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Grecia, alla ricerca di un governo perduto

Il partito radicale di Tsipras ha tre giorni per formare un governo di coalizione – Ma le alleanze sono difficili da prevedere – Il ritorno alla dracma? Una follia per gli altri Paesi europei – La Commissione Ue e la Germania insistono: “Bisogna rispettare gli accordi”, altrimenti la Grecia non otterrà più nessun finanziamento.

Grecia, alla ricerca di un governo perduto

L’indovinello greco ha due soluzioni. Il rifiuto delle misure di austerità o il ritorno alle urne. Antonis Samaras, il leader del partito vincitore Nuova Democrazia che ha ottenuto il 18,8% dei voti e 108 seggi (grazie anche al premio di maggioranza), ieri sera ha annunciato di non essere in grado di formare un governo di coalizione. Samaras sperava di trovare un’alleanza con il partito di centro-sinistra Pasok di Evangelos Venizelos (13,1% con 41 seggi): Pasok e Neo Demokratia sono i due partiti che hanno sostenuto il tecnico Papademos e appoggiato il pacchetto di aiuti della Troika. L’intesa tra i due c’è stata ma anche unendo tutte le poltrone non si arriva alla maggioranza: solo 149 seggi sui 300 totali. Samaras ha provato a trovare un’intesa con Syriza, il secondo partito con il 16,7% dei voti e 52 seggi, ma ha ricevuto picche, in quanto il giovane leader Tsipras ha fondato la propria campagna elettorale sul rifiuto dell’austerità.

Il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, ha concesso tre giorni di tempo a Tsipras per avviare consultazioni con gli altri partiti e cercare un’intesa per formare il nuovo esecutivo. Il leader del partito radicale ha chiesto al Pasok e a Nova Demokratia di rinunciare agli accordi presi con gli investitori stranieri. Ma Samaras proponeva addirittura un aumento delle misure di austerità, e dopo essersi visto rifiutare la proposta per una coalizione, è difficile che cederà a Tsipras. Venizelos è stato il mediatore numero uno tra l’Ue e la Grecia: dopo tutti gli sforzi fatti per trovare i compromessi con l’Europa, difficilmente il Pasok acconsentirà a un governo che vuole rinegoziare con l’Ue. I due leader comunque si incontreranno mercoledì.

Eppure se tutti e cinque i partiti contro l’austerità (di cui però alcuni anche contro l’euro) si mettessero insieme, si raggiugnerebbero 151 seggi, precisi. Già Sinistra democratica, che con il 6,1% dei voti ha 19 seggi, ha appoggiato il radicale Tsipras per un governo contrario alle riforme imposte dall’Europa. Ma è plausibile prevedere un alleanza tra radicali, comunisti e neonazisti nel nome del rifiuto dell’austerità? E’ un’ipotesi abbastanza improbabile. Molto più realistico è vedere i greci tornare a votare. Fonti vicine al governo hanno suggerito il 17 giugno come possibile data.

Anche perché non bisogna dimenticare che i comunisti del Kke e i neonazisti di Alba d’oro chiedono che la Grecia abbandonai l’euro. Ma un ritorno alla dracma è davvero possibile? Formalmente l’Unione europea non prevede ancora un iter per lasciare l’Euro senza uscire dall’Unione. Ma nella pratica tutto è fattibile. Anche se, come fanno notare diversi economisti, ne deriverebbe una forte svalutazione per la moneta unica: problema non indifferente soprattutto per i Paesi periferici i cui debiti lieviterebbero a cifre ancora maggiori. 

“Il verdetto popolare”, ha dichiarato Tsipras in un discorso in tv, “ha chiaramente annullato l’accordo per il prestito e gli impegni assunti con l’Europa e il Fondo Monetario”La Commissione Ue ha risposto che si augura di vedere un governo che appoggia le riforme concordate. “Rispettiamo la democrazia greca”, ha dichiarato il commissario Ue agli affari monetari Olli Rhen, ma Bruxelles si augura che “le riforme vengano appoggiate”. 

Anche la Germania ha voluto mettere pressione ai politici ellenici. Nei prossimi mesi infatti alla Grecia sarà richiesto di tagliare miliardi di euro per ottenere il pacchetto di salvataggio e il presidente del Parlamento europeo, Martin Shultz ha dichiarato che “gli accordi vanno rispettati. Non credo che dobbiamo rinegoziare” i termini dell’accordo. 

Nel frattempo ieri la Piazza di Atene ha perso quasi il 7% e oggi ha perso un ulteriore 3,6%. 


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