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La manovra va contro la Costituzione: critiche dalla commissione al Senato

Dubbi su contributo di solidarietà, rinvio del Tfr per i lavoratori pubblici, accorpamento alla domenica delle feste laiche, soppressione delle province con meno di 300mila abitanti e liberalizzazione dei servizi degli enti locali – Ora tocca alla commissione Bilancio – Azzollini (Pdl): “In fase emendativa si terrà conto di tutto”.

La manovra va contro la Costituzione: critiche dalla commissione al Senato

La manovra correttiva presenta ”profili di irragionevolezza” e di incostituzionalità. Lo ha stabilito la commissione Affari costituzionali del Senato. Si tratta di ”un parere non ostativo con condizioni”, vale a dire: c’è il via libera, ma solo a patto che ”siano in ogni caso riformulate” le disposizioni contestate. In particolare, si legge nel parere, il differimento del pagamento delle tredicesime “oltre a comprimere il diritto costituzionale alla retribuzione, appare particolarmente vessatoria nei confronti dei lavoratori”, si chiede quindi di rivedere tale disposizione.

Ancora, gli interventi che modificano la disciplina del pagamento del Tfr ”presentano profili di irragionevolezza”. La commissione chiede poi di rivedere l’ipotesi dell’accorpamento delle feste laiche alle domeniche perché “la relazione tecnica allegata al decreto tace circa la quantificazione dei risparmi che deriverebbero dall’applicazione di tale misura”. Si chiede quindi di ”verificare se l’accorpamento produca effetti economici rilevanti e tali da giustificare la soppressione delle festività”.

Critiche vengono poi mosse al contributo di solidarietà, che ”non appare sufficientemente rispettoso del principio dell’articolo 53 della Costituzione (quello secondo cui tutti devono contribuire alla spesa pubblica in ragione delle propria capacità contributiva, ndr), ponendosi anche in sostanziale violazione del principio di uguaglianza dell’articolo 3 della Costituzione”. Ciò perché, si spiega nel parere, per via dell’esistenza di “una vasta area di evasione fiscale”, a subire gli effetti del prelievo “sarebbero, in gran parte, i redditi da lavoro dipendente”, mentre gli altri redditi, “anche molto piu` elevati, ma indebitamente sottratti a tassazione, non sarebbero colpiti, così come esenti dal contributo sarebbero le ricchezze patrimoniali, anche molto ingenti”.

Ancora, ”evidenti elementi di incompatibilita’ costituzionale” vengono riscontrate sul capitolo relativo alla soppressione delle Province con meno di 300mila abitanti. Infine per la prima commissione del Senato relativamente al capitolo ‘liberalizzazione dei servizi degli Enti locali’, ”appare necessaria, al fine di evitare possibili censure di incostituzionalità, un’attenta verifica della compatibilità di tale nuova disposizione con gli effetti abrogativi prodotti da due dei quattro referendum del 12 e 13 giugno 2011”.

Da Palazzo Madama, insomma, arriva un parere dal sapore di bocciatura. Lo conferma il presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini (Pdl). “Fermo restando che c’è condivisione sugli obiettivi che intende perseguire il Governo, per le parti che ci riguardano la commissione ha espresso un aspro giudizio in merito alla compatibilità costituzionale” del decreto, afferma. Il parere è stato trasmesso alla commissione Bilancio, che discute la manovra correttiva in sede referente. Antonio Azzollini (Pdl), il presidente dell’organismo, promette che non saranno fatti sconti. “In fase emendativa si terrà conto di tutto”. Anche di questo parere.

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