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Industria 4.0: in 2 aree industriali su 3 connessione lumaca

Secondo un’indagine EY per conto di Corriere Comunicazioni, oltre 7.000 siti industriali italiani non hanno una connessione sufficiente per applicare la rivoluzione tecnologica dell’Industria 4.0 – Il piano del Mise e la sperimentazione 5G potrebbero colmare il gap.

Industria 4.0: in 2 aree industriali su 3 connessione lumaca

Altro che Industria 4.0. Secondo un’indagine condotta dalla società di consulenza EY (precedentemente conosciuto con il nome Ernst & Young) per conto di Corriere Comunicazioni nell’ambito dell’Osservatorio Ultrabroadband, solo un terzo delle 11mila aree industriali italiane censite risulta raggiunto da una connessione in fibra ottica oltre i 30 Mbps. E così, mentre il Paese sperimenta il 5G puntando – soprattutto attraverso il caso di Milano – a diventarne protagonista a livello internazionale, si scopre che oltre 7.000 siti industriali non hanno una connessione sufficiente per applicare la rivoluzione tecnologica lanciata dal piano Industria 4.0 voluto dal ministro Calenda, e che in 1.700 aree di piccole dimensioni i servizi broadband di rete fissa non sono nemmeno disponibili.

Il dato è decisamente allarmante: nelle aree cosiddette grigie, dove mancano connessioni ad alta velocità, si concentra infatti il 65% delle imprese italiane e stando alla mappatura di governo ammontano a oltre 19 milioni i numeri civici che fanno capo a queste aree, corrispondenti a circa 25,5 milioni di unità immobiliari. Questa fotografia getta qualche ombra sul futuro del piano Industria 4.0 battezzato dal ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, che dopo gli ottimi risultati – in termini di accesso da parte delle aziende italiane agli incentivi per il superammortamento legato agli acquisiti di macchinari e piattaforme di nuova generazione – rischia dunque di subire una brusca frenata e di non riuscire a ottenere gli esiti sperati sul fronte della digitalizzazione a 360 gradi del comparto industriale nazionale e del recupero della competitività.

Va anche detto però che l’ultimo governo (sempre il Mise) ha fatto in tempo a lanciare il Piano di investimenti per le aree grigie, che ha l’obiettivo di raggiungere già nel 2020 gli obiettivi dell’agenda digitale europea e, entro il 2025, quelli messi nero su bianco nella Comunicazione della Commissione europea sulla Giga society. L’intervento pubblico intende infatti sostenere i progetti di investimento in reti a velocità di 1 Giga simmetrico, reti dunque future proof.

Il piano è strettamente collegato anche con la sperimentazione del 5G, che soprattutto a Milano è in una fase molto avanzata ed entro la fine del 2018 dovrebbe portare alla copertura dell’intera area metropolitana del capoluogo lombardo, facendone di fatto la prima città europea completamente coperta. La gara per l’assegnazione delle frequenze è fissata entro l’anno e nel frattempo stanno andando avanti le sperimentazioni avviate dal Mise in cinque città: oltre a Milano ci sono Bari, Matera, L’Aquila e Prato, e si è aggiunta Roma con il progetto portato avanti dal Comune insieme con Fastweb ed Ericsson.

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