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Impresa sociale: un possibile futuro per la casa-museo e la dimora storica

La casa-museo e le dimore storiche potrebbero evolvere il loro ruolo da mediatore a promotore culturale utilizzando il modello di impresa sociale e creando nuova imprenditorialità e opportunità commerciali

Impresa sociale: un possibile futuro per la casa-museo e la dimora storica

La casa-museo e le dimore storiche sono una forma tipica di museo che si fonda sulla trasformazione dell’abitazione di un personaggio famoso o di una famiglia in museo aperto al pubblico. 

La casa-museo o la dimora diventano luogo di mediazione culturale nel quale si possono rivivere, vedere e visitare gli oggetti, le opere, gli spazi e rivivere la vita del personaggio tramite percorsi tematici. Questo tipo di museo ha un’intrinseca forza di autenticità e la sua vocazione principale consiste nel creare una relazione diretta tra l’ex-abitazione, il luogo e il personaggio facendo rivivere l’atmosfera e lo spirito. Purtroppo molte volte il problema rilevante di questi musei è la locazione, la staticità e la bassa capacità di creare nuove tematizzazioni per renderlo più attraente e più attrattivo.

Attualmente questi luoghi ospitano archivi, biblioteche, mostre, eventi e altre iniziative: in Italia abbiamo un numero elevato di case-museo e di dimore storiche.

Ecco che per dare nuova vita e nuovo slancio a questi musei si potrebbe congiungere allo scopo museale uno scopo pro-sociale creando un’impresa sociale che possa esprimere e generare nuovi valori per la comunità. L’impresa sociale è considerata dall’ordinamento italiano del Terzo Settore: “tutti gli enti privati, inclusi quelli costituiti nelle forme di cui al libro V del Codice Civile, che esercitano in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti e favorendo il più ampio coinvolgimento dei lavoratori, degli utenti e di altri soggetti interessati alle loro attività”. Possono diventare impresa sociale associazioni riconosciute, fondazioni, comitati, cooperative, società di persone e di capitali.

L’esercizio strategico consiste nell’abbinare e connettere alle finalità e allo scopo originario nuove finalità e nuovi scopi con una precisa funzione e una robusta caratterizzazione di utilità sociale. L’esecuzione, al pari di una normale start-up, potrebbe prevedere un’attività commerciale che produca valore economico e contemporaneamente valore sociale e culturale. 

Alcuni esempi interessanti Albergo Etico, Enrico Magnani: per maggiori informazioni l’Associazione ISNET offre un’ampia rassegna

Il disegno strategico dovrebbe partire da un’attenta analisi delle competenze, degli interessi, delle esperienze che il personaggio e/o luogo sono in grado di ispirare e di evocare. 

I nuovi scopi abbinabili potrebbero essere: creare nuove professionalità con vecchi mestiericreare vecchie professionalità per nuove opportunità, commercializzare prodotti a km zerooffrire nuovi servizi (es: turistici) a valore aggiunto. La creatività commerciale dovrebbe quindi partire dalla memoria, dall’identità e dall’eredità del luogo e del personaggio per generare un’impresa capace di creare valore e impatto incrementale sia economico e sociale sia per gli shareholder sia per gli stakeholder. Infondo questa è una versione moderna di restituzione in una logica di ascolto e di co-creazione di opportunità futuribili secondo un modello di creazione d’impresa: ritengo che la finanza etica potrebbe essere interessata a queste operazioni (crowdfunding) e che ci sarebbe interessi da parte di vari Ministeri con possibilità di erogare anche finanziamenti governativi (Recovery Fund, PNRR).

«Alcune persone non amano il cambiamento, ma bisogna imparare a cambiare, se l’alternativa è il disastro». Elon Musk. All the Best!

Immagine di copertina: Casa-museo Achille Castiglioni, Milano

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