeno.

In un contesto di tech deboli, ma titoli brillanti a seguito dei conti, sono poco mosse anche le altre piazze europee: Francoforte -0,05%; Amsterdam -0,16%; Parigi +0,38%; Madrid +0,37%; Londra -0,12%.

A riportare un po’ di ottimismo nell’ultima mezz’ora di scambi è stato il miglioramento di Wall Street che, dopo un avvio negativo, vede ora il Dow Jones in progresso grazie ad alcune trimestrali come quelle di Chevron ed Exxon Mobil, mentre, a seguito dei deludenti risultati presentati ieri, arretrano Apple e Amazon.

La giornata è stata ricca anche di dati macroeconomici: in Europa il Pil della zona euro in luglio, agosto e settembre ha confermato un’accelerazione (+2,2%; +3,7% annuo). In particolare, in Italia è salito del 2,6%, con una crescita acquisita del 6,1% sull’intero 2021.

A preoccupare però è una nuova fiammata dell’inflazione che a ottobre compie un balzo del 4,1% annuo (+0,8% mese), dal 3,4% di settembre. Questo all’indomani della riunione della Bce che ha dibattuto soprattutto di “inflazione, inflazione, inflazione” pur rinviando a dicembre eventuali aggiornamenti nelle previsioni e nella politica monetaria.

È in questo contesto che i rendimenti dell’area hanno ricominciato a correre, mentre l’euro si è indebolito. L’indice della moneta unica cede circa lo 0,6% contro un panel di valute (in seduta l’euro è sceso ai minimi da circa un anno contro il franco svizzero) e arretra dello 0,9% contro il dollaro, con il cambio che si muove in area 1,157.

Secondo Reuters I mercati monetari stanno prezzando quasi in pieno un rialzo dei tassi di 10 punti base da parte della Bce entro luglio 2022 e quasi due aumenti entro ottobre del prossimo anno. Una settimana fa prezzavano appena un rialzo entro ottobre 2022 e vedevano a meno del 50% la possibilità di un rialzo entro luglio. Secondo i calcoli di Bloomberg oggi la scommessa degli operatori per un rialzo dei tassi si è avvicinata da dicembre a ottobre del 2022.

La tensione sui prezzi resta alta anche negli Usa, dove la misura preferita dalla Federal Reserve per calcolare l’inflazione, il dato Pce (personal consumption expenditures price index), sale in ottobre dello 0,3% rispetto al mese precedente, come atteso, e rispetto a un anno prima del 4,4%, il massimo da 30 anni, dopo il +4,2% dei due mesi precedenti.

Il quadro non favorisce l’oro, che oggi si muove in netto calo: “Da un lato, l’oro dovrebbe trarre profitto dalle elevate aspettative di inflazione, ma viene tenuto sotto controllo dalla prospettiva di aumenti dei tassi di interesse sia nel prossimo, sia in un futuro più lontano”, sostiene l’analista di Commerzbank Daniel Briesemann. Si ricorda che la Fed potrebbe annunciare quando inizierà il tapering nella riunione del 2-3 novembre.

Risale invece il petrolio e dopo le vendite della mattina si muove sulla parità. Il Brent tratta intorno a 84,34 dollari al barile.

L’andamento dell’oro nero, dopo la lunga corsa, non penalizza nella seduta odierna gli energetici, che sono tra i migliori a Wall Street e anche in Europa.

In Piazza Affari brilla Eni, +1,97%, che oggi ha pubblicato i conti evidenziando un utile adjusted di 1,43 miliardi nel terzo trimestre. È lievemente positiva Tenaris +0,04%, mentre aggrava le perdite di ieri Saipem, che cede un ulteriore 2,32%.

I numeri presentati ieri premiano Recordati, che è oggi la blue chip migliore con un rialzo del 2,38%.

Bene Atlantia +1,77% e Moncler +1,47%, che ha aumentato i ricavi del 55% nel terzo trimestre (+33% sul 2019).

Si conferma sugli scudi Exor, +1,22%, che ieri ha siglato con Covea un memorandum d’intesa per la cessione al gruppo francese di PartnerRe per 9 miliardi di dollari.

Tra le grandi banche è in controtendenza Intesa, +0,8%, mentre sprofondano Banco Bpm -7,28% e Bper-6,44%. Secondo gli analisti, con l’abbassamento degli incentivi alle fusioni bancarie introdotte con la legge di bilancio 2022 presentata dal governo, le operazioni di M&A perdono appeal e questo penalizza i gruppi che avrebbero potuto esserne protagonisti.

Non viene toccata dalla norma invece Banca Carige (+0,91%).

Lettera ancora su Telecom, -2,96%, dopo il ko di ieri a seguito dei numeri deludenti nel trimestre e del cda straordinario dell’azionista Vivendi, in pressing per un nuovo piano di rilancio della società. 

Stm scende dell’1,05%, in linea con il settore tech a livello europeo, allarmato dai conti deludenti di Apple. 

Fuori dal paniere principale Cattolica perde il 2,66% (6,58 euro) sotto il prezzo d’Opa Generali (+0,05%) a 6,75 euro nell’ultimo giorno per aderire all’offerta e dopo che ieri è stato superato l’obiettivo minimo del 50% più un’azione del capitale.

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