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Lavoro: stop ai cocopro, verso il dietrofront sui licenziamenti collettivi

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti assicura che il limite dei 36 mesi per il contratto al tempo determinato non sarà toccato – Previsto lo stop ai nuovi contratti a progetto e proroga transitoria dei contratti in essere al 1° gennaio 2016. Per i licenziamenti collettivi probabile l’eslcusione dal Jobs Act

L’attuale limite massimo di 36 mesi per i contratti a tempo determinato non sarà eliminato. Esclusa anche, all’interno dei 36 mesi, l’ipotesi di riduzione delle proroghe che resteranno 5. Lo assicura il ministro del Lavoro Giuliano Poletti alla vigilia del consiglio dei ministri che darà l’ultimo via libera a tre decreti attuativi del Jobs Act: quello sul riordino dei contratti, quello sul contratto a tutele crescenti e quello sulla nuova Aspi, oltre al decreto sull’Agenzia unica per le ispazioni del lavoro (oggi divise fra Inps e Inail). Il ministro Poletti ha incontrato ieri i sindacati e ha escluso l’ipotesi di ridurre la durata dei contratti a termine a 24 mesi. Infine dovrebbero essere esclusi dal Jobs Act i licenziamenti collettivi: le nuove regole volute dal governo, che riducono lo spazio del reintegro nel posto di lavoro ampliando quello dell’indennizzo economico, in sostanza, resteranno fuori dai decreti attuativi.

Nel decreto legislativo sul riordino dei contratti, di cui si discuterà domani nel consiglio dei ministri, fa capolino la lotta contro le collaborazioni a progetto e i falsi Co.co.co. Infatti, nel decreto è previsto non solo lo stop ai nuovi contratti a progetto ma anche la decisione di portare a scadenza gli attuali contratti di questa tipologia. La deadline sarebbe fissata al 1° gennaio 2016. Ma come verrà risolto il nodo dei contratti a progetto e delle future assunzioni? Il governo proverà a ridefinire in questo frattempo il confine tra lavoro subordinato e autonomo studiando un sistema di presunzione relativa di subordinazione, inserendo dei criteri che saranno utili anche per individuare i falsi Co.co.co.
Con il nuovo decreto sparisce il jobs sharing (lavoro ripartito), sarà superata anche l’associazione in partecipazione e verrà alzato l’importo dei voucher. Resteranno in piedi invece il contratto di somministrazione (staff leasing a tempo indeterminato, eliminate le causali) e il lavoro a chiamata.

Interessante anche la ridefinizione dell’apprendistato. L’obiettivo è quello di una semplificazione dell’apprendistato di primo livello (per il diploma e la qualifica professionale) e dell’apprendistato di terzo livello, quello relativo all’alta formazione. Si dovrebbe andare verso il modello ‘duale’ tedesco e dovrebbe essere eliminata la quota obbligatoria di assunzione.
Da non sottovalutare anche la norma legata alle ristrutturazioni o riorganizzazioni aziendali. In questi casi l’impresa potrà modificare le mansioni del lavoratore fino a un livello ma senza toccare la retribuzione.

Sempre nella giornata di domani il Governo dovrà dare il via libera anche su altri due decreti: il contratto a tutele crescenti e la Nuova Aspi. Resta ancora da sciogliere il nodo relativo ai licenziamenti collettivi. L’incontro di ieri fra il ministro Poletti e i sindacati non è stato positivo. Su questo punto l’Esecutivo dovrà scegliere una di queste tre strade: l’addio al reintegro per i neo-assunti, la reintroduzione della tutela reale, lo stralcio del tema dal decreto rimandando la questione alla discussione sul riordino degli ammortizzatori sociali.

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