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L’India non si ferma: la crescita corre al ritmo del 7%

Migliorano i deficit gemelli e la posizione esterna del Paese, mentre resta limitato il rischio di deprezzamento del cambio in caso di ulteriori rialzi Fed. Bene inflazione e consumi, ma attenzione a crediti incagliati e capitalizzazione delle banche locali.

L’India non si ferma: la crescita corre al ritmo del 7%
Nonostante le attese di frenata per l’effetto della manovra di demonetizzazione che ha provocato un crollo della componente M1, secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Centrale di Statistica (CSO) negli ultimi tre mesi del 2016 il PIL indiano è salito al 7%, solo in modesto rallentamento dal 7,4% del trimestre precedente. Lo scorso anno si è chiuso così con una crescita del 7,5%, invariata dal 2015, sostenuta da consumi privati, spesa pubblica e da un marginale contributo positivo del canale estero, compensando in questo modo la contrazione degli investimenti. In termini di valore aggiunto la crescita del PIL si è invece confermata al 7,1% nel 2016 dal 7,3% dell’anno precedente.

Inoltre, nello stesso periodo la dinamica degli investimenti fissi è tornata in territorio positivo (+3,5%), anche se in parte sostenuta da un forte effetto base favorevole: un segnale positivo viene dai progetti di investimenti industriali presentati al Ministero dell’Industria che nel 2016 sono aumentati del 14,3% contro l’8,3% dell’anno precedente. Tuttavia, l’aumento dei crediti incagliati e i problemi di ricapitalizzazione delle banche indiane prefigurano ancora un sentiero di rallentamento del credito. Le prospettive di ripresa degli investimenti rimangono quindi ancora deboli anche se la ripresa degli investimenti pubblici e delle importazioni di macchinari puntano a una modesta riaccelerazione nel corso del 2017.

La dinamica del settore dei servizi è rallentata dall’8,2% al 6,8% a causa del rallentamento nel comparto dei servizi finanziari, immobiliari e servizi alle imprese, mentre sono lievemente accelerati gli altri settori. Gli afflussi di turisti continuano a registrare un buon andamento (+14,3%) e le sottoscrizioni di telefoni cellulari sono tornate ad accelerare. Prosegue, inoltre, il miglioramento del commercio estero, sostenuto in parte dall’aumento del prezzo del petrolio, che lo scorso febbraio ha fatto schizzare le importazioni di greggio del 60%. Da novembre è ritornata in territorio positivo anche la dinamica delle importazioni al netto del petrolio (+3,1%), favorite anche dall’apprezzamento del cambio (+3,5%). L’andamento sostenuto delle importazioni di macchinari (24,5%, di cui il 7,2% rappresentato da macchinari elettronici) resta un segnale confortante per una ripresa degli investimenti.

In questo contesto, nel corso del quarto trimestre i consumi privati hanno registrato un balzo del 10,5%. La fiducia dei consumatori è scesa lievemente ma le aspettative sono salite ai massimi della serie. In febbraio le vendite di automobili hanno registrato un calo (-7,0%) guidato dal comparto dei veicoli a tre ruote usati nelle zone agricole, verosimilmente più colpite dalla manovra di demonetizzazione. Il traffico passeggeri domestico continua però ad essere sostenuto (+25,6% in gennaio) prefigurando una buona dinamica dei consumi anche nel prossimo trimestre. Ecco allora che la tenuta delle aspettative dei consumatori e il miglioramento degli ordini tra gennaio e febbraio inducono gli analisti a pensare che l’impatto della manovra di demonetizzazione sui consumi e sul settore dei servizi sia limitato al breve periodo.

La dinamica dei consumi è attesa rimanere solida nel resto dell’anno supportata dal buon andamento del settore agricolo e del mercato del lavoro. Allo stesso tempo il profilo degli investimenti dovrebbe continuare in un sentiero di modesto recupero, sostenuto in particolare da investimenti pubblici e politica monetaria neutrale. Tenendo conto delle revisioni al rialzo del profilo di crescita del PIL nel 2015 e di un possibile quarto trimestre del 2016 più basso delle attese, gli analisti del Centro Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo mantengono le previsioni di crescita del PIL a 7,2% nell’anno solare 2017, con una lieve accelerazione a 7,4% nel 2018.

Lo scorso dicembre la manovra di demonetizzazione ha provocato un crollo della componente M1 fino a un massimo del 18,7% da tassi di crescita positivi e superiori al 15% nei mesi precedenti, e un moderato rallentamento di M3, dal 10,9% in ottobre a un minimo di 6,4% a gennaio. Entrambi gli aggregati stanno gradualmente recuperando, con il calo di M1 ridotto al 7,7% nella prima settimana di marzo e con aumento del 7% di M3. La crescita del credito totale al settore non agroalimentare è ulteriormente rallentata fino a un minimo di 3,5% a marzo. La RBI ha comunque continuato a fornire liquidità ai mercati senza creare tensioni sul mercato monetario. L’inflazione dei prezzi al consumo è progressivamente scesa nell’ultima parte del 2016 fino a un minimo di 3,2% in gennaio, grazie al calo dei prezzi degli alimentari. L’inflazione è poi risalita a 3,7% in febbraio, riportandosi poco al di sotto di novembre, a causa di un effetto base sfavorevole e di un rimbalzo dei prezzi dei carburanti.

Mentre il comparto dell’abbigliamento registra un rallentamento dei prezzi, la dinamica in alcuni comparti dei servizi (come trasporti e istruzione) rimane in aumento e rende difficile una discesa più marcata. È in sensibile aumento anche l’inflazione dei prezzi all’ingrosso (+6,5%) sostenuta dagli aumenti dei prezzi dei carburanti e dell’elettricità. Gli analisti si aspettano che l’inflazione continui a salire nella seconda parte dell’anno fino a superare il 5% a fine 2017 ma non in media annua, anche a causa di un punto di partenza più basso delle attese. Un effetto base favorevole per gran parte dell’anno dovrebbe, infatti, parzialmente compensare un moderato recupero dei prezzi degli alimentari e del prezzo dei carburanti, portando nei prossimi due anni l’inflazione dei prezzi al consumo, rispettivamente, al 4,0% e al 4,7%.

Lo scorso febbraio il ministro delle finanze indiano ha presentato il bilancio pubblico per l’Anno Fiscale 2017-18 confermando il sentiero di consolidamento dei conti, seppur con minore velocità, e continuando a puntare sugli investimenti in infrastrutture all’insegna del motto “Trasformare, Energizzare e pulire l’India” (Transform, Energize and Clean India). L’obiettivo del deficit per l’AF 2017-18 è stato posto al 3,2% procrastinando l’obiettivo del 3% all’AF successivo, mentre il governo prevede un aumento delle entrate e delle spese del 6,6%, entrambe in rallentamento rispetto all’AF 2015-16. Le spese in conto capitale sono previste in aumento del 10,7%, sostanzialmente invariato rispetto al precedente anno fiscale e la maggior parte delle spese sono concentrate in infrastrutture, sanità e sviluppo delle zone rurali e più povere.

Gli aumenti maggiori vanno alle infrastrutture ferroviarie e alle autostrade. Sono inoltre stanziati altri 100 miliardi di rupie per la ricapitalizzazione delle banche pubbliche, importo minore rispetto ai 250 mld stanziati nel bilancio dello scorso anno fiscale. Anche i flussi di investimento netti in entrata degli investitori istituzionali, negativi fino a gennaio, sono balzati in territorio positivo a febbraio a 158,6 mld, e poi più che raddoppiati a 326 mld nei primi 20 giorni di marzo. Ecco allora che la Rupia resta supportata dalle buone prospettive di crescita dell’economia indiana e da una RBI neutrale, in uno scenario dove il miglioramento dei deficit gemelli e della posizione esterna dell’India rispetto agli anni passati continueranno a supportare il cambio limitando il potenziale di deprezzamento in caso di ulteriore revisione all’insù delle aspettative sui rialzi Fed.

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