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Giovanni Gastel, addio al fotografo dei “Ritratti dell’anima”

Giovanni Gastel, il grande fotografo italiano, ci lascia a 65 anni compiuti lo scorso dicembre, dopo essere stato ricoverato per Covid, ma in condizioni già gravissime, al reparto allestito alla Fiera di Milano. Fotografò lo stile italiano. Era nipote di Luchino Visconti.

Giovanni Gastel, addio al fotografo dei “Ritratti dell’anima”

Addio a Giovanni Gastel, il fotografo dei “Ritratti dell’anima”. Era nato a Milano il 27 dicembre 1955 da Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone ed era ultimo di sette figli. Era nipote di Luchino Visconti. Iniziò la sua carriera di fotografo alla fine degli anni ‘70, ma il suo vero percorso professionale inizia negli anni 75/76 con la casa d’aste Christie’s. Alcuni anni dopo incontra Carla Ghisleri e entra nel mondo della moda e le sue immagini iniziano ad essere pubblicate in famose riviste come Vogue Italia. Da qui negli anni ‘90 un’infinitá di campagne pubblicitarie per noti stilisti italiani del Made in Italy del periodo, come: Versace, Missoni, Krizia e atante altre. Poi a Parigi, con il suo gusto raffinato trova la sua affermazione anche con la maison francesi come Dior. L’esperienza nella moda gli consente di esprimere il meglio che c’è in lui come “poeta” dell’immagine, fotografando persone e celebrità con uno stile particolarmente unico, cercando di immortalare nel ritratto il cuore o l’anima nascosta allo sguardo comune. Amava parlare per ore con la persona da fotografare e da lì la sua magia si trasformava in uno scatto profondo e quasi immateriale. Da ricordare la sua mostra personale tenutasi nel 1997 alla Triennale di Milano, curata da Germano Celant, che lo celebra definitivamente tra i mostri sacri della fotografia italiana.

Lo scorso anno infine, la sua ultima mostra – davvero esclusiva – al Museo Maxxi di Roma con una selezione di 200 ritratti che ritraggono volti di persone del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo e della politica. Ritratti esposti che si susseguono uno dopo l’altro quasi a raccontare la vita, più che la professione di Gastel, che oggi vediamo in un tributo alla sua grande storia di vita.

Soffermandoci nei suoi ultimi lavori, la serie “Gli angeli caduti” 22 opere che si muovono invisibili nel cielo di Berlino. Angeli che abitano in boschi e si muovono con una straordinaria eleganza dentro ad una soffusa opacità e cadono con grazia sulla terra. “Ho cominciato a cercare altri angeli caduti”, dice, “e ne ho trovati alcuni che disperatamente cercavano di riguadagnare il cielo, altri che avevano accettato il vivere terreno e sedevano nei bar con la loro lontananza nascosta, altri ancora che trasformavano il loro splendore celeste in ombra oscura”. Giovanni Gastel

E infine la serie “Ninfe”, che volteggiano come fanciulle eteree, regine e protettrici di boschi, sospese tra sogno e realtà, che sembrano danzare con grazia intorno ad un mondo fantastico, in perfetta armonia con un grande rispetto verso la natura come desiderava Gastel.

Immobile/ la divina bellezza resta/ davanti alla nostra ammirazione estatica/ quasi implorando di credere in lei/ e non nelle miserie del mondo … restituiti ad una specie di freschezza di pensiero/entriamo prepotentemente nella sfera del sogno”. (Testi di Giovanni Gastel – Tratti dal libro “Dare del tu alla bellezza” Frammenti per una conversazione inquieta – Edizioni Lamberto Fabbri).  

Tutto il mondo di Gastel non sarà mai pura mmagine ma bellezza immortalata da un pensiero che rimarrà impresso in quel assordante rumore dell’anima che trasmettono le sue opere.

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