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La Cgil lancia il referendum per la sicurezza sul lavoro. Il settore energetico tra i più esposti

La tragedia di Suviana e non solo il bisogno di rivedere le norme sulla sicurezza sul lavoro. Il referendum segno di debolezza.

La Cgil lancia il referendum per la sicurezza sul lavoro. Il settore energetico tra i più esposti

La tragedia della centrale elettrica di Suviana è arrivata quando il quesito referendario era già stato scritto. Nessuno può accusare, quindi, la Cgil di aver speculato sulla morte dei lavoratori nell’impianto Enel. È una cosa che va detta perché le polemiche non si sono fermate nemmeno davanti a corpi straziati a 40 metri di profondità. La sicurezza sul lavoro in Italia è diventata un’inquietante falla nel sistema produttivo. Sui luoghi di lavoro sono centinaia di morti all’anno, ma anche 500 mila feriti.

La Cgil ha depositato in Cassazione quattro referendum. Il primo riguarda la sicurezza sul lavoro con riferimenti al sistema degli appalti e dei subappalti. Gli altri riguardano la liberalizzazione dei contratti a termine, il contrasto ai lavori illegittimi, l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Quello sulla sicurezza in queste ore è di gran lunga il quesito più impellente. I sette morti della centrale idroelettrica di Suviana hanno a che fare con la responsabilità del Committente Enel nell’assegnazione degli appalti ? È giusto che un’azienda appaltante abbia su di se la responsabilità di tutto ciò che avviene a valle, durante le lavorazioni ? La politica ha il dovere di intervenire- come ha ricordato anche il Presidente Sergio Mattarella– se le norme lasciamo spazio a dubbi e opacità. Bisogna fermare gli incidenti anche con più ispettori.

L’energia e i suoi rischi

L’incidente della centrale di Suviana ci porta, purtroppo, a entrare un po di più nel settore energetico. In tutto il mondo è sicuramente uno dei più a rischio. Dalle raffinerie, ai gasdotti, alle piattaforme off shore, alle navi petroliere, alle centrali di produzione elettriche(!) i rischi sono altissimi, come sa chiunque abbia avuto a che fare con il settore. Tutte le fonti di energie hanno un elevato grado di pericolosità intrinseco e trascurarlo vuol dire esporre gli addetti a incendi, esplosioni, fuoriuscita di liquidi, gas o altre sostanze intossicanti. Non sono ammesse distrazioni e la preparazione dei lavoratori è un requisito imprescindibile.

L’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro ha pubblicato dossier specifici anche riguardo alle fonti rinnovabili. La casistica dei pericoli è ampia e in questa fase di transizione energetica l’attenzione è cresciuta enormemente. Le fonti alternative come l’idrogeno, l’eolico, il fotovoltaico, il biogas, poggiano su processi delicati e interconnessi tra loro. Una centrale idroelettrica produce energia pulita, ma nella sua pancia ci sono strumenti, attrezzature, macchinari in uso da sempre e sempre più sofisticati. Non a caso a Suviana si indaga su turbine, alimentatori, generatori, olii che si surriscaldano. È lo stesso per un parco eolico a terra, una wind farm in mezzo al mare, una stazione di idrogeno. Basta andarci.

Subappalto o specializzazione ?

I sindacati alzano la voce contro i subappalti. Cosa vuol dire ? Ci sono settori industriali- ancora l’energia più di tutti- dove il lavoro in subappalto equivale ad alta specializzazione. Competenza, esperienza, conoscenza delle macchine e dei processi sono peculiarità che le grandi aziende molte volte non hanno al loro interno. Ci sono attività derivate in virtù di contratti di manutenzione su installazioni che conoscono e governano i tecnici che le hanno progettate o costruite. Se ne vedono a migliaia in tutti i siti di produzione. Ci mancherebbe altro che le norme non distinguessero il ruolo di consulente da quello di subappaltatore, manutentore o altro. È cosa che va regolamentata meglio probabilmente. In tutti i casi, bisogna essere trasparenti e rivedere le regole tenuto conto che anche chi è impiegato in imprese subappaltatrici è un lavoratore con diritti e doveri

“Il messaggio che vogliamo lanciare – ha detto Maurizio Landini – è che il lavoro, le persone e le loro vite devono tornare a essere un bene pubblico”. L’Italia ha istituzioni ed enti che possono intervenire lontani e in condizioni ben diverse da tragedie e inchieste giudiziarie. Un dato appare certo: raccogliere firme per un referendum su questioni così delicate è un segno di debolezza per un paese che è ancora seduto tra i più industrializzati del mondo.

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