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Gb, domani 750mila persone in sciopero contro la riforma delle pensioni di Cameron

Incroceranno le braccia insegnanti e funzionari pubblici – “La più grande protesta dal 1926”, dicono i sindacati – Il Premier cerca il dialogo: “Serve per tagliare il deficit” e comunque “le trattative sono ancora in atto” – Ma i lavoratori non ci stanno: hanno già subito il congelamento degli stipendi e il taglio di 330 mila posti.

Gb, domani 750mila persone in sciopero contro la riforma delle pensioni di Cameron

”La più grande protesta dei lavoratori che si sia mai vista in Gran Bretagna dallo sciopero generale del 1926”. Così i quattro principali sindacati inglesi definiscono lo sciopero generale indetto per domani contro la riforma delle pensioni voluta dal Governo Cameron. Ad incrociare le braccia per tutta la giornata sarà un vero oceano di persone: oltre 750mila tra insegnanti e funzionari pubblici. Una manifestazione senza precedenti che farà sentire il suo peso su quasi tutto il Paese. In Inghilterra e Galles rimarrà chiuso l’85% delle scuole, insieme ai tribunali e a vari uffici pubblici. A rischio il servizio negli aeroporti, da cui transitano 500mila passeggeri al giorno. Si prevedono file chilometriche al controllo passaporti. Per il sindacato dell’istruzione, l’Atl, domani sarà il primo sciopero in 127 anni.

Ieri il premier britannico ha fatto un ultimo sforzo per convincere i lavoratori a non partecipare allo sciopero. Cameron ha sottolineato come la riforma delle pensioni faccia parte della battaglia fondamentale per tagliare il deficit pubblico. Secondo il leader del partito conservatore, inoltre, ogni manifestazione di dissenso è quantomeno prematura, dato che le trattative tra sindacati e ministeri sono ancora in corso. Ma la rabbia dei lavoratori statali continua ad aumentare. Quella sulle pensioni è stata solo l’ultima delle misure che hanno danneggiato il pubblico impiego. Di recente sono stati approvati anche il congelamento degli stipendi e il taglio di oltre 330 mila posti di lavoro entro il 2015.

Per saperne di più:
The Guardian 

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