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Johnson si dimette, ma resta in carica fino all’autunno: già partita la corsa alla successione. Si impenna la sterlina

Dopo aver tentato in tutti i modi di resistere Johnson si è arreso e ha deciso di dimettersi: “Non avrei voluto, ma quando il gregge si muove, si muove. Nessuno è indispensabile”.

Johnson si dimette, ma resta in carica fino all’autunno: già partita la corsa alla successione. Si impenna la sterlina

Boris Johnson si dimette da Primo Ministro. Nelle ultime 48 ore le aveva provate tutte per restare a Downing Street, qualsiasi cosa fosse in suo potere, ma alla fine è stato costretto ad arrendersi alle pressioni del partito conservatore e alla pioggia di defezioni diventata velocemente una tempesta.

Un passo indietro inevitabile che arriverà tramite un annuncio ufficiale alla Nazione atteso per le prossime ore. Attenzione però perché non si tratta di una completa uscita di scena: Johnson dovrebbe rimanere in carica fino al prossimo autunno, quando il partito conservatore sceglierà il suo nuovo leader e dunque il nuovo primo ministro (nel Regno Unito il numero uno del partito di maggioranza diventa automaticamente Premier). Con il passare dei minuti però, secondo il Guardian, molti membri del partito conservatore hanno fatto sapere di considerare “irricevibile” anche questa opzione, considerata troppo rischiosa. Alcuni vorrebbero infatti che il periodo di transizione fosse portato avanti da Dominic Raab.

A tre anni di distanza dal successo clamoroso ottenuto alle urne, Johnson è stato dunque costretto ad arrendersi dopo che la sua enorme popolarità è stata letteralmente spazzata via da continui scandali che ne hanno minato a poco a poco le fondamenta, l’ultimo dei quali – la nomina di Chris Pincher a deputy chief whip nonostante il Primo Ministro fosse a conoscenza delle accuse di molestie sessuali nei suoi confronti – risultato fatale.

La resa di Johnson

 “È chiara ora la volontà dei parlamentari del Partito Conservatore che ci dovrebbe essere un nuovo leader del partito e quindi un nuovo primo ministro”, ha detto Johnson.

Il processo per la designazione, ha spiegato, “inizia ora, la tabella di marcia sarà resa nota la settimana prossima”. Nel frattempo “oggi ho nominato il nuovo Governo, che sarà in carica finché il nuovo leader sarà nominato”.

“Negli ultimi giorni – ha rivelato – ho cercato di convincere i miei colleghi che sarebbe stato eccentrico cambiare governo quando stavamo offrendo così tanto, quando abbiamo un mandato così vasto”. Ha spiegato di essere rammaricato per “non aver avuto successo in quelle argomentazioni”. Ma “quando il gregge si muove, si muove“, in politica “nessuno è remotamente indispensabile, il nostro sistema brillante e darwiniano produrrà un nuovo leader egualmente impegnato a condurre il Paese attraverso tempi difficili”, ha affermato Johnson.

“Da adesso fino all’arrivo del nuovo premier, il vostro interesse sarà servito, il Paese continuerà ad andare avanti”, ha aggiunto, rivolgendosi direttamente ai cittadini. “Anche se i tempi possono sembrare bui adesso – ha concluso – il nostro futuro insieme è luminoso e dorato”.

Il colpo di grazia 

Il colpo di grazia è arrivato stamattina. Il Premier sperava che il flusso di dimissioni cominciato con gli addii del cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak e del ministro dell’Istruzione Sajid Javid si fosse arrestato ieri notte. E invece dall’alba il ritmo ha ripreso a spron battuto. In due giorni sono oltre 50 le persone che hanno deciso di lasciare il Governo, tra ministri, sottosegretari e altri membri dell’Esecutivo. La motivazione? Sempre la stessa: dopo lo scandalo Pincher, Johnson non era più considerato “degno” di guidare la Nazione. 

La resa è però arrivata dopo le clamorose dimissioni dei due ministri che Johnson aveva nominato meno di 48 ore fa: il nuovo cancelliere dello scacchiere, Nadhim Zahawi, e la ministra dell’Istruzione, Michelle Donelan. 

“Primo ministro, questo non è sostenibile e andrà solo peggio: per lei, per il Partito conservatore e soprattutto per tutto il Paese. Deve fare la cosa giusta e andare via ora“, ha scritto Zahawi, postando anche la foto di una lettera con carta intestata del Tesoro. 

Ad incidere sulla decisione di dimettersi, secondo i giornali inglese, ha contribuito il fatto che il Primo Ministro non abbia trovato più nessuno disposto a far parte del suo Governo, ormai privo di qualsiasi credibilità politica e istituzionale. 

La lotta per la successione

All’interno del partito conservatore è già partita la lotta per la successione. Secondo i media britannici a correre per la carica di leader dei conservatori e dunque di futuro premier ci saranno proprio Zahawi, ministro delle finanze per 48 ore, e il suo predecessori Rishi Sunak

Tra i papabili anche la ministra degli esteri, Liz Truss, e l’ex fedelissimo Michael Gove, anche lui tra coloro che hanno chiesto a Johnson di lasciare Downing Street (ma in privato, in questo caso).

Si impenna la sterlina

Immediata la reazione della sterlina. La moneta inglese si è impennata fino a 1,199 nel cambio con il dollaro, per poi attestarsi intorno a quota a 1,197 mentre l’euro è sceso fino a un minimo di 85,12 pence per poi risalire a 85,23 pence. Sale invece dell’1% la Borsa di Londra.

(Ultimo aggiornamento: ore 15.00 di giovedì 7 luglio).

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