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Governo Johnson a rischio: altre dimissioni dopo scandalo Pincher, ma BoJo resiste

Dopo quelle del ministro della Sanità e del Cancelliere dello Scacchiere, arrivano oltre 30 defezioni nel governo di Johnson. L’ultimo è il ministro per l’export. Il Premier prova ad andare avanti.

Governo Johnson a rischio: altre dimissioni dopo scandalo Pincher, ma BoJo resiste

Il governo di Boris Johnson continua a perdere pezzi. L’ultimo ad abbandonare la nave è stato il ministro delle Esportazioni e delle Pari Opportunità Mike Freer. Prima di lui era toccato a Laura Trott, ministrial aide (qualcosa di meno di sottosegretario) ai Trasporti. Sono gli ennesimi contraccolpi del modo in cui Johnson ha gestito lo scandalo Pincher, ultimo di una lunga serie. Ad attirare l’attenzione di tutti è stata l’uscita dal Governo del titolare della Sanità, Sajid Javid, e del cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, numero due di fatto della compagine Tory e responsabile della politica economica.

In totale, sottolinea il Financial Times, più di 30 membri del governo si sono dimessi nelle ultime 24 ore per protestare contro la leadership di Boris Johnson.

Lo scandalo Pincher

In sostanza, Johnson è accusato di aver mentito sul passato di Chris Pincher, un suo fedelissimo costretto a dimettersi da deputy chief whip la settimana scorsa per aver palpeggiato in un gentlemen club frequentato da Tory due uomini, fra cui un collega deputato. Il premier era al corrente da anni di questi comportamenti del suo collaboratore, ma in un primo tempo ha provato a negare tutto, come aveva già fatto nel caso del Partygate, le feste a Downing Street durante il lockdown.

Le dimissioni a catena nel governo

Il tentativo del premier di giustificarsi dicendo di aver inizialmente dimenticato d’essere stato messo al corrente oltre due anni fa dei sospetti sulle molestie di Pincher non ha convinto Javid, che si è dimesso dicendo di non poter “più servire in buona coscienza in questo governo”. A stretto giro anche Sunak ha comunicato la sua decisione: “Il popolo si aspetta giustamente che il governo sia condotto in maniera appropriata, competente e seria – si legge nella lettera di dimissioni – Credo che valga la pena battersi per questi standard ed è per questo che mi dimetto”. Poi sono arrivati gli addii di Quince e Trott a rincarare la dose.

Nel pomeriggio di oggi, il ministro delle Esportazioni e delle Pari Opportunità, Freer, ha motivato le sue dimissioni dicendo di non poter piùi far parte di una formazione politica “che ha creato un clima di ostilità verso le persone Lgbt+ e di non poter più difendere politiche con cui si trova in disaccordo”.

Johnson prova a resistere

Nonostante tutto, Johnson sembra deciso a non dimettersi e ad andare avanti. E ha varato subito un minirimpasto: Steve Barclay, capo gabinetto di Downing Street, è stato promosso a nuovo ministro della Sanità, mentre Nadhim Zahawi è il nuovo cancelliere dello Scacchiere. Basterà per andare avanti? Non è chiaro: alcuni commentatori sostengono che il governo Johnson non arriverà alla fine della settimana. In ogni caso, è ormai certo che non sarà l’attuale Premier a guidare i conservatori alle prossime elezioni.

(Ultimo aggiornamento: ore 17.50 del 6 luglio).

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