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L’Antitrust blocca la grande Unipol: Mediobanca cerca una via d’uscita

L’Antitrust apre un’istruttoria e sospende l’integrazione per arrivare alla grande Unipol – Ora Mediobanca e Unicredit stanno studiando le carte per trovare una via d’uscita allo stop e per capire i margini di manovra – Il verdetto finale dell’Autorità potrebbe rivelarsi così ingombrante da dover rimettere in discussione i rapporti economici dell’unione.

L’Antitrust blocca la grande Unipol: Mediobanca cerca una via d’uscita

Cade in Borsa Fonsai all’indomani dello stop dell’Antitrust all’integrazione con Unipol: il titolo cede quasi circa il 3% dopo un avvio in calo del 4,66%, Premafin cede oltre il 4% mentre Unipol si muove addirittura in leggero territorio positivo a + 0, 66%. Cede l’1,67% invece Mediobanca, la regista dell’unione Fonsai Unipol, ma essa stessa tra i principali ostacoli ravvisati dall’Autority per l’operazione: il faro è sui legami finanziari, azionari, e personali che si verranno a determinare tra Mediobanca e il gruppo Unipol-Premafin essendo Mediobanca allo stesso tempo primo azionista di Generali. A Trieste, dove i soci si riuniscono domani per l’assemblea annuale, il Leone si è sempre mantenuto formalmente a distanza dall’operazione ma alla luce di questi legami anche le Generali, e non solo Piazzetta Cuccia sono finite nel procedimento avviato dall’Autority. Troppi gli intrecci e gli interessi, che non aiutano la concorrenza se si pensa che la grande Unipol sarebbe il primo operatore nel ramo danni e le Generali il secondo. Non solo i rischi potrebbero esserci anche nel ramo Vita.

Mediobanca e Unicredit stanno ora studiando le carte per trovare una via d’uscita allo stop e per capire i margini di manovra. L’Antitrust guidata ha infatti sospeso l’operazione, la realizzazione della fase di fusione nonché di ogni attività o delibera funzionale alla stessa. Insomma, palla totalmente ferma. Anche sui concambi. Una decisione presa per evitare che i prossimi passaggi dell’operazione possano comportare effetti difficilmente reversibili sul capitale delle società coinvolte, non solo rispetto ad un eventuale divieto, ma anche con riferimento ad una eventuale autorizzazione con misure”. Perché il verdetto finale dell’Antitrust potrebbe rivelarsi così ingombrante da dover rimettere in discussione i rapporti economici dell’unione. “I 45 giorni richiesti” dall’Antitrust “sono coerenti con l’aumento di capitale fattibile nel mese di giugno”, ha commentato l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. “Ci adegueremo, faremo l’istruttoria con loro, per andare sul mercato e raccogliere i capitali necessari per sistemare i ratios della iorni compagnia”. Ma l’istruttoria potrebbe durare fino a 75 giorni se si sommano i 30 giorni a disposizione perché l’Isvap possa esprimere le proprie valutazioni sulla relazione Antitrust.

Un assist all’asse Arpe-Meneguzzo che nonostante le varie porte chiuse più volte incontrate hanno più volte ripetuto che tutto poteva succedere da qui alla fusione. E infatti il colpo di scena è arrivato perché è solo la terza volta in 22 anni che l’Antitrust fa ricorso all’articolo 17 della legge che la istituisce. Anche perché alla base dello stop sono proprio i due nodi fondamentali cavalcati da Arpe-Meneguzzo nel loro esposto presentato proprio all’Antitrust a inizio aprile dove, come riportato dal Corriere della Sera, si mettevano in luce le criticità dell’operazione sia dal punto di vista della futura concentrazione nei rami danni e Rc Auto sia per il doppio ruolo di Mediobanca e poi di Unicredit, banche finanziatrici e registe della fusione. D’altra parte anche qualche tempo fa a Firstonline Francesco Paparella, presidente dell’Associazione italiana brokers di assicurazioni e riassicurazioni, aveva sottolineato che la fusione Unipol-Fonsai non giova agli utenti: “restringe molto il mercato danni e non ci sembra foriera di benefici per l’utenza. In Europa il mercato è molto più ampio come numero di operatori e noi stiamo andando verso una concentrazione più alta ancora”, aveva commentato Paparella.

Una notizia quello dello stop dell’Antitrust che cade come un macigno sul Cda di oggi di Fonsai in cui si sarebbe dovuto parlare proprio delle trattative sui concambi e su quello del pomeriggio di Premafin. Che al momento sarebbe la più a rischio. Tra le attività necessarie per la fusione ci sarebbe infatti anche la ristrutturazione del debito Premafin e l’ingresso di Unipol nel capitale della holding attraverso l’aumento di capitale riservato da 400 milioni. Operazioni che se dovessero saltare metterebbero a rischio la continuità aziendale di Premafin. Sul lato Fonsai, nonostante la minaccia di commissariamento da parte dell’Isvap finora evitata grazie al piano di integrazione con Unipol e le complicazioni sul fronte delle indagini della magistratura, c’è chi ora ipotizza che alle attuali condizioni possa aprirsi la strada per l’aumento di capitale stand alone. Intanto alla presidenza di Fonsai si è consumato, in parte, l’avvicendamento alla presidenza su cui molti stavano spingendo da tempo, tra cui anche Unicredit: il Cda di ieri ha nominato Cosimo Rucellai alla presidenza mentre Jonella Ligresti resta come vice insieme a Massimo Pini.

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