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Il costo della pandemia: in Usa è pari al 75% del Pil

La perdita di vite umane vale più di qualunque punto di Pil ma anche i costi della pandemia in termini economici non sono da poco: li ha calcolati per gli Usa un recente paper di Cutler e Summers su cui è intervenuto sul Ft Martin Wolf in un articolo di cui pubblichiamo la versione italiana

Il costo della pandemia: in Usa è pari al 75% del Pil

Martin Wolf, il capo economista del “Financial Times”, interviene nell’acceso dibattito cui costi economici della pandemia anche alla luce di un recente paper di David Cutler e Lawrence Summers, dell’Università di Harvard. I due noti economisti hanno stimato in modo concreto, cioè in termini di PIL, i costi che l’economia mondiale pagherà al Covid-19.

Qui di seguito la traduzione italiana dell’intervento di Martin Wolf dal titolo “What can the world learn from Covid?” pubblicato sul Financial Times del 25 novembre 2020.

La grande vulnerabilità alla pandemia

La lezione più importante che abbiamo imparato da Covid-19 è quanti danni può causare una pandemia relativamente lieve alla luce di ciò che è avvenuto nella storia. Chiamarla lieve non significa assolutamente sminuire le sofferenze che ha causato e continuerà a causare prima che un piano di vaccinazione efficace sia attuato ed esteso a livello globale.

Ma il Covid-19 ha fatto emergere una vulnerabilità sociale ed economica maggiore di quanto gli esperti immaginassero. È importante capire la ragione di tale vulnerabilità e imparare a gestire meglio l’impatto di tali malattie in futuro.

Il costo della pandemia

In un recente paper, David Cutler e Lawrence Summers,dell’Università di Harvard, hanno stimato che il costo totale del Covid-19, solo per gli Stati Uniti, ammonti a 16mila miliardi dollari. Ciò equivale al 75 per cento del prodotto interno lordo americano di un anno. Quasi la metà di questo costo, secondo la stima dell’ufficio del bilancio del Congresso — che non è di bipartisan — è determinato dal PIL perduto.

Il resto è il costo delle morti premature e del deterioramento della salute fisica e mentale, fattori valutati secondo gli standard di valore abitualmente utilizzati per la più grande economia del mondo.

Il costo totale è, a loro giudizio, quattro volte superiore a quello della recessione seguita alla crisi finanziaria del 2008.

Se anche per il mondo il costo fosse intorno al 75 per cento del PIL annuale (128 mila miliardi di dollari), la perdita ammonterebbe a ben 96 mila miliardi di dollari. Questa è quasi certamente una sopravvalutazione. In ogni caso, il costo resta enorme.

Impatto del Covid e della Spagnola

Finora, il bilancio globale delle vittime del Covid-19 è stimato in 1,4 milioni di morti. I decessi in questo momento sono di poco inferiori a 10.000 al giorno, all’incirca tre milioni e mezzo all’anno. Se si mantenesse questo dato, le morti cumulate nei primi due anni potrebbero raggiungere i 5 milioni, poco più dello 0,06 per cento della popolazione globale.

Contestualizziamo questo dato. L’influenza spagnola, che si manifestò nel 1918, durò 26 mesi e reclamò tra i 17 e i 100 milioni di vite umane, ovvero tra l’1 e il 6 per cento della popolazione globale di allora. Un numero con la stessa incidenza di morti per Covid-19 oggi sarebbe compreso tra gli 80 e i 400 milioni. Altre pandemie, in particolare la peste nera del XIII secolo, sono state molto più letali dell’influenza spagnola.

Previsione errate

Un rapporto del 2006 dell’Ufficio del bilancio del Congresso degli Stati Uniti (CBO) sosteneva che “una pandemia con un ceppo influenzale altamente virulento (come quella che causò la pandemia nel 1918) avrebbe potuto produrre un impatto a breve termine sull’economia mondiale simile, per profondità e durata, a quello di una recessione di media gravità negli Stati Uniti del primo dopoguerra.”

Ma l’influenza spagnola uccise circa 675.000 americani su una popolazione allora di 103 milioni di abitanti. Questo equivale a più di 2 milioni di persone nella situazione di oggi. Se la CBO avesse avuto ragione, l’impatto economico di questa pandemia avrebbe dovuto essere molto più piccolo di quanto non sia in effetti stato.

Uno studio simile per la Commissione Europea, anch’esso pubblicato nel 2006, concludeva che “anche se una pandemia avrebbe richiesto un enorme tributo in termini di sofferenza umana, molto probabilmente non sarebbe stata una grave minaccia per l’economia europea”. Questa conclusione era del tutto errata.

Pandemia lieve, danni economici enormi

Perché, allora, i danni economici di una pandemia lieve sono stati così enormi? La risposta è: perché è così. Le persone in una condizione agiata possono facilmente fare a meno di buona parte dei loro normali acquisti quotidiani, mentre i governi possono sostenere le famiglie e le imprese colpite su vasta scala.

Questo è anche ciò che la gente si aspetta dai governi. La risposta alla pandemia è un riflesso delle aspettative economiche e dei valori sociali di oggi, almeno nei paesi ricchi. Siamo pronti a pagare un prezzo molto alto per contenere le pandemie. E possiamo farlo molto meglio di prima.

Come combattere la pandemia?

Alcuni sostengono che i metodi scelti per combattere la pandemia, in particolare il lockdown generalizzato, sono stati i maggiori responsabili di questi enormi costi economici. Suggeriscono che le persone avrebbero dovuto muoversi liberamente, cercando di proteggere solo i più vulnerabili.

Questo punto di vista è molto discutibile. Uno dei motivi è che più alta è l’incidenza della malattia, più la gente è determinata a proteggersi, come indicato nell’ultimo “World Economic Outlook” del FMI.

L’esperienza reale, a differenza delle analisi costi-benefici o di altre alternative teoriche, rafforza ulteriormente l’argomento volto a sopprimere completamente la malattia, ove possibile. Un recente articolo dell’Institute for New Economic Thinking, dal titolo To Save the Economy, Save the People First, ne suggerisce la ragione.

Il grafico sopra mostra che i Paesi hanno seguito due strategie: sacrificare l’economia per salvare vite, o sacrificare vite per salvare l’economia. In generale, il primo gruppo ha fatto meglio del secondo sotto entrambi i punti di vista. Nel frattempo, i paesi che hanno sacrificato vite umane tendono a vedere sia un più alto tasso di mortalità sia costi economici significativi.

Ora, in mezzo a una seconda ondata di infezioni e di blocchi in Europa, il persistere nell’obiettivo di raggiungere il pieno controllo del virus, come nella prima ondata, sembra un grosso errore. Sarebbe meglio effettuare test, rintracciare e mettere in quarantena in modo efficace i contagiati. Ma questo è impossibile se i tassi di contagio sono vicino al livello di quelli recenti.

La lezione del Covid

Abbiamo ancora molto da imparare dal Covid-19, e dobbiamo farlo, perché la prossima pandemia potrebbe essere molto più letale di questa. Nel frattempo, dobbiamo cercare di uscire dall’attuale disastro e farlo il più rapidamente possibile. Ciò richiederà un alto livello di cooperazione globale.

I costi della pandemia sono stati fuori dall’ordinario, così come, fortunatamente, lo è stata la risposta scientifica.

Adesso i vaccini devono essere prodotti e distribuiti in tutto il mondo. Un passo importante è che tutti i paesi, compresi gli Stati Uniti, si uniscano a Covax, l’iniziativa per fornire vaccini in tutto il mondo. Le sfide globali richiedono soluzioni globali.

Covid-19 è stato uno shock economico molto più devastante di quanto gli economisti si aspettassero. Questa è una lezione enorme. Una malattia ancora più virulenta si può senz’altro verificarsi in futuro. La prossima volta dobbiamo sopprimere la nuova malattia molto più rapidamente.

Molti ora blaterano sulla libertà. Ma la sicurezza del popolo dovrebbe rimanere la legge suprema della politica, adesso e per sempre.

Fonte, The Financial Times, 24 novembre 2020

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