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Italia a caccia di gas per ridurre dipendenza da Mosca: accordi con Algeria, Congo, Angola e Qatar

L’Italia è a caccia di gas per sostituire quello russo. Qatar, Algeria, Angola e Congo sono i paesi principali sui quali il governo sta puntando nuove intese energetiche

Italia a caccia di gas per ridurre dipendenza da Mosca: accordi con Algeria, Congo, Angola e Qatar

L’Italia è a caccia di gas e come l’Europa vuole liberarsi il prima possibile dalla sua dipendenza del gasso russo – da cui importiamo il 40% del fabbisogno italiano – viste le vulnerabilità economiche e sociale connesse a una eventuale interruzione delle forniture ma anche per quei pagamenti (più di 600milioni di euro al giorno) che arrivano a Mosca e sostengono l’economia russa “indebolendo” il peso delle sanzioni imposte.

Lo shopping italiano di gas: il piano del governo

Il piano del governo per arrivare all’indipendenza dal gas russo vedrà aumentare le forniture di gas liquefatto via nave dal Qatar (di cui Doha è il nostro principale fornitore) e di gas via tubature, Algeria, Repubblica del Congo e Angola. Alla disponibilità di questi paesi di aumentare le forniture “dimezzeremo la nostra dipendenza energetica dalla Russia nei prossimi due mesi “, ha detto il ministro degli Esteri Luigi di Maio, specificando che “per l’inverno del 2022” prevede “una situazione addirittura migliore che ci permetterebbe di resistere ai ricatti di Mosca”. Previsione ottimistiche rispetto a quelle di qualche giorno fa che prevedevano tempi più lunghi per la sostituzione delle importazioni italiane di gas.

Con Algeri l’accordo è di prevedere in tempi non troppo dilatati il transito di altri 10 miliardi di metri cubi di gas attraverso il Transmed. Un’altra importante fornitura arriverebbe dal Qatar: Di Maio e Descalzi hanno raggiunto un’intesa per garantire forniture aggiuntive rispetto ai 7 miliardi di metri cubi che Doha già assicura al nostro Paese.

Non si parla solo di idrocarburi. “Ma procediamo anche su diversificazione fonti energetiche”, ha detto Di Maio nel suo intervento alla XIII Conferenza congiunta Maeci-Banca d’Italia, dedicata alla transizione energetica. “Stiamo negoziando un memorandum d’intesa con Algeria e Libia sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e con la Tunisia sull’idrogeno verde”. E che “a livello multilaterale lavoriamo in stretto raccordo con i paesi dell’Unione Europea e membri dell’agenzia internazionale dell’energia”, ha concluso il ministro.

Dunque, che sia il presidente russo Vladimir Putin a interrompere le forniture oppure la stessa Europa per aumentare la pressione su Mosca – come gli Stati Uniti e Regno Unito – una tale mossa avrebbe conseguenze devastanti senza un piano B per la loro sostituzione immediata. Prevedere cosa accadrà è impossibile, per questo l’Italia, a caccia di gas, si sta muovendo rapidamente per ridurre nel breve periodo la sua dipendenza dalla Russia.

Da dove viene il gas in Italia?

Secondo i dati di oggi, lunedì 14 marzo: il 22,9% dall’Algeria, il 6,2% Nord Europa, il 10% dall’Azerbaijan, il 27,6% dalla Russia, il 22,2% dalle riserve, l’11% dal gas liquefatto. Proprio su quest’ultimo si cerca di puntare facendone arrivare di più ma sarà difficile perché c’è una grande concorrenza internazionale e poi bisogna riportarlo al suo stadio gassoso attraverso i rigassificatori. In Italia ne abbiamo tre che vanno al 60% della loro capacità di esercizio, e possono essere a breve portati a una efficienza superiore quindi produrre più gas, ma ci vorranno mesi se non anni per aumentare la loro produzione. La capacità annua è 15 miliardi di metri cubi e coprono circa l’11% del fabbisogno contro i 10 miliardi di metri cubi del 2021.

Tra le ipotesi per calmierare il prezzo anche a livello europeo c’è la volontà di fissare un tetto massimo al prezzo sull’importazione di gas naturale in Italia: 100 euro a megawattora. Il rischio, però, è che i Paesi fornitori dell’energia potrebbero sbattere le porte in faccia all’Europa vendendo a un prezzo più alto ad altro.

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