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Imprese: quale futuro per il terzo settore? Rapporto Ubi Banca

Le prospettive per il prossimo futuro di cooperative sociali e ibridi organizzativi sembrano essere positive. Una percentuale sempre più alta di investimenti, verrà autofinanziata, i migliori rapporti con la Pa faranno crescere le entrate e il tasso di concessione sale a livelli sempre più elevati – L’analisi di Ubi Banca

Imprese: quale futuro per il terzo settore? Rapporto Ubi Banca

Quali sono le prospettive delle imprese italiane nel 2016? Ubi Banca,  con il supporto scientifico di AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit) cerca di rispondere a questa domanda attraverso il rapporto 2015 “Osservatorio UBI BANCA sulla Finanza ed il Terzo Settore”, all’interno del quale gli esperti si concentrano sulle previsioni di entrate per  l’anno in corso, sui rapporti con le banche e sul futuro delle cooperative sociali e delle imprese sociali di “seconda generazione” caratterizzate da un alto livello di imprenditorialità e innovazione, definiti ibridi organizzativi.

Le cooperative sociali in Italia, secondo gli ultimi dati di Iris Network (2014), sono 12.570 e generano un valore della produzione pari a 10,1 miliardi di euro annui e occupano oltre 500 mila addetti. Gli ibridi organizzativi invece sono 75 con un valore della produzione superiore a 50 milioni di euro annui investimenti per circa 38 milioni di euro (pari al 10% circa del totale degli investimenti della rete CGM).

In base allo studio le cooperative sociali presentano una maggiore efficienza e stabilità nei rapporti con la PA, caratteristica che per il 2016 comporta una previsione di crescita delle entrate da vendita di beni e servizi sul mercato (+4,4%). Parallelamente diminuiscono le richieste di finanziamento per investimenti (-3,2%), mentre aumenta il tasso di concessione dell’intero ammontare richiesto (+4,0%) e gli investimenti previsti diventano la prima fonte di finanziamento per le cooperative.

Per il 2016 le prospettive di Ubi Banca per i cosiddetti ibridi organizzativi parlano di una crescita delle entrate più ottimistiche rispetto a quelle delle cooperative sociali. Le richieste di finanziamento per gli investimenti saliranno al 79%, con un elevato tasso di concessione (86,7%). Molti faranno ricorso ai tradizionali canali di credito bancario a copertura degli investimenti (anche in fase di avviamento), oltre al significativo ricorso all’autofinanziamento che arriverà al 48,6%.

Parlando in cifre, per il 2016 le cooperative presumono di ottenere entrate principalmente da vendita di beni e servizi sul mercato a far registrare una previsione di andamento positivo per il 2016 e prevedono un parallelo aumento rispetto al proprio fabbisogno finanziario per investimenti (+10,0% rispetto alla precedente edizione). Tra chi prevede investimenti (circa il 49,0% del campione) l’autofinanziamento torna ad essere la principale fonte di copertura (47,3%, +10,1% sull’anno precedente) a fronte di esigenze di sviluppo e di investimento.

Per quanto riguarda gli ibridi, le previsioni di investimento per l’anno in corso sono più che positive: 9 realtà su 10 intendono investire, superando di oltre 40 punti percentuali il dato relativo alle cooperative sociali “tradizionali”. Differentemente da queste ultime, inoltre, un ibrido organizzativo su due intende rivolgersi ad intermediari bancari per coprire il fabbisogno derivante da scelte di investimento. Infine, il 41,2% (+12,4 punti percentuali rispetto alle cooperative sociali) individua nell’orientamento delle proprie attività in nuove filiere a domanda pagante (es. agricoltura sociale, turismo sociale, abitare sociale, cultura) il principale driver per incentivare l’aumento della domanda di investimenti da parte di soggetti dell’imprenditorialità sociale.

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