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Ilva, accordo Invitalia-Arcelor: torna l’acciaio di Stato

Siglato l’accordo preliminare: la firma definitiva è prevista per l’11 dicembre – All’inizio, Invitalia e AM InvestCo avranno il 50% a testa della nuova Ilva, ma nel 2022 lo Stato salirà al 60% – Garantiti tutti i posti di lavoro

Ilva, accordo Invitalia-Arcelor: torna l’acciaio di Stato

Rinasce l’acciaio di Stato. Lunedì la società pubblica Invitalia e il colosso franco-indiano Arcelor-Mittal hanno sottoscritto un accordo preliminare per il coinvestimento nell’ex Ilva di Taranto. La firma definitiva dell’intesa è prevista per l’11 dicembre.

A differenza di quanto accaduto negli ultimi anni con diverse banche (tra cui Mps, che ora si avvicina a Unicredit dopo l’addio di Mustier), l’intervento pubblico nel polo siderurgico non sarà temporaneo. Anzi, crescerà nel tempo. All’inizio, Invitalia e AM InvestCo avranno il 50% a testa della nuova Ilva, ma nel 2022 lo Stato salirà al 60%.

“Faremo un piano in cui il governo è parte sostanziale da ogni punto di vista – ha detto ai sindacati l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, secondo quanto riferiscono i segretari di Fim, Fiom e Uilm – Non un progetto finanziario o il possesso di semplici quote azionarie, ma un progetto strategico industriale da oltre 2,1 miliardi di investimenti”.

Si apre così una nuova pagina della politica industriale italiana, che richiederà una massiccia dote di investimenti pubblici e di ammortizzatori sociali. Sul versante occupazionale, infatti, si parte con 3000 cassintegrati, che scenderanno a 2.500 nel 2022, a 1.200 nel 2023 e poi via via diminuiranno fino ad azzerarsi con l’impiego di tutti i 10.700 operai nel 2025.

Quanto alla produzione di acciaio, dagli attuali 3,4 milioni di tonnellate l’anno si dovrebbe salire a 5 milioni nel 2021 e a 8 milioni del 2025. L’obiettivo è trasformare l’Italia da Paese importatore netto a produttore di acciaio. Saranno possibili sinergie con gli altri poli siderurgici, da Piombino a Terni.

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