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Guerra dei dazi, le Borse cercano di rialzare la testa

I cinesi non rompono le trattative con Trump e la loro Borsa limita i danni – Su Piazza Affari pesa però anche la pagella Ue sui conti che arriverà oggi

Guerra dei dazi, le Borse cercano di rialzare la testa

Il conflitto sui dazi continua, ma la Borsa cinese rialza la testa. Dopo il tracollo di lunedì (-5,8%) il listino di Shanghai (+1%) ha recuperato posizioni dopo la conferma che una delegazione di Pechino si recherà negli Usa nel fine settimana. A sostenere il mercato ha contribuito l’ennesima operazione di sostegno del credito lanciata dalla Banca centrale. Risale anche Hong Kong (+0,6%) dopo la frana di inizio settimana (-2,8%). In terreno negativo, invece, Tokyo (-0,5%) e la borsa coreana (-0,9%), le due piazze chiuse lunedì.

XI NON ROMPE, I CINESI A WASHINGTON PER TRATTARE

Le Borse cinesi, al pari di Wall Street, dopo lo sbandamento iniziale, cercano così di decifrare la natura dell’improvvisa gelata del dialogo tra i due giganti. Solo una mossa diplomatica o una rottura profonda? L’ultimatum di Donald Trump a Pechino ha suscitato ieri diverse interpretazioni, che hanno provocato reazioni diverse nel corso della giornata: profondo rosso in Asia ma anche sui mercati occidentali. Il clima è però migliorato nel corso della giornata, complice la reazione assai moderata dei cinesi. “Non è la prima volta che Trump minaccia l’aumento dei dazi” ha detto Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri.

E dopo aver considerato se cancellare il viaggio a Washington del Vicepremier Liu He, pare che il presidente Xi abbia deciso di confermarlo, ma con una durata ridotta a un solo giorno. Crisi in via di superamento? Mica tanto. In serata, a Borse chiuse, il negoziatore americano Robert Lighthizer ha detto che, in assenza di novità, oggi uscirà la lista dei nuovi dazi sull’import cinese in vigore da venerdì. Sarà difficile a quel punto fermare la macchina della crisi. Ci saranno comunque effetti macroeconomici e, probabilmente, un lungo rinvio prima di giungere ad un accordo globale.

WALL STREET RECUPERA, MA CHIUDE IN ROSSO

Di qui uno stato di incertezza che promette di proseguire per tutta la settimana.

Il copione di Shanghai è stato assai simile a quello vissuto poche ore prima dai mercati Usa: inizio in rosso, poi una netta ripresa rispetto alle tensioni iniziali. Alla fine i danni sono stati limitati: Dow Jones -0,25%, S&P 500 -0,45% (ma nelle prime battute il ribasso superava l’1,6%). Nasdaq -0,50%.

SOFFRONO I CHIP, BOEING ED APPLE

Soffrono i comparti più legati al business con la Cina. Boeing lascia sul terreno l’1,3%, Apple -1,5%. L’indice dei semiconduttori arretra dell’1,7%.

Salgono i prezzi delle obbligazioni, con il rendimento del Treasury Note a dieci anni che scende di riflesso a 2,48%, minimo delle ultime tre settimane, da 2,53% della chiusura di venerdì.

Il dollaro si è rafforzato nei confronti dello yuan e di buona parte delle controparti asiatiche, ma poco o nulla sull’euro.

Il petrolio Brent, pur essendo in ribasso, perde solo lo 0,1%, dal -2,5% di stanotte. 

Continua lo scontro tra giganti attorno ai destini della petrolifera Anadarko (+3,8%) dopo che Occidental, finanziata in parte da Warren Buffett ha accettato di aumentare la quota cash dell’offerta (in tutto 38 miliardi di dollari) superando così Chevron (+1% nel finale).

A Piazza Affari Eni -1,7%, Saipem -2%. Tenaris -1,5%.

L’oro oscilla sulla parità a 1.280 dollari l’oncia. 

PIAZZA AFFARI PATISCE ANCHE L’ATTESA DELLA PAGELLA UE

Serio, ma non così ampio, anche il calo delle borse europee: Piazza Affari, la Borsa peggiore, ha ceduto nel finale l’1,6%. Parigi -1,18%, Francoforte -1,01%.

Le tensioni sui dazi hanno, seppur per poco, allontanato i riflettori dai problemi dell’Eurozona. Ma i dati Pmi servizi, usciti in mattinata, hanno confermato la fragilità del Bel Paese: un sensibile rallentamento del dato italiano. In sostanza, viene confermato quanto già intuito dal Pmi manifatturiero: ad aprile la domanda interna si è indebolita mentre quella estera si è rafforzata, il che spiega perché il manifatturiero, più sensibile alla prima, ha accelerato sensibilmente (pur restando in contrazione), mentre i servizi hanno rallentato. Un quadro che rende il paese vulnerabile ad un rallentamento della domanda globale, in particolare dovesse questa soffrire di un ritorno di fiamma delle frizioni commerciali Usa -Cina.

In questa cornice arrivano oggi le previsioni di primavera dell’Unione Europea che non si prospettano rosee per l’Italia: la Commissione europea potrebbe rivedere marginalmente le già basse attese per la crescita italiana 2019 (da +0,2% a +0,1%). La mossa avrebbe un significato simbolico di non poco conto, soprattutto se fosse accompagnata dalla richiesta di delucidazioni sulle ragioni rilevanti che stanno facendo deviare dal processo di rientro del debito. In altri termini, una decisione in tal senso della Commissione aprirebbe le porte per raccomandazioni più tassative il 5 giugno (ossia dopo le elezioni europee del 26 maggio), quando sarà presentato il country report sull’Italia.

TASSI IN SALITA PER I BTP, SOLO 3 TITOLI POSITIVI

I Btp hanno chiuso con il segno meno una seduta caratterizzata da una generale avversione nei confronti del rischio. In chiusura lo spread tra il decennale italiano e il Bund si è attestato a 257 punti base, dai 259 in avvio e dai 253 di venerdì sera. Il rendimento del decennale si attesta in area 2,58% dopo aver chiuso a 2,55% la seduta precedente.

Sul mercato azionario solo 3 titoli su 40 hanno chiuso con il segno più: Campari, Snam e Terna, ovvero il tris difensivo per eccellenza.

CNH E STM SOTTO TIRO, SOFFRE ANCHE EXOR

La maglia nera se la dividono Cnh Industrial (-4%) e Stmicroelectronics (-4,8%). Male anche il resto del comparto automotive: Exor e Pirelli -3%.

Brembo-3,5%: il consiglio di amministrazione ha nominato il nuovo amministratore delegato, Daniele Schillaci, ex manager Nissan.

Limitano i danni Fiat Chrysler (-2%) e Ferrari (-2%).

BANCHE IN FRENATA, NUOVO CFO PER TIM

Banche in netto ribasso sotto la pressione dello spread. Le big Intesa e Unicredit cedono rispettivamente l’1,4% e il 3,27%. Mps lascia sul terreno il 2,8%.

Tiene meglio Tim: l’ex manager di Unicredit Giovanni Ronca assumerà il ruolo di chief financial officer, prendendo il posto di Piergiorgio Peluso dal 17 giugno.

Debole il lusso: Ferragamo -3,5%, Moncler -2,2%.

Nel resto del listino chiudono in terreno positivo Safilo (+1,5%) e
Avio (+1,7%).

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