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La scommessa di Renzi sulla crescita?

Il vero interrogativo sulle riforme volute da Renzi è: ma che impatto effettivo avranno sul Pil? In linea teorica l’impatto della riduzione di 10 miliardi dell’Irpef porterebbe un aumento del Pil compreso tra lo 0,3 e lo 0,5% annuo, ma in realtà la riduzione parte da maggio e quindi consisterà in 7 miliardi – Ancora più difficile valutare le semplificazioni.

La scommessa di Renzi sulla crescita?
Forse perché storditi dalla nuova tecnica comunicativa di Renzi, nessun commentatore si è posto il vero interrogativo dalla cui risposta sarà possibile valutare la manovra economica proposta dal Governo: è cioè se le misure annunciate saranno in grado di far aumentare il PIL già nel corso di quest’anno e di quanto. Infatti è chiaro che se si riuscirà a riportare il tasso di crescita della nostra economia oltre l’uno per cento (e magari di alzare di mezzo punto anche l’inflazione attualmente allo 0,5%) i rapporti deficit/PIL e debito/PIL andranno automaticamente a posto anche spendendo qualche miliardo in più di quelli previsti. Il così detto problema delle coperture sarebbe in questo modo completamente superato.

Diversi centri di ricerca economica hanno valutato in linea teorica l’impatto della riduzione di 10 miliardi dell’Irpef in un aumento del PIL compreso tra lo 0,3 e lo 0,5% annuo. In realtà quest’anno la riduzione Irpef sarà di 7 miliardi in quanto partirà da maggio e quindi l’impatto potrebbe stare verso la parte bassa della forchetta. Ci sono poi le altre misure che riguardano le imprese, prima fra tutte il pagamento di oltre 60 miliardi di debiti della PA verso il sistema produttivo. Pur nell’incertezza delle cifre e dei tempi reali che saranno necessari per attuare il provvedimento, l’esperienza spagnola dimostra che anche questa misura da sola vale un incremento del PIL di tre decimali di punto. Ma le misure di sostegno delle imprese sono numerose ed abbastanza incisive a partire dall’aumento  del fondo di garanzia per le PMI, alla riduzione dell’IRAP, dal taglio del costo dell’energia elettrica alla riduzione dei contributi INAIL. Nessuno poi si è spinto a valutare gli effetti sul miglioramento della congiuntura del piano per le scuole, di quello per la tutela del territorio e del piano casa. E’ vero che in questi casi si tratta di fondi già stanziati, ma se si riuscisse ad accelerare la spesa effettiva certo qualche influenza sulla crescita potrebbero averla.

Ancora più difficile valutare l’impatto delle semplificazioni e delle altre misure annunciate sul mercato del lavoro. I primi provvedimenti di semplificazione dei contratti di apprendistato e di allargamento delle maglie dei contratti a termine sono interessanti ma da soli non bastano a delineare una vera svolta della normativa sul mercato del lavoro che viene infatti affidata ad un ddl delega e che quindi avrà presumibilmente tempi lunghi, forse troppo lunghi. Evidentemente Renzi, pur avendo accolto le tesi dei sindacati di concentrare la maggior parte delle risorse a sostegno dei redditi dei lavoratori delle fasce più basse, non se l’è sentita di aprire subito la partita con le confederazioni sindacali sull’abolizione delle varie casse integrazioni oggi esistenti e sull’avvio dei nuovi centri per l’impiego e soprattutto non ha voluto forzare la mano sullo spostamento della negoziazione a livello aziendale riducendo il peso della contrattazione nazionale che è il vero modo per recuperare importanti margini di produttività senza penalizzare il salario dei lavoratori.

Forse Confindustria, invece di accodarsi sempre alla Cgil nel chiedere soldi allo Stato (ed uscendone sempre largamente sconfitta), dovrebbe sfidare i sindacati sulle modifiche del mercato del lavoro e della contrattazione in  modo da consentire alle aziende di fare tutti quei cambiamenti organizzativi che avrebbero un forte impatto sulla competitività non solo e non tanto delle aziende industriali che hanno già fatto molto per conto loro, ma del vasto settore dei servizi pubblici e privati che sono certamente rimasti indietro. Infine sembra di capire che le autorità di Bruxelles e gli ambienti finanziari internazionali considerino la riforma del mercato del lavoro un po’ la madre di tutte le riforme ed il vero banco di prova del percorso iniziato dall’Italia verso un effettivo “cambio di verso”.

Per quanto riguarda le nuove tasse l’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie richiede attenzione per evitare che porti ad un incremento  dei tassi che banche ed imprese devono pagare sulle loro obbligazioni. Per questo sarebbe bene abolire la Tobin tax che è stata un completo fiasco dal punto di vista del gettito per lo Stato, mentre ha assottigliato il nostro mercato spostando all’estero molte contrattazioni. Sotto questo aspetto è però importante che non si consolidino aspettative ( che qualche giornale già ventilava questa mattina) di un aumento di altre tasse di qui a pochi mesi o di altri tagli alle pensioni, perchè questo porterebbe tra i cittadini nuove incertezze, vanificando quel cambiamento di umore e di aspettative dei consumatori che è elemento fondamentale per la buona riuscita della manovra. Sarebbe quindi bene che Renzi smentisse subito Cottarelli che ha parlato di un nuovo contributo di solidarietà sui pensionati ricchi entrando peraltro su un terreno che nulla ha a che fare con la vera spending review.

Se alle misure puramente economiche si aggiungono le riforme politiche, dalla legge elettorale maggioritaria (che secondo Barclays Bank varrebbe mezzo punto di PIL) al cambiamento della Costituzione sul ruolo del Senato e sul Titolo V, oltre ad una efficace lotta alla corruzione, si determinerebbe una spinta abbastanza forte  verso il miglioramento del clima di opinione nei confronti dell’Italia, aiutandoci a farci rialzare dal baratro in cui siamo. Certo per mettersi a correre servirà molto altro, dalla Giustizia ad un tassazione più favorevole e stabile nel tempo, sulle attività economiche, ma l’importante ora è cominciare a girare pagina. E speriamo che le lungaggini dei lavori parlamentari e le troppe  polemiche pretestuose delle forze politiche  non vanifichino il clima di fiducia verso un cambiamento del nostro paese che si va cautamente formando in primo luogo tra i nostri concittadini.

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