Condividi

L’Economist tifa Monti contro Merkel e caldeggia l’intervento della Bce a sostegno dell’euro

La più prestigiosa rivista del mondo apprezza apertamente l’opera pro-euro del governo Monti e sollecita l’intervento della Bce o del fondo salva-Stati a sostegno dei titoli di Stato dei Paesi più esposti – Oggi il gran giorno delle liberalizzazioni – Mps: passo indietro di Caltagirone – Cade Google – Piazza Affari in ribasso.

L’Economist tifa Monti contro Merkel e caldeggia l’intervento della Bce a sostegno dell’euro

SALVE ITALIA. L’ECONOMIST TIFA MONTI CONTRO MERKEL

“Salve Italia”. The Economist si schiera al fianco di Mario Monti (alias Full Monti, come l’ha definito il Financial Times)   nel suo confronto con la Germania con lo stesso entusiasmo con cui, in passato, ha combattuto Silvio Berlusconi. L’editoriale del settimanale più prestigioso del mondo, dopo aver rilevato che le sorti dell’euro e dell’Europa si decideranno nelle prossime settimane, si conclude così: “L’Italia ha bisogno di riforme strutturali, ma anche di una domanda più sostenuta. Monti non chiede alla Germania di reflazionare la propria economia, perché sa che Berlino risponderebbe di no. Ma preme perché i tedeschi liberalizzino i propri servizi, cosa che potrebbe aumentare i consumi privati. E vuole tassi più bassi sul debito italiano, per accontentare i contribuenti spremuti e tener a bada le corporazioni colpite nei loro interessi. Tutto ciò richiede l’appoggio sul mercato della Bce o un fondo salva Stati più robusto”.

“Se questi argomenti economici non dovessero convincere la Merkel – chiude l’editoriale – dovrebbero riuscirci gli argomenti politici… Monti rileva che sta già crescendo in Italia un risentimento contro la Germania, simbolo dell’intolleranza europea: per l’euro la minaccia peggiore sarebbe una rivolta di stampo populista nei paesi più indebitati. La Merkel dovrebbe ricordarselo“. Sta a vedere che, di questo passo, la Cancelliera rimpiangerà Berlusconi, un comodo alibi per i peccati europei delle lobbies d’oltre Reno.  

Per Monti un aiuto prezioso alla vigilia degli appuntamenti, si spera decisivi, dei prossimi dieci giorni. Con l’intermezzo delle liberalizzazioni in Italia (più la gradita novità dello sblocco dei pagamenti pubblici alle imprese) e un rapido blitz a Tripoli: super Mario non si ferma più.

Strano ma vero: le bocciature di S&P fanno bene. Chissà se ne terrà conto il magistrato di Trani che ieri ha fatto perquisire la sede italiana dell’agenzia alla ricerca di prove di market abuse ed aggiottaggio. Era successo in agosto ai T-bond Usa, la storia si è ripetuta ieri a Parigi. Nella prima asta dopo la perdita della tripla A, il Tesoro francese ha venduto titoli per 7,9 miliardi con scadenze a medio/lungo termine, registrando un generale calo dei rendimenti. L’ammontare massimo annunciato era di 8,5 miliardi.

Anche l’asta spagnola si è conclusa con una fiesta: Madrid ha piazzato titoli di Stato a 4, 7 e 10 anni per un ammontare complessivo di 6,6 miliardi di euro, ben superiore all’obiettivo annunciato che era di 4,5 miliardi. Sulla scadenza decennale il rendimento è sceso al 5,40%, dal 6,97% della precedente asta. Il Btp a 10 anni, intanto, scende al 6,33%, 12 punti sotto. Lo spread con il bund cala a 448 bp.

METEOBORSA. NUVOLE DA GOOGLE, SERENO IN ASIA. LA NUOVA LUNA PORTA PROMESSE PER IL TORO

L’unica nota negativa arriva in serata con i conti di Google. Il motore di ricerca chiude il trimestre con un aumento dei costi combinato con un inatteso scivolone dei ricavi della sua attività core. La reazione del mercato non si è fatta attendere: -10% nell’after hours. Sorride invece la rivale Microsoft: utili migliori del previsto, titoli in rialzo del 2 % nel dopo seduta.

Ma lo scivolone di Google, mentre si inasprisce il confronto sulla pirateria informatica, non pesa sul buonumore dei mercati.  I listini Usa, hanno chiuso in rialzo grazie anche alla performance di Morgan Stanley e di Bank of America, entrambi su del 4% abbondante: Standard & Poor’s 500 +0,49%, Dow Jones +0,36, Nasdaq +0,67%. Tra le 35 società che hanno già annunciato i conti trimestrali, 22 hanno fatto meglio delle previsioni. Oggi prima dell’apertura verranno annunciati i conti di General Electric.

L’ottimismo regna anche sull Borse asiatiche. Tokyo avanza del 1,55%, in rialzo anche Hong Kong +0,55% e Shangai +1% prima della lunga vacanza. La Borsa cinese resterà chiusa tutta la settimana per la festa del nuovo anno Lunare. Hong si fermerà solo tre giorni.

La corsa dei titoli di Stato spiega il rimbalzo delle Borse europee. L’indice FtseMib è salito del 2,4%, Parigi ha guadagnato l’1,9%, Francoforte +0,9%, Londra ha segnato +0,8%. Il rally di Milano è merito dello straordinario rimbalzo delle banche.

UNICREDIT ACCELERA IN VISTA  DEL TRAGUARDO. CALTAGIRONE FA UN PASSO INDIETRO DA SIENA 

E’ degno della marcia trionfale dell’Aida il finale di Unicredit + 12,9%, alla vigilia dell’ultimo giorno di trattazione di diritti per l’aumento di capitale. Oggi pioveranno sul mercato i diritti dei risparmiatori che non intendono sottoscrivere ma l’alluvione, secondo le previsioni del consorzio, non ci sarà. Tra i Big non sottoscriveranno i due azionisti libici, con il risultato che la quota complessiva scenderà al 4,3% dall’attuale 7,2%; al contrario il fondo di Abu Dhabi al Aabar salirà al 6,5% dall’attuale 4,9%. Aumenta la quota il fondo Usa Capital Research. Sottoscrive solo in parte Luigi Maramotti, già forte del 2,2%. Intesa è avanzata del 6,1%, Mediobanca  +9,4%. Rialzo stellare per la  Banca Popolare di Milano  +17,6%. Giornata gloriosa anche per il  Banco Popolare +13,8% e Ubi +6,2%, due degli istituti che oggi presenteranno in Banca d’Italia il loro piano per rimpolpare il capitale, come chiesto dall’Eba, senza operazioni onerose.

Sale, ma con più prudenza, anche Mps +3,50%. Oggi arriverà in Banca d’Italia il piano, approvato ieri dal cda, per rimpolpare il capitale (3,2 miliardi) così come chiede l’Eba. Non è previsto alcun aumento di capitale o, come sostenuto dal Financial Times, un intervento della Cdp. Bensì si agirà sui cashes, le dismissioni (ma la Fondazione Crt ha fatto sapere di non essere interessata) e “l’ottimizzazione degli attivi industriali”. Basterà? Probabilmente no, se non verrà distribuito il dividendo. Anzi, non è esclusa l’operazione pulizia con l’abbattimento dell’avviamento di Antonveneta (7 miliardi), cosa che consentirebbe all’istituto di non pagare gli interessi per 160 milioni sui Tremonti bond. Riprenderanno le quotazioni dei Btp in mano al Monte. Forse sì se, al momento di definire un nuovo “buffer” per il Monte (in primavera) i valori saranno tornati su livelli più normali.

Per ora, però, la vera novità, clamorosa, è un’altra: Francesco Gaetano Caltagirone, l’ex uomo più liquido d’Italia, ha venduto l’1,1% del capitale di Mps, per un controvalore complessivo di circa 25,6 milioni. Le azioni, viene segnalato nei comunicati sull’internal dealing, sono state cedute tra il 13 e il 18 gennaio a prezzi compresi tra 0,20 e 0,23 euro l’una. Caltagirone, all’esito dell’aumento di Mps della scorsa estate, aveva circa il 4,7% di Rocca Salimbeni. Che significato dare a questa mossa? Al di là delle strategie finanziarie, la ritirata sta ad anticipare che Caltagirone, condannato in primo grado per la scalata a Bnl, farà un passo indietro dalla vicepresidenza del Monte.

La resurrezione delle banche non si è fermata a Chiasso. In Europa l’indice Stoxx delle banche ha messo a segno un balzo del 6,1%. A Parigi Société Générale è salita del 13%, BnpParibas +8,2%. A Francoforte sale Deutsche Bank +8,4% ma il vero botto lo fa Commerzbank in rialzo del 14% dopo avere annunciato un aumento di capitale in funzione Eba da 6 miliardi di euro.

Note dolenti, invece, per le società toccate da decreto di liberalizzazioni che il governo di appresta a varare oggi. S’indebolisce Atlantia -0,1%, perde colpi Snam -2,1% mentre piace l’ Eni +3% con meno debiti: torna alla carica il fondo attivista Knight Cpiatl, che controlla poco meno del 1,5% del cane a sei zampe: la cessione di Snam farà incassare all’Eni 6 miliardi ma, soprattutto, consentirà di deconsolidare 11,5 miliardi di debiti. 

In generale, è stata una giornata di debolezza per tutte le utility, comprese Enel -2,2% ed Enel Green Power, invariata. In evidenza Fiat Industrial + 4,9% e Buzzi +5,3%.

Commenta