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Generali, prove di scalata: la famiglia Del Vecchio potrà salire fino al 20%. Si riaccende la battaglia anche su Mediobanca

Con una mossa a sorpresa la Delfin, la holding finanziaria della famiglia Del Vecchio, ha chiesto e ottenuto dall’Ivass l’autorizzazione a salire oltre il 10% e fino al 20% in Generali. Con inevitabili ripercussioni su Mediobanca in quella che si annuncia come l’estate calda della finanza italiana

Generali, prove di scalata: la famiglia Del Vecchio potrà salire fino al 20%. Si riaccende la battaglia anche su Mediobanca

La Delfin, la holding finanziaria della famiglia Del Vecchio, potrà salire oltre 10% di Generali e arrivare, volendo, fino al 20%. L’ha autorizzata venerdi scorso l’Ivass, l’Authority che vigila sulle assicurazioni in stretto collegamento con la Banca d’Italia. E’ una notizia, anticipata stamattina da “la Repubblica”, che può infiammare l’estate della grande finanza e riaprire i giochi non solo in Generali ma in Mediobanca, dove a ottobre si aspetta un’assemblea calda per il rinnovo dei vertici, anche se l’Ad di Delfin, Francesco Milleri, l’ha ridimensionata a fatto puramente tecnico, dovuto alla compliance.

Generali, prove di scalata: Delfin può salire al 20%, via libera Ivass a Milleri

In buona sostanza, la mossa della Delfin, guidata da Francesco Milleri, l’ex braccio destro ed “erede” designato dallo scomparso Leonardo Del Vecchio a gestire il suo impero (EssilorLuxottica più le partecipazioni del 9,9% in Generali e del 19,8% in Mediobanca), può tuttavia scuotere gli assetti proprietari del Leone e della banca di Piazzetta Cuccia riaprendo le più intriganti partite del capitalismo finanziario italiano.

In Generali la situazione si presentava straordinariamente tranquilla dopo la inequivocabile vittoria dell’aprile del 2022 dell’amministratore delegato Philippe Donnet che, con l’appoggio di Mediobanca (primo azionista della compagnia con il 13,10%), aveva mandato al tappeto la lista sfidante di Caltagirone che, con l’appoggio di Del Vecchio e di Benetton, si proponeva di defenestrare il vertice del Leone. Ma Donnet aveva e ha dalla sua i favori del mercato e, nell’attesissima assemblea di Trieste della primavera dell’anno scorso, la sua lista ha raccolto oltre il 40% contro il 30% di Caltagirone e soci. E’ stata la vittoria del mercato e di questo Delfin, che precisa di non avere nessuna strategia perticolare per il Leone, dovrà tenerne conto anche oggi. Senza dimenticare che accrescere la propria partecipazione oltre il 10% e forse fino al 20% in Generali costa tantissimo e richiede una riserva di capitale non indifferente anche per investitori liquidi come la famiglia Del Vecchio e Caltagirone.

La scalata a Generali: Milleri farà i conti con gli alti costi

E’ verosimile pensare che, con questa mossa su Generali, Milleri – le cui capacità devono ancora essere esplorate fino in fondo dal mondo della finanza – abbia voluto conquistare sul campo la leadership della famiglia Del Vecchio e dimostrare che non sarà un gestore silente del grande impero lasciato da Leonardo. Ma i costi della crescita dell’investimento in Generali non sono banali e Delfin ci penserà due volte prima di salire oltre il 10% nel Leone.

Si riapre anche la partita su Mediobanca

Sia come sia, la mossa di Milleri in Generali ha un altro effetto e riguarda da vicino Mediobanca, che è sempre stato il primo e vero obiettivo di Leonardo Del Vecchio, convinto della necessità di sostituire l’Ad Alberto Nagel per rendere più dinamica la banca d’affari milanese. Come Donnet in Generali, anche Nagel in Mediobanca ha però dalla sua i favori del mercato per gli ottimi risultati e i buoni dividendi assicurati. Ribaltare gli equilibri di Piazzetta Cuccia, al di là dei vincoli normativi che impediscono a Delfin di salire oltre il 20% salvo trasformarsi in banca, non è un gioco da ragazzi. Ma tutto può succedere e l’estate della finanza italiana promette scintille in vista dell’assemblea di ottobre di Mediobanca che sarà la vera prova della verità.

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