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Inps: con Jobs Act mezzo milione di contratti fissi in più

RAPPORTO INPS – La riforma Fornero è costata 37 mila posti di lavoro in meno per i giovani – Partenza rallentata per il part time agevolato – Boeri: “L’obiettivo dell’Ape non è spingere più persone possibile a uscire dal mercato del lavoro”

Inps: con Jobs Act mezzo milione di contratti fissi in più

“Al netto del calo fisiologico di inizio 2016, il numero di contratti a tempo indeterminato è aumentato di più di mezzo milione nel 2015”, ma “da marzo 2016 il saldo mese per mese di assunzioni e cessazioni sta ricalcando le dinamiche degli anni precedenti al 2015”. Lo scrive il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nella relazione annuale, aggiungendo che “i contratti a tempo indeterminato sembrano destinati nel 2016 a stabilizzarsi su questi livelli più alti: difficile che, dopo il grande balzo del 2015, possano crescere ulteriormente quest’anno tenendo conto della lenta ripresa”.

In ogni caso, secondo Boeri, “con il Jobs Act si è davvero finalmente pensato ai giovani” e l’esonero contributivo triennale “ha giocato un ruolo cruciale”, accompagnato dal contratto a tutele crescenti, che “non è fatto per licenziare, ma per stabilizzare”.

D’altra parte, la riforma Fornero ha avuto “forti implicazioni” negative sul mercato del lavoro, soprattutto per i giovani: secondo un’indagine svolta dall’Inps e riportata nel rapporto di oggi su un campione di 80 mila imprese con oltre 15 addetti attive nel periodo 2008-2014, “si può stimare che i blocchi indotti dalla riforma abbiano ridotto le assunzioni di giovani di circa 37 mila unità, un quarto del calo delle assunzioni di giovani registrato in questo periodo”.

Ipotizzando che gli effetti siano stati simili per le imprese con meno di 15 addetti, si stima un ulteriore effetto di riduzione dell’occupazione giovanile per 28 mila unità. I blocchi hanno “fortemente ridotto le assunzioni di giovani anche nel pubblico impiego. Nel caso dell’Inps, ad esempio, ci sarebbero state 1.125 assunzioni di giovani”.

Per quanto riguarda invece il nuovo part-time agevolato, a giugno, secondo i primi dati dell’Inps, ha avuto una “partenza rallentata”, anche se i dati vengono considerati ancora “poco significativi”. Dal 2 giugno, data di avvio della disciplina, al 21 sono state presentate 238 domande, di cui 85 accolte e 84 respinte, 69 ancora giacenti.

Infine, con riferimento all’Ape, Boeri scrive che l’obiettivo “non dovrebbe essere certo quello di spingere più persone possibile a uscire dal mercato del lavoro: attenzione a chi, politici e soprattutto sindacati, dovrà alla fine presentare le varie opzioni ai lavoratori. Non si può negare che rate ventennali di ammortamento di un prestito costituiscano una riduzione permanente della pensione futura. Né si può negare che, continuando a lavorare, il contribuente avrebbe diritto a una pensione più alta. L’obiettivo di fondo delle riforme che vogliono introdurre flessibilità in uscita è quello di garantire maggiore libertà di scelta consapevole senza aumentare il debito pensionistico e senza creare generazioni di pensionati poveri”.

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