Condividi

Istat: Pil pro capite ai minimi da 10 anni

L’Istat ha pubblicato il rapporto “Noi Italia”, dal quale emerge una profonda spaccatura tra il Nord e il Sud del Paese: la ricchezza del Nord Ovest (30.821 euro di Pil pro capite) è risultata quasi doppia rispetto a quella del Sud (16.761) – Rispetto alla media Ue va bene la quota di consumi sul Pil, mentre continua a essere una nota dolente il lavoro.

Istat: Pil pro capite ai minimi da 10 anni

Il Pil pro capite italiano crolla ai minimi da 10 anni: 25.256 euro, un dato inferiore a quello della media dei 28 Paesi membri dell’Ue (27.400, a parità di potere d’acquisto standard, scrive l’Istat), che colloca l’Italia al 12esimo posto nella classifica europea, appena dietro alla Francia e davanti alla Spagna. A rilevarlo è l’Istat nella nuova edizione del rapporto “Noi Italia”, dal quale emerge anche una spaccatura del Paese in due tronconi: Nord (soprattutto Nord-Ovest) e Sud.

Dall’ombra delle Alpi al mar Ligure la recessione ha avuto effetti ridotti e, anzi, in alcuni casi ha anche permesso di crescere. Diversa la situazione al Mezzogiorno: la ricchezza del Nord Ovest (30.821 euro di Pil pro capite) è pertanto risultata quasi doppia rispetto a quella del Sud (16.761).

Il rapporto Istat, però, è ricco di altre informazioni che aiutano a fotografare la realtà italiana dalla quale – per esempio – emerge una pubblica amministrazione più generosa rispetto alla media europea con una spesa di 13.500 euro l’anno per abitante: meno di Francia, Germania e Regno Unito, ma più della Spagna. Nel 2014 – anno di riferimento del rapporto – sono calati i consumi elettrici (-3% su anno) e la produzione lorda di energia elettrica (-4,3%) con i primi che sono scesi al valore più basso degli ultimi 12 anni: in entrambi i casi siamo sotto la media europea. Con una quota del 31,3% di consumi da energia rinnovabile l’Italia supera la media Ue (25,4%).

Un’altra notizia positiva è quella della quota dei consumi sul Pil, che in Italia si attesta all’80,6% nel 2014, mantenendosi più elevata rispetto alla media dei 28 paesi Ue (77,7%). La nota dolente resta sempre il lavoro: gli occupati in età 20-64 anni sono oltre sei su dieci, ma pemane un forte squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra centro-nord e mezzogiorno.

Nella graduatoria europea, comunque, solo Grecia, Croazia e Spagna hanno tassi d’occupazione inferiori. Il tasso di disoccupazione è in calo, ma il 58,1% dei senza impiego cerca lavoro da oltre un anno. In questo senso preoccupano gli oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, e anche la produttività del lavoro, che tra il 2010 e il 2014 è aumentata solamente dello 0,3%, un ritmo decisamente inferiore a quello medio europeo.

Commenta