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Liberalizzazioni ancora tabù per i taxi, slitta la deregulation

La lobby viene esclusa “dall’ambito di applicazione” della disciplina prevista dalla manovra in tema di liberalizzazione delle attività economiche – Nella versione precedente il decreto aveva previsto il venir meno del vincolo territoriale, ammettendo la possibilità per ogni detentore di licenza di lavorare anche in città diverse dalla propria.

Liberalizzazioni ancora tabù per i taxi, slitta la deregulation

La lobby dei tassisti, forte soprattutto nella capitale e non priva di intrecci politici con il Partito del sindaco Alemanno, ha colpito ancora. Tra le novità degli emendamenti alla manovra si profila lo slittamento di molte liberalizzazioni e in primo luogo di quella che riguardava proprio i taxi.

Come si ricorderà, soprattutto a Roma, in occasione delle lenzuolate di Bersani, i tassisti inscenarono clamorose manifestazioni di protesta, appoggiate dal centrodestra, che limitarono alquanto la portata innovatrice di quel provvedimento, per quanto riguarda le auto pubbliche. Si riapre ora un nuovo capitolo di questa tormentata storia, che sembra veder prevalere anche stavolta la lobby dei tassisti.

La precedente versione della manovra prevedeva il venir meno del vincolo territoriale, ammettendo la possibilità per ogni detentore di licenza di lavorare anche in città diverse dalla propria. I tassisti avevano subito organizzato manifestazioni di protesta e oggi è arrivato l’emendamento riparatore: “Il trasporto di persone – si legge – mediante autoservizi pubblici non di linea” è escluso “dall’ambito di applicazione” dalle liberalizzazioni.

Ma la partita potrebbe solo essere rinviata. “Entro sei mesi dalla entrata in vigore” della manovra, infatti, i servizi di mobilità urbana (taxi compresi) rientreranno nell’ambito delle più ampie “disposizioni volte a realizzare una compiuta liberalizzazione e una efficiente regolazione nel settore dei trasporti e dell’accesso alle relative infrastrutture”.

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