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Idrogeno verde: lo sviluppo accelera, il primo scaldabagno e il primo edificio a zero emissioni

L’idrogeno verde al centro del programma Ue stimola la creazione di nuovi prodotti e il settore delle costruzioni. In Italia la prima sperimentazione per le case.

Idrogeno verde: lo sviluppo accelera, il primo scaldabagno e il primo edificio a zero emissioni

L’idrogeno come fonte alternativa domestica al gas. Su quello verde in particolare, che l’Europa ha inserito nel programma RePower EU, stanno nascendo sperimentazioni in grado di cambiare il nostro futuro, ma anche prodotti già pronti per la vendita.

Il primo scaldabagno 100% a idrogeno

La giapponese Rinnai ha lanciato il primo scaldabagno 100% a idrogeno, destinato a sostituire i vecchi apparecchi a gas o energia elettrica. Un’anteprima assoluta che si collega in qualche modo all’obiettivo europeo di avere a disposizione, entro il 2030, 15 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile. L’uso della nuova fonte pulita dovrà affermarsi sia nell’industria che nelle abitazioni. Per questo si lavora alacremente su più fronti per disporre di apparecchi non inquinanti e infrastrutture ibride gas e idrogeno. In Europa i laboratori e i centri di ricerca si impegnano anche per accedere a finanziamenti Ue pianificati a vario titolo. I tempi della transizione ecologica saranno decisivi.

La sperimentazione dell’idrogeno per gli edifici residenziali

Una sperimentazione che, intanto, sta facendo il giro dell’Europa è quella tutta italiana dell’idrogeno per civili abitazioni.

L’Università degli Studi del Sannio e lo studio Stress Scarl hanno inaugurato a Benevento il primo edificio residenziale a energia quasi zero. Un progetto in cui tutto è stato pensato per avere un bassissimo impatto ambientale da ripetere nelle nuove edificazioni.

L’energia che viene consumata è ricavata da una fonte solare o geotermica. Ad essa si affianca un microgeneratore a idrogeno. In questo modo l’edificio va avanti con un sistema a celle a combustibile ad ossidi solidi alimentato con idrogeno puro. Con le macchina in funzione, hanno spiegato i progettisti, si avrà un’energia combinata che fornisce al fabbricato l’elettricità e il calore di cui c’è bisogno.

Il funzionamento non produce emissioni nocive, né c’è consumo di energia non rinnovabile. L’edificio per le sue caratteristiche ha già avuto due attestati tecnici ambientali: n-ZEB, nearly Zero Energy Building e H-ZEB, Hydrogen Zero Emission Building. Stress Scarl, società di sviluppo per l’edilizia ecosostenibile, e l’Università del Sannio lavorano da tempo a questi sistemi che, come abbiamo visto, stimolano anche colossi come Rinnai a mettere in commercio apparecchi a zero emissioni. Per avere un’idea dei risparmi si consideri che 1 kg di idrogeno allo stato puro ha la stessa energia di 2,4 kg di metano o di 2,8 kg di benzina. Una caratteristica che permette di riscaldare di più utilizzando meno carburante, spiega Rinnai.

A Benevento il primo esperimento per abitazioni a idrogeno

“La trasformazione di nZEB, grazie all’applicazione di avanzate tecnologie che utilizzano l’idrogeno, rende più evoluto il prototipo di casa a energia quasi zero, realizzato a Benevento” ha spiegato il Rettore dell’Università del Sannio, Gerardo Canfora. La soddisfazione accademica diventa autocompiacimento quando lo stesso Rettore ricorda che l’edificio è uno dei primi test in Italia meridionale, attorno al quale si sta formando una nuova generazione di giovani ricercatori nella lotta ai cambiamenti climatici.

“Con l’nZEB di Benevento entriamo a pieno titolo nella rivoluzione indicata dall’Europa con la la direttiva Repower EU come risposta ai cambiamenti climatici, all’inquinamento dell’aria e all’affrancamento dall’approvvigionamento energetico da paesi terzi” – dice Angelo Moreno, uno dei responsabili scientifici del progetto. Tutto si deve basare su un totale cambio di paradigma: e l’idrogeno è sicuramente uno dei protagonisti principali.

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