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India, l’emancipazione della middle class: dal potere d’acquisto al potere politico

L’evoluzione della società indiana raccontata dal NY Times: ultima fra quelle dei Paesi emergenti asiatici, la classe media sta riscoprendo l’interesse per la politica e i diritti dopo aver cavalcato esclusivamente i benefici della crescita economica. I benestanti sono sempre più ricchi e più numerosi, ma restano una minoranza della popolazione

India, l’emancipazione della middle class: dal potere d’acquisto al potere politico

Potere d’acquisto non va di pari passo con potere politico. Almeno, non ancora in India. Ma, secondo un articolo-inchiesta del New York Times, le cose stanno per cambiare.

Andiamo con ordine. La middle class indiana cresce a dismisura, sia demograficamente che economicamente. E’ ancora una minoranza della popolazione, ma il suo potere d’acquisto è stimato di 3 volte superiore nei prossimi 15 anni, il che renderà il Paese asiatico uno dei più importanti mercati di consumo del mondo.

Eppure, fino ad ora, la diffusione della ricchezza non è coincisa con l’emancipazione politica: la classe media ha una grande influenza economica ma spesso rimane politicamente emarginata in una grande democrazia dove le masse rurali dominano ancora il risultato delle elezioni e la top class dei ricchissimi è quella più ascoltata dai politici.

Rispetto ad altre democrazie dei Paesi emergenti dell’Asia, l’India è un caso unico. La classe media, o borghesia che dir si voglia, ha in altre parti contribuito eccome a rovesciare governi autoritari, come in Corea del Sud e a Taiwan, o alla crescita dei diritti, come in Cina.

Ma in India le istituzioni democratiche risalgono a un’epoca ben antecedente a quella della diffusione del benessere, e dunque anche la conseguente insoddisfazione verso il sistema e le risposte della politica. Da qui, un sempre maggior disinteresse, forse anche una disillusione, acuita dalla possibilità, con la crescita economica di adesso, di trovare il modo di slegarsi dalla dipendenza dalle istituzioni, sfruttando appunto la ricchezza. Grazie alle nuove possibilità economiche è possibile vivere in case private, iscrivere i figli in scuole private così come curarsi in ospedali privati: il contatto con lo Stato è perciò sempre più ridotto al minimo, e di conseguenza l’interesse per il voto e per la vita politica.

In parole povere: adesso che stanno bene, perchè dovrebbero avere voglia di cambiare? Di impegnarsi in battaglie politiche, là dove invece la crescente disponibilità di denaro risolve molti più problemi?

“Le persone hanno completamente perso la speranza in tutti partiti e uomini politici” spiega Arvind Kejriwal, un importante attivista e consigliere chiave di Anna Hazare, leader carismatica del mondo rurale e simbolo della battaglia politica ancora esistente in India.

È finita dunque l’era dei Gandhi e dei Jawaharlal Nehru, veri e propri idoli ed eroi politici, in cui si riconosceva la maggior parte della popolazione – compresa la middle class – riponendo in questi personaggi grandi speranze: oggi la classe media, rappresentata tipicamente dai film di Bollywood, guarda i politici con disprezzo. Non più come una speranza, ma come un ostacolo. Un ostacolo nella corsa verso il successo, il denaro, il benessere.

“La classe media è passata da ‘ciò che lo Stato può fare per me’ a ‘lo Stato mi impedisce di fare ciò che voglio fare’.” A dirlo è Devesh Kapur, direttore del Centro per gli Studi Avanzati dell’India presso l’Università di Pennsylvania.

Tuttavia, molti analisti dicono che l’India ha bisogno di una classe media politicamente impegnata come correttivo. Altri sono più scettici e sostengono che l´alienazione della classe media sia tanto di casta quanto di classe – una reazione delle classi superiori contro l´ascensione di partiti politici che rappresentano le caste più basse fin dagli anni ´90. Altri ancora suggeriscono che la nausea della classe media verso i politici derivi da una mancanza di pazienza nei confronti dei confusi meccanismi della democrazia, un irreale desiderio vero l´efficienza di Singapore.

Ma per quanto tempo sarà ancora così? Secondo il NYT, le cose stanno cambiando. E l’autorevole quotidiano americano ce lo spiega attraverso la storia di Roy Shubhrangshu Barman, 36enne padre di famiglia e simbolo dell’indiano benestante, con macchina e elettrodomestici, casa di proprietà e figli nelle scuole private.

In realtà, secondo questo racconto-analisi, emerge che le cose stanno cambiando, e che le posizioni di Roy e della leader rurale Anna Hazare, per quanto sembrino lontanissime (per estrazione sociale e interesse politico), sono in graduale avvicinamento.

Il NYT racconta un episodio, tratto dalla vita quotidiana di questa famiglia borghese: “Le ragioni del malcontento possono essere incontrate nella piccola strada appena fuori la casa di Roy a Dwarka. Il settore immobiliare è diventato il motore della crescita indiana, alla base della crescita della migrazione verso le cittá, ma è diventato anche, più che mai, il luogo della corruzione. Di recente, un pomeriggio, Roy ha indicato una grossa crepa sull´asfalto lungo la strada in cui gli operai avevano installato sottoterra le condutture dell´acqua. La crepa si estendeva lungo la strada fino a casa di Roy, fino a girare bruscamente a sinistra in direzione di un altro edificio”.

Per Roy, la crepa sulla strada è il segno della corruzione, della collusione e del fallimento dello Stato nel consegnare i propri servizi. La sua famiglia deve prendere l´acqua da un allacciamento regolare pagando 4 dollari al mese. Peccato che l´acqua non sia potabile. Per anni, suo padre aveva pagato un canone per riempire i propri grandi recipienti da una cisterna d´acqua privata – fino a che un giorno è scivolato mentre ne trasportava uno, finendo in ospedale.

Queste storie di piccola corruzione proliferano in tutta l´India, ma specialmente nelle cittá, dicono gli analisti, per la semplice ragione che in città girano più soldi.

Il McKinsey Global Institute, un gruppo di consulenti, ha stimato che la classe media indiana potrebbe arrivare a 600 milioni di persone entro il 2030. Oggi, quasi tre quarti del Pil indiano proviene dalle città, dove vive meno di un terzo della popolazione, uno squilibrio che mette in evidenza la divisione tra la classe media e il potere politico.

“Per i politici, la città è diventata, in prima istanza, un luogo di estrazione, e la campagna è principalmente un luogo di legittimazione e potere” ha scritto recentemente Ashutosh Varshney, specialista alla Brown University. “La campagna è dove si concentrano i voti; la città dove si concentrano I soldi. Anche nei villaggi c´è la corruzione, ma è nelle città dove avviene in grande scala”.

E Roy? Secondo il NYT, sarà il simbolo dell’emancipazione politica della classe borghese indiana. Questo 36enne privilegiato non si aspetta rapidi cambiamenti sul fronte della corruzione, o sulla situazione della sua acqua, ma pensa davvero che la classe beneficiata dall´economia ora deve anche impegnarsi in politica: “Ci siamo lamentati abbastanza”.

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