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Le due A che fanno litigare Italia e Francia: A come Alitalia e come Atlantia

Da una parte la vicenda Alitalia: Air France Klm sta giocando una partita di poker per accaparrarsi la compagnia italiana al minor prezzo possibile – Dall’altra le polemiche in Francia sull’ecotassa, che dal Governo vengono scaricate sul gobbone di Atlantia, la società della famiglia Benetton, che si era aggiudicata la gara d’appalto per la riscossione.

Le due A che fanno litigare Italia e Francia: A come Alitalia e come Atlantia

Sono le due A che in questo momento fanno litigare Italia e Francia. A come l’Alitalia e l’estenuante telenovela sulla partecipazione o meno di Air France Klm all’aumento di capitale della compagnia di bandiera italiana, che di quei 300 milioni complessivi (i francesi detengono il 25% del capitale di Alitalia) hanno disperatamente bisogno. A come Atlantia o meglio Autostrade per l’Italia, la controllata della famiglia Benetton, che potrebbe, invece, essere fatta fuori da un’importante concessione per riscuotere l’ecotassa sul traffico dei mezzi pesanti sulle autostrade francesi.

Due A, due vicende polemiche. Ma non la stessa storia. Nel caso di Alitalia, si tratta di una partita a poker abbastanza scontata quando c’è un’impresa derelitta sul tavolo e chi ha il coltello dalla parte del manico cerca di ridurre la posta al minimo: il prezzo da pagare. Nel caso di Atlantia, è forse troppo presto per avere un’idea precisa sulla bagarre, ma l’impressione è che il Governo francese, in difficoltà per le proteste contro l’ecotassa, voglia utilizzare “les italiens” come scaricabarile.

Su Alitalia, diciamola tutta, sembra scontato che prima o poi Air France Klm ne prenda il controllo. Ma il gruppo stra vivendo qualche momento difficile, dopo anni di generosi utili che Alitalia non ha mai conosciuto. I francesi, ora, non hanno soldi da sprecare, senza contare che il presidente Alexandre de Juniac è meno sensibile e interessato al dossier italico rispetto ai tempi di Jean-Cyril Spinetta. I francesi vorrebbero un piano industriale incisivo, con forti riduzioni dei posti di lavoro (meno 5mila, secondo indiscrezioni pubblicate dal Sole 24 Ore, smentite da Parigi), e una ristrutturazione del debito, di cui non vogliono prendersi carico, se diventassero i veri padroni della baracca. Stanno tirando la corda, sapendo che anche l’attuale aumento di capitale non sarà risolutivo. E che già nella primavera 2014 potrebbero risorgere nuovi, inevitabili problemi di liquidità per Alitalia.

Atlantia è un’altra storia. Dallo scorso primo ottobre la Francia ha iniziato a imporre l’ecotassa sui mezzi pesanti in viaggio sulle autostrade. Non è cosa da poco: 1,2 miliardi di euro di ricavi previsti ogni anno. L’”écotaxe” era stato uno dei cavalli di battaglia di Nicolas Sarkozy, quando voleva fare l’ambientalista, darsi la parvenza di una destra moderna. Era partita una gara d’appalto per trovare la società giusta e tecnologicamente avanzata per gestire la riscossione dell’imposta. Voleva dire installare portici sulle autostrade (183 in tutto) e dispositivi sui camion (800mila). Il 26 novembre 2011 era stato annunciato il vincitore, il consorzio Ecomouv’, controllato al 70% da Atlantia, conosciuta a livello mondiale per questi sistemi di pedaggio ad alta tecnologia, più una serie di partner francesi (Thales, Sfr, Sncf e Steria). Il problema è che nelle settimane scorse sono iniziate in Bretagna le proteste, a tratti violente, contro l’ecotassa. François Hollande ha deciso per il momento di sospenderla. Camionisti e imprese non vogliono pagarla, la crisi economica è già troppo forte. Ma il Governo francese sta andando oltre. “Ci si può stupire che si abbia delegato questo tipo di tassa a una società straniera”, ha sottolineato Pierre Moscovici, ministro dell’Economia. Perché, la colpa è degli italiani se ora i francesi non vogliono più pagare quell’imposta? Sia lui che altri politici francesi stanno criticando il fatto che Ecomouv’ intaschi il 20% delle entrate, ma proprio quella era stata giudicata l’offerta migliore al momento della gara d’appalto. Moscovici ha annunciato che il contratto sarà rivisto e potrebbe addirittura essere sospeso, ora che neppure si è deciso se eliminare definitivamente o meno l’ecotassa.. E dopo che Ecomouv’ ha speso già 600 milioni di euro per i suoi investimenti.

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