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Le imprese coesive sono più green ed esportano il 20% in più

Un rapporto della fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere dal titolo già eloquente “Coesione è competizione: Nuove geografie della produzione del valore in Italia”

Le imprese coesive sono più green ed esportano il 20% in più

La coesione è un dovere morale, disse il presidente del Consiglio Mario Draghi insediandosi. Ma è anche un fattore produttivo non da poco, oltre che una garanzia di sostenibilità. Un rapporto di Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere, dal titolo “Coesione è Competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia”, rivela proprio questo: le imprese coesive esportano di più (il 58% contro il 39% delle non coesive); fanno più eco-investimenti (il 39% contro il 19% delle non coesive); investono di più per migliorare prodotti e servizi (il 58% contro il 46% delle non coesive); adottano misure legate al Piano Transizione 4.0 (il 28% contro l’11% delle non coesive). Anche in previsione, le imprese che investiranno in processi e prodotti a maggior risparmio energetico, idrico e/o minor impatto ambientale nel triennio 2021-23 è sempre maggiore nel caso delle imprese coesive (26% a fronte di 12%).

Tra le imprese coesive è anche significativamente maggiore la capacità di rapportarsi con il mondo della cultura (attraverso operazioni quali donazioni, sponsorizzazioni, partnership con istituzioni culturali, ecc.): la quota delle imprese che dichiarano di intraprendere questo tipo di iniziative è infatti pari a 26% nel caso di quelle coesive, mentre per le aziende classificate come non coesive è dell’11%. Altro dato molto significativo è quello della digitalizzazione: la quota delle imprese che hanno adottato o stanno pianificando di adottare misure legate a Transizione 4.0 è pari a 28% per le imprese coesive, laddove per le imprese non coesive è dell’11%.

La buona notizia è che queste imprese, per quanto ancora minoritarie, sono in crescita: nel 2020, le imprese coesive valutate tra le imprese manifatturiere con addetti compresi tra 5 e 499 incidono per il 37%, quota che tradotta in valori assoluti è di quasi 49.000 imprese, con un aumento rispetto al precedente rapporto, nel quale il valore si attestava al 32%. Coesione infine vuol dire anche miglioramento del bilanciamento di genere: nel report si evidenzia che si sono compiuti passi importanti con un incremento delle donne nei cda delle società quotate passato da 170 nel 2008, il 5,9%, alle 811 di oggi, il 36,3%, mentre nei collegi sindacali si è passati dal 13,4% del 2012 al 41,6% del 2019, con 475 sindaci donne.

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