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Inps, Boeri: “Troppe pensioni all’estero”

Il numero uno dell’Istituto di previdenza in audizione alla Camera: “L’83% ha una contribuzione inferiore ai 10 anni, più di un terzo non arriva a tre anni, ma hanno tutti diritto a prestazioni assistenziali come le integrazioni al minimo o la quattordicesima”

Inps, Boeri: “Troppe pensioni all’estero”

L’Inps paga all’estero più di 370mila pensioni (373.265, distribuite in circa 160 paesi), spendendo per questi trattamenti più di un miliardo l’anno, una cifra molto superiore ai contributi versati da chi riceve gli assegni. Lo ha detto il presidente dell’Inps Tito Boeri, intervenendo mercoledì mattina in audizione dinanzi alla Commissione permanente italiani nel mondo della Camera dei deputati.

Più di un terzo delle pensioni pagate a giugno 2017 hanno in verità periodi di contribuzione molto brevi, inferiore ai tre anni – ha sottolineato Boeri – e il 70% ha una contribuzione in Italia inferiore ai 6 anni. Siamo quindi di fronte a periodi contributivi molto brevi in Italia. L’83% ha una contribuzione comunque inferiore ai 10 anni. Si tratta in tutti i casi di durate contributive molto basse e a fronte di queste i beneficiari possono accedere a prestazioni assistenziali quali le integrazioni al minimo o la quattordicesima. Quindi c’è chiaramente uno iato tra l’entità e la durata dei contributi e la possibilità ad accedere a delle prestazioni che vanno molto al di là dei contributi versati”.

Secondo il numero uno dell’Inps, “malgrado i limiti posti dalla normativa nazionale e internazionale, annualmente si versano a soggetti residenti all’estero integrazioni al trattamento minimo e maggiorazioni che costituiscono un’uscita per lo Stato italiano e che non rientra nel circuito economico del nostro Paese sotto forma di consumi”.

Dai numeri dell’Inps emerge che, tra integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali, la spesa ammonta a un’ottantina di milioni per poco meno di 40mila pensionati. E per Boeri si tratta di “un’anomalia”, visto che “le prestazioni assistenziali” pagate all’estero “vanno a ridurre gli oneri di spesa sociale di altri Paesi: è quindi come se il nostro Paese operasse un trasferimento verso altri” senza “avere un ritorno in consumi”.

Ci sono poi anche “le pratiche di prestazioni indebite“, che Boeri ha quantificato in “circa 101 mila, di cui 60 mila sono in corso di recupero su pensione, mentre le rimanenti vengono riscosse con rimesse in denaro. L’importo complessivo da recuperare è di circa 270 milioni di euro: la maggior parte degli indebiti è in Argentina (27,5%), seguono Australia (quasi 15%), Francia, Canada e Usa (tutte e tre con il 9%)”.

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