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Intesa migliora ancora l’utile (+13%). Messina: “Con Ubi nuova storia”

La banca conferma l’utile minimo a 3 miliardi nel 2020 e chiederà alla Bce di pagare nel 2021 anche il dividendo 2020 – Il Ceo Carlo Messina: “Abbiamo conseguito il miglior utile semestrale dal 2008. Con Ubi formeremo il secondo gruppo europeo” scavalcando gli spagnoli del Santander – Miccicchè alla guida di Ubi

Intesa migliora ancora l’utile (+13%). Messina: “Con Ubi nuova storia”

Intesa Sanpaolo, reduce dal trionfo dell’Opas su Ubi Banca, conferma il proprio stato di salute. Nonostante il contesto difficile causa Covid, alla cui gestione dell’emergenza la banca ha contribuito con donazioni per oltre 100 milioni e diverse iniziative di sostegno alle imprese alle famiglie, Intesa Sanpaolo è riuscita a migliorare l’utile nel primo semestre, con un +13,2% rispetto al primo semestre 2019. L’utile netto consolidato è infatti passato da 2,26 miliardi a 2,56 miliardi di euro e rappresenta l’86% dell’obiettivo di utile minimo per l’anno in corso, pari a 3 miliardi.

Una cifra che il gruppo bancario conta dunque di confermare, così come il target di 3,5 miliardi nel 2021. Per il 2022 l’utile di gruppo, frutto dell’unione con Ubi Banca, è fissato ad un valore non inferiore a 5 miliardi. Confermata anche la politica dei dividendi. La banca intende chiedere alla Bce l’autorizzazione per pagare nel 2021 il dividendo e versare anche cash la cedola sospesa nel 2020.

“Nonostante il primo semestre del 2020 sia stato un periodo di eccezionale complessità, Intesa Sanpaolo ha conseguito il miglior utile netto del primo semestre dal 2008 e rafforzato il bilancio”, ha commentato il Ceo Carlo Messina che rispondendo alle domande dei giornalisti ha anche aggiunto, riferendosi alle nozze con Ubi: “Come capitalizzazione supereremo Banco Santander e saremo a tutti gli effetti il secondo gruppo bancario europeo”, dietro solo a Bnp Paribas. Abbiamo aperto un nuovo capitolo nella storia del gruppo che, insieme ad UBI, darà vita a una nuova realtà leader nello scenario bancario europeo e rappresentare un pilastro fondamentale per un nuovo futuro di crescita del Paese”.

“Il 90,2%, in termini di capitale, degli azionisti di Ubi Banca – ha proseguito Messina – ha deciso di far parte di Intesa Sanpaolo: una scelta che per noi è motivo di orgoglio. Intesa Sanpaolo e UBI hanno modelli di business simili, con culture e valori aziendali condivisi. Insieme, possiamo rafforzare un Gruppo campione nazionale e leader a livello europeo, forte di oltre 1,1 trilioni di euro che gli italiani ci affidano. Insieme siamo più forti e insieme abbiamo un maggiore potenziale di crescita”.

Per approfondire: Intesa Sanpaolo: l’Opas su Ubi chiude al 90,2%

In crescita anche il risultato corrente lordo, del 7%, e il risultato della gestione operativa, del 2,8% a 4,67 miliardi. Della stessa percentuale sono diminuiti i costi operativi, oggi appena sopra i 4,4 miliardi, mentre i proventi operativi netti sono stabili rispetto al dato di un anno fa, poco sopra i 9 miliardi.

La banca guidata da Carlo Messina, che è la prima banca italiana con quasi 12 milioni di clienti e si accinge col matrimonio con Ubi – che sarà affidata alla guida di Gaetano Miccicchè – a diventare il secondo gruppo europeo, ha anche migliorato la qualità del proprio credito. Intanto riducendo i crediti deteriorati, “senza oneri per gli azionisti”, precisa la nota: gli Npl in pancia a Intesa sono scesi di 23 miliardi da dicembre 2017 e di 36 miliardi dal picco di settembre 2015. Lo stock rispetto al 31 dicembre 2019 si è ridotto di un altro 4,6%. L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è del 7,1% al lordo delle rettifiche e del 3,5% al netto. Migliora anche la solidità patrimoniale, ormai ben sopra i requisiti richiesti: il common equity tier 1 ratio è del 14,6% tenendo conto dei criteri transitori 2020, tenendo anche conto dei quasi 2 miliardi di dividendi già maturati nel primo semestre.

“I risultati del primo semestre 2020 – spiega una nota confermano la capacità di Intesa Sanpaolo di affrontare efficacemente la complessità del contesto conseguente all’epidemia da COVID-19. Rispetto al primo semestre 2019, Intesa Sanpaolo registra, in particolare, un miglioramento dei coefficienti patrimoniali, dell’efficienza e della qualità dell’attivo. Anche il costo del rischio risulta in miglioramento se si escludono le rettifiche di valore su crediti per i futuri impatti di COVID-19, effettuati principalmente a copertura generica su crediti in bonis. La generazione di valore sostenibile per tutti gli stakeholder verrà accresciuta dall’unione con UBI Banca, che non presenta complessità significative”.

I risultati hanno convinto gli investitori: dopo l’annuncio dei conti, il titolo in Borsa ha preso a salire di oltre il 3,5%, verso gli 1,8 euro per azione.

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