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La prima di Renzi a Cernobbio: tasse, pensioni, rappresentanza sindacale e riforma del Senato

IL DEBUTTO DEL PREMIER AL FORUM AMBROSETTI – Appello di Renzi agli imprenditori: “La politica sta cambiando, ora tocca a voi” – Esclusi nuovi interventi sulle pensioni, confermata la priorità dell’abolizione di Imu e Tasi – Possibile intervento sulla rappresentanza sindacale se le parti non troveranno un’intesa – Senato: dialogo sì ma art.2 non si tocca.

La prima di Renzi a Cernobbio: tasse, pensioni, rappresentanza sindacale e riforma del Senato

L’Italia sta cambiando, la politica sta cambiando e ora occorre che anche gli imprenditori facciano la loro parte cogliendo tutte le opportunità che l’Italia offre. E’ questo il messaggio che il premier Matteo Renzi ha voluto portare alla platea del workshop Ambrosetti, alla sua prima a Cernobbio. Il premier, che l’anno scorso aveva disertato il tradizionale appuntamento del gotha della finanza a Villa d’Este preferendogli Giussago per l’inaugurazione dello stabilimento di Rubinetterie bresciane, è arrivato attorno alle 14.15 atterrando con un elicottero nel giardino di Villa d’Este e accompagnato da Andrea Guerra, ex manager Luxottica diventato consigliere del premier e ora di prossima partenza per Eataly. “Ci sono trenta mesi di fronte a noi – ha voluto scuotere gli imprenditori in sala – bisogna uscire dalla dinamica in cui l’imprenditore deve resistere, l’Italia è una miniera di opportunità. L’Italia deve smettersi di piangersi addosso e si deve smettere di pensare che è la patria degli alibi”. Renzi ha esordito parlando di un’Italia che “non è più il problema economico dell’Europa”, di un Paese solido, stabile e forte, in cui “una straordinaria classe di imprenditori ha resistito nelle crisi dimostrando di poter ottenere successi singoli nel mondo” e in cui una nuove generazione sta cambiando le regole del gioco e l’approccio alla politica (“se nel bene o nel male lo vedremo nelle prossime elezioni dei cittadini”, ha aggiunto). Ma ha anche parlato di un “cambiamento ineludibile e innegabile” e di un Paese che deve diventare “più semplice” e “giusto”. “Un Paese più semplice – ha spiegato – significa più capace di avere un responsabile, un colpevole, per quello che accade e non accade”. Avanti tutta, quindi, con le riforme che semplificano e col taglio delle tasse.

SUL LAVORO ABBIAMO VOLTATO PAGINA, IN UN ANNO

Renzi non ha rinunciato a fare un’istantanea dei sui 18 mesi del governo: l’aumento dei posti di lavoro che secondo i dati Istat sono saliti di 236mila unità (“Nella crisi ne sono stati persi 927mila, il recupero del 20% non è sufficiente”, ha precisato); il calo del 27% della cassa integrazione; la riforma del lavoro fatta in un anno (“Un anno fa – ha ricordato – la discussione era tutta sull’articolo 18 ora l’articolo 18 non c’è più. Questo significa che l’Italia ha voltato pagina sul lavoro”) quando veniva giudicata impossibile e senza dimenticare che la Germania ci ha messo 3 anni chiedendo di superare il 3% di deficit. “L’Italia – ha fatto notare Renzi – l’ha fatta in un anno senza superare il 3% e rispettando il fiscal compact”.

PIL, L’ITALIA E’ RIENTRATA NEL GRUPPO UK E SPAGNA CRESCONO COL DEFICIT

Anche il dato sul Pil, che non fa certo brindare ma che è in linea alla crescita europea, va letto per Renzi sotto la giusta luce: “Solo tre volte in passato il Pil in Italia è stato in linea alla media europea”, ha detto Renzi facendo riferimento ad alcuni dati trimestrali degli anni 1995, 2000 e 2005, “per tutti gli altri trimestri è stato più negativo. L’Italia è come un ciclista che dopo aver forato è rientrato nel gruppo. Ma il gruppo va piano. Noi vogliamo essere leader, avere la maglia rosa, e quindi correre di più”. Certo, ci sono dei Paesi che corrono di più. “Ma fino a un certo punto”, fa notare Renzi portando in scena il caso Uk e Spagna. “Hanno leve che noi non abbiamo – ha detto – In Uk David Cameron per tagliare le tasse ha portato il deficit al 5% e la Spagna per le riforme in tre anni ha fatto un deficit in media del 3%. Se noi facessimo un deficit del 6% avremmo un margine di 64 miliardi di euro. Ve la faccio anche io la crescita con questo margine”. “E’ evidente che per noi non va bene – ha aggiunto – sono i nostri figli che ci chiedono di non fare più debito”.

AVANTI CON LA RIDUZIONE DELLE TASSE

La ricetta di Renzi passa per le riforme e la riduzione delle tasse e la capacità di cogliere le opportunità. “La riforma della legge elettorale – ha detto – significa che chi arriva primo vince. Dobbiamo avere un governo ogni cinque anni, siamo stati campioni mondiali di alibi, chi arriva primo deve avere la possibilità di rispondere a chi lo ha eletto”. E ha scandito la scaletta per l’operazione sulle tasse che si articolerà in cinque anni. Dopo gli 80 euro e l’Irap nel 2015, nel 2016 ci sarà l’operazione sulla casa. “In molti storcono il naso – ha affermato Renzi – da dieci anni si discute sulla casa, l’abbiamo fatta diventare una gara di acronimi, Tasi e paga, il prossimo anno Imu, Tasi non si pagheranno più”, neanche sui macchinari bullonati e terreni agricoli. Nel 2017 sarà poi la volta dell’Ires e nel 2018 dell’Irpef.

LE RISPOSTE AGLI IMPRENDITORI IN SALA

Il premier, continuando a porte chiuse il suo intervento, ha poi risposto ad alcune domande poste dagli imprenditori e manager in sala su diverse questioni sul tavolo: sulle pensioni, ha rassicurato, non ci saranno altri interventi; togliere le tasse sulla casa è una priorità psicologica, perché è la tassa più odiata dagli italiani, e per questo ha la precedenza sull’Irpef; l’accordo sulla contrattazione e sulla rappresentanza sindacale è materia delle parti che si devono incontrare ma se non si trova un accordo il governo interverrà perché si tratta di un tema fondamentale per la modernizzazione. Infine, sul Senato c’è apertura ma l’articolo 2 non si tocca perché vorrebbe dire smontare tutta la riforma costituzionale.

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