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Il libero commercio è a rischio, siamo in un’era di disordine. Le cinque sfide da vincere per rilanciarlo

Stiamo entrando in una nuova fase di disordine mondiale, la terza dal dopoguerra. Come sostenere il libero scambio in un contesto del genere? L’opinione del Financial Times

Il libero commercio è a rischio, siamo in un’era di disordine. Le cinque sfide da vincere per rilanciarlo

La scorsa settimana vi abbiamo proposto un articolo di Martin Wolf nel quale l’economista capo del “Financial Times”, analizzando sette gravi errori di valutazione degli antiglobalizzatori, prometteva di tornare sull’argomento per fare un discorso sui possibili rimedi perché il libero scambio continui a fiorire in un’era di disordine.

Di seguito le sue riflessioni.

Buona lettura!

Le tre fasi dell’economia globale

Siamo entrati nella terza fase della storia dell’ordine economico globale del dopoguerra. La prima copre tra la fine degli anni ‘40 e gli anni ‘70 ed è stata caratterizzata dalla liberalizzazione avvenuta principalmente tra i Paesi ad alto reddito alleati agli Stati Uniti nel contesto della Guerra fredda.

A partire dagli anni ‘80, e soprattutto dopo la caduta dell’Unione Sovietica, si sono diffuse nel mondo forme più radicali di liberismo economico, note come “neoliberismo”. La creazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) nel 1995 e l’adesione della Cina nel 2001 sono state le tappe fondamentali di questa seconda fase.

Ora stiamo entrando in una nuova fase di disordine mondiale, caratterizzata da tensione interne agli stati e da attriti globali. 

A livello interno, soprattutto negli Stati Uniti, non si è riusciti ad esprimere politiche che attutissero le conseguenze dei cambiamenti economici e fornissero sicurezza e opportunità a coloro che ne sono stati colpiti. 

Le trovate retoriche del nazionalismo e della xenofobia hanno cercato di indirizzare il malcontento sui concorrenti “sleali”, soprattutto la Cina. Negli Stati Uniti, l’idea della competizione strategica con la Cina è diventata sempre più bipartisan, mentre la Cina stessa è diventata più repressiva e ripiegata su se stessa. Con la guerra in Ucraina, queste divisioni si sono approfondite.

Grafico, la liberalizzazione del commercio
World Bank Financial Times

Il libero commercio a rischio: il ruolo dei piccoli Paesi

Come è possibile sostenere il libero scambio in un contesto del genere? La risposta è “con grande difficoltà”. Eppure la posta in gioco è così alta e lo è per così tanti che tutti coloro che possono influenzare gli avvenimenti dovrebbero farlo.

Fortunatamente, un sempre maggior numero dei Paesi meno potenti comprende la posta in gioco. Sono loro che devono prendere l’iniziativa, per quanto possibile, indipendentemente da ciò che le superpotenze in competizione decidono di fare. In questo contesto, anche i limitati successi delle riunioni ministeriali della WTO a Ginevra sono significativi. Hanno almeno mantenuto in funzione il meccanismo.

È più importante, tuttavia, individuare e poi affrontare le sfide più fondamentali del sistema commerciale liberale. Eccone cinque.

Le sfide del sistema commerciale liberale: la sostenibilità

La gestione dei beni comuni globali è diventata la sfida collettiva più importante per l’umanità. Le regole del commercio devono essere rese pienamente compatibili con questo obiettivo. La WTO è un forum naturale per affrontare la questione dei sussidi distruttivi, in particolare per la pesca. Più in generale, deve essere compatibile con politiche illuminate, come il prezzo del carbonio. Gli aggiustamenti dei prezzi alle frontiere, necessari per impedire lo spostamento della produzione in luoghi privi di una fiscalità adeguata, sono sia un incentivo che una sanzione. Questi devono essere combinati con un’assistenza su larga scala ai Paesi in via di sviluppo per la transizione climatica.

Grafico su Paesi in via di Sviluppo e commercio mondiale
Wordl Bank Financial Times

Le sfide del sistema commerciale liberale: la sicurezza

Qui bisogna distinguere gli aspetti economici da quelli più strategici e le azioni che le imprese possono portare avanti da quelle che spettano ai governi. Le catene di approvvigionamento, ad esempio, hanno mostrato una mancanza di solidità e resilienza. 

Le imprese hanno bisogno di una maggiore diversificazione. Ma questo è anche costoso. I governi possono aiutare monitorando le catene di approvvigionamento a livello di settore. Ma non possono occuparsi della gestione di sistemi così complessi.

I governi hanno un interesse legittimo a verificare se le loro economie dipendono eccessivamente dalle importazioni da potenziali nemici, come l’Europa dal gas russo. 

Allo stesso modo, devono preoccuparsi dello sviluppo tecnologico, soprattutto nelle aree rilevanti per la sicurezza nazionale. 

Un modo per farlo è costruire una lista negativa di prodotti e attività ritenuti di interesse per la sicurezza, esentandoli dalle regole standard del commercio o degli investimenti, ma mantenendo queste ultime per tutte le altre attività.

Grafico sulle esportazioni in base al Pil
Financial Times

Le altre sfide: i blocchi. 

Janet Yellen, Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, ha raccomandato il “friendshoring” (rilocalizzazione in paesi amici) come risposta parziale ai problemi di sicurezza. Altri raccomandano blocchi regionali. 

Nessuna delle due soluzioni ha senso. Il primo presuppone che gli “amici” siano per sempre ed escluderebbe la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, compresi quelli strategicamente vitali. Il Vietnam è amico, nemico o nessuno dei due? 

Inoltre, creerebbe incertezza e imporrebbe costi elevati. Allo stesso modo, la regionalizzazione del commercio mondiale sarebbe costosa. Soprattutto, porterebbe il Nord America e l’Europa fuori dall’Asia, la regione più popolosa ed economicamente più dinamica del mondo, lasciandola di fatto alla Cina. 

Questa idea è un’assurdità economica e strategica.

Le altre sfide: gli standard

Il dibattito sugli standard è diventato un elemento centrale dei negoziati commerciali, troppo spesso imponendo gli interessi dei Paesi ad alto reddito agli altri. 

Un esempio controverso è quello della proprietà intellettuale, dove gli interessi di un numero limitato di aziende occidentali sono decisivi. Un altro è quello degli standard lavorativi. 

Ma ci sono anche settori in cui gli standard sono essenziali. In particolare, con lo sviluppo dell’economia digitale, saranno necessari standard di dati condivisi. 

In loro assenza, il commercio globale sarà sostanzialmente ostacolato da requisiti incompatibili. Questo, tra l’altro, è il motivo per cui il mercato unico dell’Unione europea ha richiesto la sostanziale armonizzazione normativa che i brexiter detestano.

E infine: la politica interna

Sostenere un sistema commerciale aperto sarà impossibile senza istituzioni e politiche nazionali migliori, volte a educare il pubblico sui costi del protezionismo e ad aiutare tutti coloro che sono colpiti dai grandi cambiamenti economici. 

In loro assenza, un nazionalismo poco informato è destinato a recidere i legami del commercio, che hanno portato enormi benefici al mondo.

Questa nuova fase del mondo sta creando sfide enormi. 

È possibile – forse persino probabile – che il sistema mondiale vada in frantumi. In un mondo del genere, miliardi di persone perderanno la speranza di un futuro migliore e le sfide globali condivise rimarranno senza risposta. 

Il commercio mondiale è solo uno degli elementi di questo quadro. Ma è un elemento importante. 

L’idea di un commercio libero soggetto a regole multilaterali era nobile. Non si deve permettere che perisca. Se gli Stati Uniti non possono aiutare, spetta ad altri farlo. 

Chi ha scritto questo articolo

Martin Wolf, In an era of disorder, open trade is at risk, “The Financial Times”, 29 giugno 2022

Martin Wolf è capo commentatore economico del “Financial Times” di Londra. È stato insignito del CBE (Commander of the British Empire) nel 2000 “per i servizi resi al giornalismo finanziario”. Nel 2012 ha anche ricevuto il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo. È autore di molte pubblicazioni sulla globalizzazione e la finanza.

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