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L’effetto Draghi scalda le Borse ma le banche soffrono

La politica ultra accomodante lasciata in eredità da Draghi alla Bce piace ai mercati che sono tutti in rialzo – Ma la banche soffrono i tassi negativi – A Milano boom di Stm sulle ali dell’high tech Usa e buona performance di Saipem, Amplifon e Snam.

L’effetto Draghi scalda le Borse ma le banche soffrono

L’addio a Mario Draghi è in verde per i listini europei, che chiudono in rialzo nel giorno dell’ultima riunione della Bce presieduta dall’italiano, mentre Wall Street, dopo un’apertura positiva viaggia contrastata con le trimestrali. Crolla Twitter (-19%). 

Francoforte guadagna lo 0,62%; Parigi +0,55%: Madrid +0,14%; Londra +0,98%. Piazza Affari sale dello 0,79% e si porta a 22.527 punti, sorretta da titoli come Stm +8,5% e Saipem +5,36%, grazie a trimestrali migliori delle attese, anche se le prese di beneficio mandano in rosso le banche, Ubi -2,88%; Banco Bpm -1,94%; Bper -1,85%; Unicredit -0,46%. In controtendenza Mediobanca, +0,98% dopo i conti.

Migliora lo spread Btp-Bund 10 anni, che scende a 131 punti base (-1,44%), dalla chiusura vicino a 133 punti di ieri. L’euro arretra sul dollaro, con il cambio a 1,095, dopo aver toccato in seduta un rialzo a 1,115, in corrispondenza delle parole di Draghi secondo il quale le minori probabilità di una hard Brexit hanno consentito un miglioramento della situazione della zona euro.

L’attesa conferenza stampa di Super Mario nel pomeriggio non ha riservato grandi sorprese, ma ha confermato la determinazione di Draghi a fare qualunque cosa fosse in suo potere per salvare l’euro.

Non ho rimpianti, ha detto, “mi sento come qualcuno che ha cercato di rispettare il mandato nel miglior modo possibile”. Il testimone passerà il primo di novembre a Christine Lagarde quando ripartirà anche il Qe per 20 miliardi di euro al mese. “Purtroppo – ha osservato Draghi – tutto ciò che è accaduto dalla decisione di politica monetaria di settembre ha mostrato abbondantemente che la nostra determinazione ad agire tempestivamente era giustificata”, anche alla luce degli ultimi dati macroeconomici. Per la zona euro “i rischi restano al ribasso”. Perciò “i governi che hanno spazio di manovra di bilancio devono agire in modo efficace e tempestivo”, mentre i paesi ad alto debito devono attuare una politica prudente. “Il rischio principale è una recessione dell’economia, che sia globale o dell’Eurozona”. 

Negli Usa intanto si tasta il polso alle trimestrali, anche per misurare la febbre dell’economia, tenuta alta dalla guerra dei dazi. Una spinta positiva viene da un colosso come Microsoft (+2%), grazie a un outlook sui servizi di cloud computing che ha superato le attese. Vola Tesla, +16,8%, sulle ali di utili trimestrali sorprendenti. Precipita invece Twitter, con utili e ricavi sotto le attese nel terzo trimestre. A mercati chiusi arriveranno i risultati di società come Amazon, Intel e Visa.

A Milano si festeggia con Stm e Saipem, che mostrano fatturato e utili migliori del previsto, stimando previsioni ottimistiche per la chiusura d’anno. Mediobanca vede gli utili ai massimi degli ultimi tre anni e Alberto Nagel conferma “l’attuale strategia perché ha portato buoni risultati”, rispondendo così indirettamente alle critiche di Leonardo Del Vecchio, entrato recentemente nel capitale di Piazzetta Cuccia con una quota dichiarata di circa il 7% attraverso Delfin.

Fra le blue chip migliori tornano Amplifon +3,58% e Ferrari +1,78%. In spolvero le utility con Snam +1,95%, Enel +1,6%, Terna +1,59%, Hera +1,29%. Bene Diasorin +1,09%. La Juventus sale dell‘1,71%, con i conti e il via libera dell’assemblea all’aumento di capitale per 300 milioni di euro.

Le vendite colpiscono le banche, ma anche Nexi -2,03%; Tenaris -1,08%; Telecom -0,84%. Fuori dal listino principale Maire Tecnimont, -5,26%, sconta il taglio della guidance sui ricavi. Bene Ima, +3,43%, che privilegerà una crescita tramite acquisizioni, guardando a potenziali target sia in Italia che all’estero, secondo le parole dell’ad Alberto Vacchi.

Bio-On resta sospesa a tempo indeterminato, dopo il terremoto giudiziario che ha colpito ieri la società. Si muovono intonate le materie prime: l’oro risale a 1502,95 dollari l’oncia; il Brent guadagna lo 0,7% e si porta a 61,59 dollari al barile.

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