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L’export lusitano non basta a consumi, investimenti e lavoro

Atradius sottolinea il fatto che la timida ripresa delle esportazioni non è in grado da sola di rilanciare la domanda interna, la produzione di beni e servizi, investimenti e nuovi posti di lavoro: servono riforme più profonde e tempestive.

L’export lusitano non basta a consumi, investimenti e lavoro

Il Country Report di Atradius pubblicato a dicembre, evidenzia il fatto che, nel secondo quadrimestre del 2012, la recessione dell’economia portoghese, da qualche tempo più tiepida, ha ricominciato ad accelerare, a causa del crollo della domanda interna (-7,6% su base annua) e della congiuntura europea che si è  ripercossa sull’export. I consumi privati si sono ridotti del 5,9%, dove l’indicatore più negativo ha riguardato il mercato automobilistico (-26,3% su base annua). Allo stesso tempo, sono diminuiti i consumi pubblici (-3,9%), in particolare per quanto riguarda gli investimenti in trasporti ed attrezzature (-18,7%). Gli unici segnali positivi vengono dall’export (+4,3%), anche se in misura minore rispetto ai primi quattro mesi dell’anno scorso (+7,9%), dal momento che a ridursi è stata la stessa domanda europea di beni e servizi, in particolare quella spagnola, fino a contrarre la crescita del 3,4% nel terzo quadrimestre 2012. Il tasso di disoccupazione ha continuato ad aumentare, fino a raggiungere il 15,8% nel terzo quadrimestre, mentre l’inflazione (2,9%) ha registrato livelli al di sopra della media europea a causa del prezzo del petrolio e delle commodity. Il livello generale dei prezzi è però atteso scendere nel 2013, come conseguenza del crollo del potere d’acquisto.

A causa della debole performance economica, nel corso della prima metà del 2012 sono diminuite le entrate fiscali (-2% su base annua), soprattutto dal lato delle imprese (-15,6%), con considerevoli ripercussioni sulla previdenza sociale. L’approvazione del bilancio per l’anno 2013 prevede un considerevole aumento della pressione fiscale, accompagnato da una riduzione della spesa per pensioni e sanità pari a 2,7 miliardi di Euro, con l’obiettivo di ridurre il deficit di bilancio al 4,5%. Resta da chiedersi se ciò sarà sostenibile, dato il rallentamento della performance economica ed il debito pubblico atteso al 127% sul PIL nel corso del 2013.

Il PIL è infatti atteso ridursi del 2,9% al termine del 2012, seguito da un ulteriore 1,9% quest’anno, a causa della reciproca contrazione di consumi privati e produzione industriale. Mentre, proprio a causa dell’incertezza e della mancanza di riforme strutturali più profonde e tempestive per rilanciare la competitività del Paese, gli investimenti nel Paese si contrarranno di un ulteriore 6,5% su base annua, nonostante si preveda una relativa crescita delle esportazioni, anche se in modo più lento. In questo scenario, il continuo calo di consumi, investimenti e posti di lavoro da un lato, e l’aumento delle insolvenze dall’altro, per le imprese sarà sempre più difficile accedere al credito bancario ed a risentirne in modo maggiore saranno i settori edile, arredamento, impianti, metallurgia e siderurgia, elettronica ed elettrodomestici.

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