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Il miracolo della Fondazione Golinelli, 40 milioni di euro in filantropia nei suoi primi 25 anni

L’Italia intera deve ringraziare Marino Golinelli, il novantenne illuminato patron dell’Alfa Wassermann che festeggia in questi giorni i primi 25 anni della sua Fondazione che sostiene la ricerca e la divulgazione della cultura scientifica – “Fino ad oggi ho investito nelle attività filantropiche circa 40 milioni di euro e ho mille progetti per il futuro”

Quaranta milioni di euro per attività filantropiche rivolte soprattutto ai giovani, una fiducia incrollabile nell’Europa e un solo grande segreto: la curiosità. Marino Golinelli, 93 anni e non sentirli, festeggia i primi 25 anni di una delle sue più importanti creature, la Fondazione privata che porta il suo nome e che da 5 lustri contribuisce alla promozione della ricerca e alla divulgazione della cultura scientifica.

Nel corso di un convegno con le autorità cittadine e nazionali, riunite ieri a Bologna, Golinelli spegne simbolicamente delle candeline, per accendere altri mille progetti per il futuro. Fra questi Eureka, un trust dedicato alle idee imprenditoriali giovanili che partirà col suo contributo di centomila euro, quindi “OPEN M. Centro per la conoscenza e la cultura”, un luogo dove confluiranno in maniera integrata, a partire dall’inizio del 2015, in tempo per l’avvio dell’EXPO, le principali attività formative, educative e culturali della Fondazione. Un investimento per otto milioni di euro, oltre 2,5 milioni l’anno messi in preventivo per i progetti. Un mare di soldi che Golinelli tira fuori dal suo patrimonio personale, perché bisogna dare alla nuove generazioni un’opportunità, come è stato per lui: “Fino ad oggi avrò investito nelle mie attività filantropiche circa 40 milioni di euro. Ma ho dei debiti di riconoscenza, verso i miei genitori e mia moglie Paola”. Poi, nell’Aula Magna di Santa Lucia, il suo primo pensiero va ai ragazzi riuniti per applaudirlo:  “Vi ringrazio di essere qui e con me vi ringrazia la Fondazione, che vive per voi. Siete il nostro futuro, globale”.

Chissà se questo signore, chimico-farmacista, nasconde un segreto di lunga vita, certo la sua forza è straordinaria: in mattinata infatti trova anche il tempo di occuparsi un po’ di politica. Riunisce 75 fondazioni italiane, dai Benetton a Isabella Seragnoli e con loro stende un documento, da consegnare nel pomeriggio ai rappresentanti del Governo. Obiettivo fare rete, ma sensibilizzare anche i palazzi del potere affinché mettano in agenda il tema fondazioni e sopratutto fiscalità e norme che non ostacolino il lavoro di chi vuole contribuire, con il proprio denaro, al benessere collettivo. Per tanta vitalità, dice, che c’è un solo propulsore “la curiosità”.

Nato nel 1920 a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, Golinelli si appassiona alla chimica alle scuole medie e superiori, poi si laurea in farmacia. Nel ’48  getta il seme della sua impresa a Bologna, in un piccolo laboratorio, Biochimici Alfa, dove comincia a produrre il suo primo farmaco, uno sciroppo multivitaminico. La pianta si sviluppa e oggi si chiama Alfa Wassermann, azienda che ancora presiede (amministratore delegato è il figlio Stefano) ed è una tipica multinazionale tascabile: 332 milioni di fatturato, 53% di export, 12 consociate in 4 continenti e prodotti distribuiti in 60 paesi nel mondo. Il suo mercato principale è l’Italia, seguono gli Stati Uniti, la Russia e la Spagna. Il suo farmaco più famoso è il Normix, un brevetto planetario, una molecola utilizzata per il trattamento delle patologie intestinali infettive e infiammatorie. Un successo industriale nato dall’impegno e dalla ricerca, ma non sufficiente ad appagare il bisogno di dare una senso alla vita di un uomo non credente: “siamo solo polvere”, sostiene.

Circa 30 anni fa quindi una profonda riflessione interiore lo induce a una svolta: “L’obiettivo principale dell’agire imprenditoriale è il profitto e da questo discendono lavoro, tasse e rendite. Personalmente però ho deciso di non investire mai la mia ricchezza personale in beni finanziari e immobiliari, per me è un imperativo etico restituire alla società parte di quello che mi ha dato”. Da questa riflessione derivano le scelte successive. Una bella casa in affitto nel cuore di Bologna, piena zeppa di quadri, persino sul pavimento coperti dal plexiglass. Opere di autori famosi e riconosciuti come Jeff Koons o meno noti come la divertente Laurina Paperina, perché l’arte è una grandissima passione. E poi la scienza, la formazione, le opportunità da offrire a chi ha voglia di mettere alla prova le proprie idee. Quella di Golinelli è una delle poche Fondazioni totalmente private che investono su loro progetti. Una struttura in stile anglosassone che non chiede contributi agli altri e che in questi anni ha realizzato decine di iniziative cui hanno partecipato 750 mila persone, di cui 400 mila studenti delle scuole.

Insomma un vero miracolo italiano. Allora chiediamo a quest’uomo che ha visto la Grande guerra e Mussolini, il boom economico e il ’68, Berlusconi e l’euro, la crisi dell’Eurozona e dei valori, qual è il nostro futuro secondo lui. L’euro ce la farà? “Certo. Credo assolutamente nell’Europa, non ci sono alternative. Se questo continente vuole mantenere la leadership culturale ed economica che ha sempre avuto non può che andare avanti unito”. Un sorriso e scappa via.

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