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Il divario generazionale cresce, un patto per superarlo

La Fondazione Visentini ha presentato alla Luiss un Rapporto sul divario generazionale, inteso come il ritardo rispetto alle precedenti generazioni per raggiungere l’indipendenza economica e un Indice di divario per mettere a fuoco gli ostacoli che impediscono alle nuove generazioni di raggiungere la piena maturità sociale ed economica – Ecco le proposte per superare il gap

Il divario generazionale cresce, un patto per superarlo

Il “Divario generazionale” è il ritardo accumulato dalle nuove generazioni, rispetto alle precedenti, nel raggiungimento della propria indipendenza economica e “Indice di Divario Generazionale” (GDI – Generational Divide Index), è l’indicatore sintetico costruito per rilevare gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento della maturità economica e sociale delle nostre giovani generazioni.

Nel II Rapporto 2018 della Fondazione Bruno Visentini presentato martedì a Roma presso la Luiss Guido Carli, è stato elaborato un nuovo e “Indice di Divario Generazionale” (il GDI 2.0). Lo studio analizza le nuove sfide della digitalizzazione e dell’automazione e il conseguente ruolo delle nuove generazioni nell’economia digitale dei prossimi anni.

Attraverso, in particolare, la mappatura delle misure generazionali e non generazionali con impatto nella riduzione del divario, introdotte dal legislatore nell’ultimo anno, nel Rapporto si avanza una nuova proposta di intervento coordinato e senza ulteriori oneri per lo Stato, grazie alla razionalizzazione e messa a sistema delle risorse esistenti. Proposta diretta a ridurre tale ritardo e definita – poiché prevede cinque specifiche misure a sostegno dell’occupazione giovanile – “Una mano per contare”.

Il Rapporto distingue tre termini, spesso assimilati e considerati dall’opinione pubblica come sinonimi ma profondamente differenti tra loro: il “gap generazionale”, l’“equità intergenerazionale” e il “divario generazionale”. Nello specifico, il primo fa riferimento alle differenze delle opinioni tra una generazione e l’altra riguardo i loro valori, politiche e credenze in generale.  Più complessa la distinzione dei concetti di “equità intergenerazionale” e di “divario generazionale”.

L’equità intergenerazionale mette a confronto il livello di benessere attuale o atteso di una generazionale con quello di una precedente generazione alla stessa età, mentre il divario generazionale analizza gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di suddetto benessere.

L’Indice di Divario Generazionale (GDI 2.0) della Fondazione Bruno Visentini è composto da 13 domini e 33 indicatori elementari, con serie storiche che riguardano l’arco temporale dal 2004 al 2016.

Il GDI 2.0 conferma la costante crescita del divario generazionale in coincidenza con l’avvio della fase recessiva iniziata nel 2007. A livello previsionale, inoltre, si stima un ulteriore aumento dell’indice al 2020 fino a 152 punti. Analizzando i singoli indicatori compositi, è possibile distinguere tra i domini di “rottura”, a forte impatto negativo e collocati sopra l’indice aggregato (Credito e Risparmio; Parità di genere; Reddito, Ricchezza e Welfare familiare; Debito pubblico; Pensioni), e quelli che incidono sul divario stesso ma in modo meno rilevante (Mercato del lavoro; Abitazione; Partecipazione Democratica; Salute; Ambiente; Capitale Umano; Legalità; Innovazione).

I giovani italiani, causa il rilevante divario generazionale, non solo si trovano davanti un muro difficile da scavalcare, ma devono anche fare i conti con un futuro che sembra a tratti imprevedibile. La cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” sta trasformando la nostra economia, i modelli di business e i processi produttivi, la qualità e quantità dell’occupazione, le competenze e la formazione del capitale umano, nonché le relazioni industriali e gli stessi schemi tradizionali dei rapporti di lavoro. È possibile tracciare tre principali componenti di questa rivoluzione in atto:

  • L’imprevedibilità e la “dirompenza” del cambiamento tecnologico.
  • L’ampiezza e la profondità del cambiamento tecnologico.
  • L’impatto del cambiamento tecnologico nella società e nel mercato del lavoro.

Il Rapporto sottolinea come le misure di contrasto al divario generazionale, introdotte nell’ultimo anno dal legislatore, risultano frammentate, non fanno parte di un disegno e di una strategia complessiva di riduzione del divario generazionale e con forte probabilità, non essendo strutturali e programmate, nel medio lungo periodo saranno nel complesso poco efficaci. Lo studio propone quindi la definizione di una strategia unitaria per la lotta al divario generazionale che non preveda sostanzialmente ulteriori oneri per lo Stato, ma una radicale riorganizzazione delle misure attualmente in campo (secondo lo schema di una “Legge Quadro” per la questione giovanile di cui si è parlato nel precedente Rapporto), tendendo  a una finalizzazione delle risorse europee da programmare per il nuovo quadro finanziario 2021-2027.

La proposta, in concreto, prevede la creazione di un unico strumento, che vada a sostituire tutti i precedenti, rappresentato da un fondo chiamato a sostenere il patto per l’occupazione giovanile, mediante un conto individuale chiamato “Una mano per contare”. Si prevedono cinque ambiti di intervento:

  • Transizione dalla scuola al mondo del lavoro.
  • Ricerca e sviluppo nell’impresa.
  • Formazione e orientamento all’occupazione.
  • Incentivo all’impiego e all’autoimpiego.
  • Sostegno ai nuclei familiari.

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