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Istat: deficit-Pil 2011 cala al 3,8% senza swap

Il dato è inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a quello del 2010 – Nel quarto trimestre il rapporto cala invece al 2,8% – Nel 2011 le entrate totali sono aumentate dell’1,9%.

Istat: deficit-Pil 2011 cala al 3,8% senza swap

Il rapporto deficit/Pil dell’Italia, lo scorso anno, è calato al 3,8%, inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a quello del 2010 (4,5%). Lo ha comunicato l’Istat, spiegando che il dato sull’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche nel 2011 differisce da quello calcolato ai fini della Notifica dei parametri di Maastricht per il diverso trattamento delle operazioni di swap.

Il dato comprensivo degli swap, diffuso a marzo scorso, collocava al 3,9% il rapporto deficit/Pil nel 2011: questo significa che i maggiori interessi legati alle operazioni sui derivati hanno inciso sul debito pubblico italiano per circa due miliardi di euro.

Nel quarto trimestre del 2011 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (dati grezzi) è stato pari al 2,8% del Pil, valore inferiore di 1,4 punti percentuali rispetto a quello registrato nello stesso trimestre del 2010. Sempre nel quarto trimestre 2011, il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 10.483 milioni di euro. L’incidenza sul Pil è stata del 2,6%. Il saldo corrente (risparmio) è stato pari a -3.970 milioni di euro (era stato -1.018 milioni di euro nello stesso trimestre del 2010), con un’incidenza sul Pil dell’1%.

Nel 2011 le entrate totali sono aumentate dell’1,9%, mostrando un’incidenza sul Pil del 46,1% (46% nel 2010). Le uscite totali, invece, sono cresciute dello 0,5%, mostrando un’incidenza sul Pil del 49,9% (50,5% nello stesso periodo del 2010).

Nel quarto trimestre del 2011 le entrate totali sono cresciute, in termini tendenziali, del 2,9%. Le entrate correnti sono aumentate dello 0,4%. Sempre nel quarto trimestre dell’anno scorso, le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,2%. Le uscite correnti sono cresciute dell’1,8%, mentre quelle in conto capitale sono diminuite del 19,8%.

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