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La crisi non cede il passo e gli italiani sono costretti a rinunciare a ristoranti e pizzerie

Gli italiani a causa della crisi vanno sempre meno al ristorante, tanto che il settore lamenta un calo della spesa delle famiglie negli ultimi due anni di 2,5 miliardi di euro (-4%). Nel 2012 il settore ha perso consumi per 1,6 mld e nel 2013 e’ atteso un calo dell’1,3% pari a 800 milioni di euro. Lo dice Fipe Confcommercio presentando una nuova collana.

La crisi non cede il passo e gli italiani sono costretti a rinunciare a ristoranti e pizzerie

Le ‘forchette’ italiane rinunciano sempre più a un buon ristorante o a una buona pizzeria. Nel 2012 il settore ha perso consumi per 1,6 miliardi e nel 2013 e’ atteso un calo dell’1,3% pari a 800 milioni di euro. Lo comunica la Fipe-Confcommercio in occasione della presentazione della nuova collana ‘Le Bussole’ con il primo volume ‘La ristorazione’, una guida per gli imprenditori, vecchi e nuovi, che ha lo scopo di suggerire idee per il rinnovamento e la promozione dei loro locali.
In due anni il consumo delle famiglie al ristorante ha avuto una flessione del 4%, pari a 2,5 miliardi di euro in meno e nel 2012 la spesa in generale si è ridotta di 1,6 miliardi di euro con una contrazione del 2,5%. Un dato negativo che si conferma, anche se in modo più contenuto, per l’anno in corso in cui è prevista una diminuzione dell’1,3%. Un panorama che stona con i dati che vedono l’Italia al terzo posto, dopo la Spagna e la Gran Bretagna, nel mercato dei consumi alimentari fuori casa.
Un mercato che, però, è stato messo in grande difficoltà dalla crisi di questi annic con la chiusura delle tantissime attività legate alla ristorazione. Nel primo semestre del 2013 infatti il saldo tra aperture e chiusure è stato negativo per 5.000 esercizi.
“Nel solo 2012 – spiega il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani – le imprese che hanno avviato un’attività sono state oltre 16mila con un numero di cessazioni di 25.678, facendo registrare un saldo negativo di 9.345 imprese”.
L’impatto sulla fiducia delle imprese e dei possibili nuovi imprenditori è pesante. Nel 2012 le speranze di prospettive future sono tornate sui livelli più bassi del 2008, mentre il lieve recupero registrato nella prima parte dell’anno in corso non appare in grado di invertire il ciclo negativo iniziato nel secondo semestre del 2011. “Nel primo semestre del 2013 – aggiunge Stoppani – hanno avviato l’attività 9.985 imprese mentre 14.871 l’hanno cessata. Lo stato di sofferenza della domanda interna, non impatta negativamente solo sulla rete della distribuzione commerciale”.

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