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L’Arabia Saudita rivaluta le sue risorse minerarie non sfruttate: +90% a 2.500 miliardi

L’aumento si deve alle nuove scoperte di terre rare, all’aumento i fosfato, oro, zinco e rame e alla rivalutazione di questi minerali

L’Arabia Saudita rivaluta le sue risorse minerarie non sfruttate: +90% a 2.500 miliardi

Da 1.300 miliardi a 2.500 miliardi. L’Arabia Saudita ha rivalutato le sue proiezioni sul potenziale minerario da scoprire, raddoppiandone quasi il valore rispetto alla precedente proiezione di 1.300 miliardi effettuata nel 2016. Il Paese inoltre ha sottolineato il potenziale di un settore destinato a contribuire alla diversificazione dell’economia del primo esportatore mondiale di petrolio, riducendone la dipendenza dai combustibili fossili. 

L’annuncio relativo alla rivalutazione è arrivato direttamente da Bandar Alkhorayef, ministro saudita dell’Industria e delle Risorse Minerarie, nel corso del Future Minerals Forum di questa settimana a Riyadh, un appuntamento che ha attirato delegazioni da “oltre 77 Paesi”, compresi i Paesi africani ricchi di risorse in cui l’Arabia Saudita dovrebbe effettuare acquisizioni minerarie. Presenti anche gli Usa con Geoffrey Pyatt, assistente del Segretario di Stato per le risorse energetiche.

L’Arabia Saudita e le risorse minerarie: i motivi della rivalutazione

“Sono lieto di annunciare che la nostra stima del potenziale minerario non sfruttato del regno è aumentata da 1,3 trilioni di dollari a 2,5 trilioni di dollari, con un aumento del 90%“, ha detto il ministro dell’Industria e delle risorse minerarie Bandar Alkhorayef in una conferenza a Riyadh.

“Questo aumento è dovuto alle nuove scoperte di terre rare, all’aumento dei volumi di fosfato, oro, zinco e rame e alla rivalutazione di questi minerali”, ha spiegato Alkhorayef, evidenziando che la nuova proiezione si basa solo sul 30% dell’attuale esplorazione dell’Arabian Shield. “C’è ancora molto da scoprire”, ha sottolineato. 

Da ben prima dello storico accordo raggiunto nell’ambito della Cop28, tenutasi il mese scorso a Dubai, l’Arabia Saudita ha lanciato un programma che mira a ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili. Il paese è infatti il maggiore produttore ed esportatore di greggio al mondo. Le esportazioni petrolifere costituiscono l’80-90% delle entrate statali, il 48% del pil della nazione e l’85% dei proventi delle esportazioni. Una delle vie individuate per sganciarsi dai fossili è quella di puntare, almeno in parte, sul settore minerario per attrarre investimenti stranieri.  

Il ministro dell’Energia, il principe Abdulaziz bin Salman, ha dichiarato alla conferenza che, invece di essere definiti un paese produttore di petrolio, “quello su cui stiamo lavorando è diventare un paese produttore di energia per tutte le fonti di energia”. 
Proprio per questo, nell’ambito della stessa conferenza, è stato annunciato anche un programma di incentivi per l’esplorazione in collaborazione con il Ministero degli Investimenti dotato di un budget di oltre 182 milioni di dollari.

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