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La Grecia rinvia a fine mese i pagamenti al Fondo Monetario. Frenano euro e bund

Stasera nuovo incontro Juncker-Tsipras ma il premier greco avverte che il piano dei creditori non può essere la base dell’accordo: trattativa ancora lunga e mercati in fibrillazione – L’Ipo Inwit e le avances di Orange fanno bene a Telecom – Opa Pirelli: Paulson e Malacalza vogliono di più – Sconto del 35,2% per l’aumento di capitale di Carige

La Grecia rinvia a fine mese i pagamenti al Fondo Monetario. Frenano euro e bund

Il Fondo Monetario ha comunicato nella serata di ieri che la Grecia salderà le rate del debito in scadenza a giugno (quattro in tutto, per complessivi 1,6 miliardi) solo a fine mese. Oggi il premier greco presenterà in Palamento l’offerta ricevuta dai creditori, comunque già respinta. Stasera nuovo round d’incontri tra Jean-Claude Juncker ed Alexis Tsipras. La trattativa, dunque, è ancora lunga e incerta. Ma almeno è stata rinviata la scadenza. 

Il dossier Grecia è stato uno degli ingredienti che hanno caratterizzato ieri una seduta ad altissimo tasso di volatilità, con forti escursioni nei due sensi per valute e titoli di Stato. Un fenomeno senz’altro collegato alla liquidità in circolazione, frutto a sua volta del Qe (sia quello europeo che di Giappone e Cina), ma che si è sviluppato secondo un copione in buona parte ancora da decifrare.

In sintesi: 

1) l’euro ha ripiegato ieri pomeriggio a 1,127 sul dollaro, dopo aver toccato in mattinata quota 1,135. Stamane il ripiegamento continua: in Asia la moneta unica tratta sul dollaro a 1.1201. L’inversione di tendenza ha coinciso con la pubblicazione del report del Fondo Monetario in cui si rivede al ribasso, al 2,5% dal 3,1% precedente, la crescita del Pil Usa nel 2015. Il Fondo, ha anche invitato la Banca centrale americana a rinviare fino a metà del 2016 il rialzo del costo del denaro. 

2) Il rendimento del Bund decennale tedesco è arrivato a sfiorare quota 1% (0,995% il prezzo massimo rilevato da Bloomberg), per poi ripiegare a 0,83%. Simile la performance del Btp che chiude a 2,14% con spread in allargamento di 1 bp a 130 dopo esser salito in giornata fino al 2,25% al traino dei titoli tedeschi.

3) Chiudono in terreno negativo i listini Usa alla vigilia della statistica più attesa (e temuta) prima del meeting della Fed: i dati sull’occupazione di maggio, l’indicatore più seguito dalla Fed. La previsione è di 226 mila nuovi occupati. L’indice Dow Jones ha chiuso in calo dello 0,94%, S&P 500 -0,86%. Giù anche il Nasdaq, -0,79%. 

4) Gli indici europei hanno chiuso la giornata in terreno negativo dopo forti oscillazioni: mattinata in profondo rosso, rimbalzo in terreno positivo sull’onda di (false) notizie sull’imminenza dell’accordo con Atene, finale di nuovo in rosso. A Milano l’indice Ftse Mib chiude in calo dell’1,15%, a 23.336 punti. Parigi ha perso lo 0,9%, Francoforte -0,7%. Madrid -1,1%. Peggio di tutti Londra (-1,3%).

5) Fa eccezione la Cina, che ha chiuso la settimana con un nuovo rialzo che cancella gli effetti della caduta di metà settimana. Shanghai sale dell’1% per la prima volta dal 2008 oltre la barriera dei 5mila punti. Tokyo perde lo 0,5%.

Il Brent perde il 2,7% e scivola a 62 dollari il barile. Oggi si terrà a Vienna l’atteso meeting dell’Opec. Secondo le previsioni, il cartello dovrebbe confermare il tetto dei 30 milioni di barili al giorno, in attesa del rientro a pieno regime del greggio iraniano ancora sotto embargo. Secondo gli esperti di Barclays la quotazione del Brent si assesterà nel terzo trimestre intorno a una media di 61 dollari al barile, per recuperare fino a 66 dollari nel quarto.

SAIPEM AFFONDA: FA PAURA UN AUMENTO DI CAPITALE

A Piazza Affari è andato in scena l’affondamento di Saipem , che si è inabissata con una perdita del 13,5%. La causa del tracollo è stata una news di Dealreporter che ha scritto che la società, da pochi giorni sottola guida di Stefano Cao, starebbe valutando un aumento di capitale da 2-2,5 miliardi di euro.

Saipem ha diffuso una nota nella quale, pur affermando che non c’è per ora alcuna decisione in materia, ammette che da tempo è in corso la valutazione su diverse opzioni di rifinanziamento a supporto della sua strategia industriale, “anche nella prospettiva di un diretto ricorso al mercato”. 

Deboli anche gli altri petroliferi: Eni ha perso l’1,9%, Tenaris il 3,7%. 

TELECOM ITALIA SUPERSTAR IN VISTA DELL’IPO INWIT 

Telecom Italia +1,3% a 1,830 euro, è stata la miglior blue chip di ieri. Nel corso della seduta il titolo si è spinto fino a 1,1980 euro, a un passo dai massimi dall’ottobre 2009. In evidenza anche l’azione di risparmio, +2% a 0,951 euro. Dall’inizio dell’anno Telecom Italia registra un guadagno del 33% che si confronta con il +15% messo a segno dall’indice Europe Stoxx Tlc.

Il gruppo ha fissato la forchetta di prezzo per l’IPO di Inwit, la controllata attiva nel settore delle torri di trasmissione per la telefonia mobile, tra 3,25 euro e 3,90 euro per azione, pari a una valorizzazione compresa tra 1,95 miliardi di euro (minimo non vincolante) e 2,34 miliardi (massimo vincolante). 

Telecom Italia venderà fino al 40% del capitale, inclusa una greenshoe fino al 15% dell’offerta. In caso di totale collocamento della quota sulla parte alta della forchetta, Telecom Italia arriverebbe a incassare 936 milioni di euro. 

IL DOLLARO DEBOLE FRENA LUXOTTICA. GIU’ ANCHE FCA E CNH

La debolezza del dollaro si fa sentire sui titoli più esposti nell’area della valuta Usa. Luxottica arretra bruscamente con un ribasso del 2% e scivola sotto la soglia dei 60 euro. In ribasso anche CNH Industrial -1%, Fiat Chrysler -0,6%. Autogrill -0,7%. 

OPA PIRELLI: PAULSON (E MALACALZA) VOGLIONO DI PIU’

Acquisti su Pirelli, +0,52% a 15,55 euro sopra il livello previsto dall’Opa di Chem China. Un gruppo di investitori istituzionali, tra cui il fondo diretto da Hank Paulson (6% dichiarato da metà maggio) e la famiglia Malacalza (7% circa), puntano a chiedere alla Consob un prezzo di offerta pubblica più alto rispetto ai 15 euro previsti.

CARIGE, AUMENTO AL VIA: LO SCONTO E’ DEL 35,2%

Ieri sera il Cda di Banca Carige ha fissato i termini dell’aumento di capitale da 850 milioni di euro che permetterà al gruppo di allinearsi ai target della Bce. L’operazione, che partirà lunedì 8 per chiudersi il 25 (per quanto concerne l’esercizio dei diritti) prevede l’emissione di 7 nuove azioni ogni una posseduta al prezzo di 1,17 euro. Lo sconto sul Terp, pari al 35,2%, è inferiore a quello applicato in occasione della ricapitalizzazione del 2014 (38%).

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