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Istat, disoccupazione ferma all’8% a giugno

Il dato è stabile su base mensile e in calo dello 0,3% su base annua – Tra i giovani il fenomeno segna il minimo dall’inizio dell’anno – Ma la Cgia avverte: rischio licenziamento per 76 mila lavoratori a settembre – Il segretario Bortolussi: “Tutelare le fasce deboli”.

Istat, disoccupazione ferma all’8% a giugno

La disoccupazione è stabile all’8% nel mese di giugno, secondo la rilevazione dell’Istat, in calo dello 0,3% su base annua. La variazione rispetto al mese di maggio è di -0,021 punti percentuali, analoga rispetto a quella degli ultimi due mesi.

L’occupazione a giugno è al 56,9%, pari a 22.917 mila unità, in diminuzione dello 0,1% rispetto a maggio e in aumento dello 0,1% su base annua. Il calo registrato nel mese, spiega l’Istat, è determinato esclusivamente dalla componente femminile.

Il tasso di disoccupazione giovanile scende a giugno al 27,8%, con una diminuzione congiunturale dello 0,4%. Il dato di giugno è il più basso dall’inizio dell’anno ma resta superiore a quello del giugno 2010 che era stato pari al 27,5%. A luglio e agosto 2010 si era attestato al 26,8 per cento.

Per quanto riguarda le differenze di genere, l’occupazione maschile è stabile rispetto a maggio e diminuisce dello 0,1% su base annua. Quella femminile è in diminuzione dello 0,2% in confronto a maggio e in aumento dello 0,4% su base annua.

Intanto, però, la Cgia avverte che al ritorno dalle vacanze rischiano di perdere il posto di lavoro 76 mila tra operai ed impiegati. L’allarme viene lanciato elaborando le previsioni occupazionali di Istat e Prometeia.

Il numero, seppur di dimensioni notevoli, è inferiore ai 98 mila posti persi nello stesso periodo del 2010 e agli 82 mila del 2009. “Nel terzo trimestre di quest’anno – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – perderemo probabilmente 76 mila posti. E a farne le spese saranno ancora una volta le fasce più deboli del mercato del lavoro: i giovani le donne e gli stranieri”.

Nonostante gli immigrati si dimostrino molto dinamici nella ricerca di un nuovo lavoro, la perdita del posto, compromettendo la presenza regolare nel nostro Paese, potrebbe avere conseguenze sociali molto negative. “E’ necessario – ha affermato Bortolussi – rivedere al ribasso il numero dei nuovi ingressi, privilegiando il reinserimento nel mercato del lavoro degli stranieri che da anni sono presenti nel nostro territorio”.

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