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Il fantasma della hard Brexit spaventa i mercati

Il Forum di Davos diventa la capitale mondiale delle paure: teme Brexit e lo scontro Trump-Europa – L’Italia paga il rischio di una manovra bis, della riduzione delle stime di crescita e del caso Fca, ma per fortuna c’è super Luxottica, anche se traslocherà a Parigi

Il fantasma della hard Brexit spaventa i mercati

Un fantasma s’aggira per le Alpi svizzere. È lo spirito dell’economia globale, mai così insidiato dalla fine del millennio, quando si spalancarono le porte dei mercati. Purtroppo all’epoca nessuno dei potenti che partecipava agli incontri di Davos, la terra eletta dell’economia globale, prevedeva l’impoverimento delle classi medie sotto la pressione della concorrenza cinese o le migrazioni bibliche di questi anni che tanto spaventano gli elettori d’Occidente. E così il meeting di Davos si apre oggi all’insegna delle preoccupazioni: la Gran Bretagna lancia oggi la sfida della hard Brexit; Donald Trump va all’attacco della Ue, già sotto pressione per le prossime sfide elettorali.

In questa situazione si moltiplicano i segnali sulla fragilità italiana: dopo la retrocessione del rating, le stime al ribasso del Fondo Monetario e la prospettiva di una manovra bis che cade alla vigilia del piano per il risanamento di Monte Paschi. Infine, a danneggiare Piazza Affari, la pioggia di vendite su Fiat Chrysler. Per fortuna che c’è Luxottica. Per ora, perché entro l’anno la capitale mondiale degli occhiali traslocherà a Parigi.

BORSE NERVOSE IN ASIA. SALE LO YEN, ARRETRA TOKYO

Oggi riaprono i listini Usa. Meteo Borsa prevede una seduta ad alta intensità. Sui mercati valutari in Asia pesa stamane l’attesa del discorso che in mattinata terrà la premier britannica Theresa May. La sterlina ha recuperato qualche posizione dai minimi (1,2050 contro un minimo di 1,1983 sul dollaro) ma continua a condizionare il rialzo dello yen, moneta-rifugio per eccellenza. Debole di conseguenza la Borsa di Tokyo (indice Topix -1,3%). Giù anche l’Australia (-0,9%).

In flessione anche i futures sull’indice S&P 500 (-0,3%). Ieri le Borse Usa sono rimaste chiuse per la ricorrenza del Martin Luther King Day.

CONTRASTATO IL PETROLIO: TONFO DI SAIPEM

Contrastato stamane l’andamento del mercato petrolifero: lieve calo per il Brent a 55,72 dollari, in moderato rialzo in Wti a 52,45 dollari. “Sono molto soddisfatto – ha detto ieri sera il ministro saudita dell’Energia, Al Faih – per il rispetto degli accordi sui tagli alla produzione”.

Ancora un brusco calo ieri in Piazza Affari per Saipem: -4,3%, a 0,49 euro, prezzo che non vedeva dal 22 dicembre. Sul titolo ha pesato l’intervento del broker australiano Macquarie che ha tagliato la raccomandazione a Underperform da Neutral, mentre il target price è stato fissato 0,45 euro. Eni e Tenaris arretrano dell’1,7%.

A MILANO LA MAGLIA NERA, E LA UE PRESENTA IL CONTO

Anche sui listini europei pesa l’attesa per l’intervento di oggi del premier inglese Theresa May, che dovrebbe illustrare un piano di uscita “hard”, dura, dall’Unione europea. La premier dovrebbe annunciare che le priorità del Governo sono il controllo dell’immigrazione, l’emancipazione dalla Corte di Giustizia Europea e l’uscita dall’unione doganale. Pesante anche l’impatto delle parole di Donald Trump sulla Nato e sull’Unione Europea. Il focus degli investitori si rivolgerà anche all’indice Zew di gennaio che sarà pubblicato alle 11. 

Milano ha chiuso ieri a 19.247 punti, in calo dell’1,37%, segnando il calo più forte tra i principali listini del Vecchio Continente: Parigi (-0,7%), Francoforte (-0,5%). Giù anche Londra (-0,1%) dopo 14 sedute positive. La sterlina è in ribasso, ma ha recuperato dai minimi della mattina: il cambio con l’euro è 0,8802 (-0,8%). Tra una settimana, il 24 gennaio, la Corte Suprema dirà se il governo potrà invocare l’articolo 50 del trattato di Lisbona senza prima interpellare il Parlamento. 

La Commissione europea ha contestato all’Italia che il bilancio del 2017 rischia di non essere conforme al Patto di stabilità e crescita, mentre da Roma fanno sapere che sono in corso negoziati per evitare una possibile procedura d’infrazione a causa dell’elevato debito pubblico. La Commissione Ue, secondo indiscrezioni, ha chiesto una manovra correttiva sul deficit strutturale – calcolato al netto del ciclo e delle una tantum – di 0,2 punti percentuali di Pil, ovvero 3-4 miliardi.

IL FONDO MONETARIO ABBASSA LE STIME SULL’ITALIA

Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso la stima del Pil italiano per quest’anno. È quanto emerge dall’aggiornamento al World Economic Outlook, che ha tagliato a 0,7% da 0,9% indicato in ottobre la proiezione di crescita dell’economia italiana nel 2017 e allo 0,8% (contro +1,1% precedente) nel 2018.

Indicazioni opposte per la crescita globale: il Fmi ha confermato le sue previsioni per l’anno in corso al +3,4% e per il prossimo a +3,6% e ha migliorato di un decimo di punto la stima per l’Eurozona per il 2017 all’1,6%.

TIENE LO SPREAD: IL DECENNALE ALL’1,91%

Sul mercato secondario, il debito italiano ha ridotto il calo in chiusura, limitando i danni dopo il declassamento dell’Italia ad opera di Dbrs. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si attesta a 166 punti base dai 164 del finale di seduta di venerdì. Il tasso del decennale sale a 1,91% da 1,90% dell’ultima chiusura.

Hanno pesato sulla seduta, oltre al rischio di una manovra correttiva, anche le indiscrezioni sulla possibilità che il Tesoro lanci a breve un nuovo Btp a 15 anni via sindacato.

IL MERCATO PROMUOVE LA SUPER LUXOTTICA

Brilla, in una giornata grigia, la stella di Luxottica (+8,2%), illuminata dalle nozze a sorpresa del leader mondiale delle montature per occhiali con la francese Essilor (+11,8%) a sua volta leader mondiale delle lenti. L’operazione prevede che la società francese lanci un’offerta sulle azioni del gruppo italiano sulla base di un rapporto di concambio di 0,461 azioni Essilor per ogni azione Luxottica.

La Delfin di Leonardo Del Vecchio controllerà tra il 31 ed il 36% della nuova entità, leader mondiale. Il secondo azionista, cioè i soci dipendenti di Essilor, avranno il 4% circa. Il titolo sarà delistato da Milano e verrà trattato a Parigi. La società avrà un fatturato combinato di oltre 15 miliardi, più di 140.000 dipendenti e una presenza in oltre 150 Paesi. 

A detta degli esperti di Equita Sim, il concambio nell’operazione è “fair” e le sinergie sono rilevanti. Il concambio, precisano appunto gli analisti, è leggermente più favorevole al socio francese, ma compensato dalle forti sinergie. Equita infine non esclude problemi antitrust, l’elemento di rischio principale nel deal.

Anche Kepler Cheuvreux mette in evidenza possibili criticità sul fronte antitrust, ma promuove comunque il deal alzando la raccomandazione su Luxottica da reduce a buy con target price che è passato da 44 euro a 56 euro. Anche Safilo (+3,7%) si muove di riflesso all’operazione Luxottica-Essilor.

AUTO, TRUMP ATTACCA I TEDESCHI. BERLINO SE LA PRENDE CON FCA

Ancora una giornata difficile per l’automotive: l’indice Stoxx di settore è arretrato dell’1,3% sull’onda delle dichiarazioni di Donald Trump, che ha minacciato dazi del 35% sulle vetture tedesche importate in Usa. Daimler e Volkswagen perdono il 2,1%. Bmw -1,5%.

La Germania sfoga la sua rabbia su Fiat Chrysler (-4,1%): il ministro tedesco dei Trasporti Alexander Dobrindt ha chiesto all’Unione Europea di richiamare tre modelli del gruppo: Fiat 500 X, Doblò e Jeep Renegade. Il ministro Graziano Del Rio ha ribattuto che “non esistono congegni illegali sulle auto del gruppo”. La Gran Bretagna ha fatto richiesta urgente di informazioni all’agenzia Usa per la protezione dell’ambiente (Epa).

Secondo Fitch le contestazioni dell’agenzia per la protezione ambientale Usa, che ha messo nel mirino le emissioni di alcuni modelli di auto prodotti da Fca, potrebbero, se si rivelassero fondate, mettere sotto pressione il rating del gruppo.

Giornata difficile anche per Exor (-4,9%) ancora sotto pressione insieme alla controllata. Equita ha rivisto al rialzo il prezzo obiettivo a 45 euro da 39 euro, lasciando invariato il giudizio Hold.

DB TAGLIA IL RATING DI GENERALI

Deboli le banche, sotto la pressione del downgrading di Dbrs. Unicredit è scesa dell’1,9%, Intesa -1,8%, Banco Bpm -2,5%. Sull’istituto è in corso un’indagine della magistratura per l’ipotesi di reato di aggiotaggio su presunte possibili omissioni nella comunicazione al mercato di dati sulla copertura dei crediti deteriorati. 

Generali ha perso il 2,2%, declassata a Sell da Deutsche Bank (target price a 13,3 da 13,8 euro). Unipol-1,9%.

MEDIOBANCA PROMUOVE AMPLIFON

Scivola Cementir (-6,90%): Kepler Chevreux ha tagliato a ‘hold’ il giudizio in previsione di pressioni sul titolo anche a causa di un effetto cambi in Egitto e Turchia.

Amplifon +1,01% grazie alla promozione di Mediobanca Securities (outperform, target 1,04). Giocano a favore del titolo la nuova legge sull’introduzione di crediti fiscali per gli apparecchi acustici presentata in Senato negli Usa e i nuovi livelli essenziali di assistenza in Italia.

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